Umberto Gozzano, “Vice Direttore delle Imposte Dirette a riposo”

Si conclude la nostra rievocazione del cugino di Guido Gozzano – Umberto abitava in via Ettore Fieramosca, nel quartiere Santa Rita di Torino

Concludo questa mia rievocazione di Umberto Gozzano illustrando i suoi rapporti con la città di Torino come emergono dalla consultazione dell’archivio on line del giornale “La Stampa”.

Va premesso che il Nostro è stato battezzato “Matteo Umberto” ma preferiva il suo secondo nome, l’unico che compare nella sua produzione letteraria.

La carriera professionale di Umberto è iniziata nel 1919 con il superamento del concorso del Ministero delle Finanze: dopo aver ottenuto l’impiego all’Ufficio delle Imposte ha lavorato in varie città italiane per concludere la sua carriera a Torino, dove è giunto in data imprecisata.

Non ci aiuta in questo senso Adolfo Camusso, autore del saggio “L’altro Gozzano: Matteo Umberto” apparso nel volume collettaneo “L’altro Gozzano, divulgazione, fantasia, teatro in Umberto Gozzano” pubblicato dalla Fondazione Alberto Colonnetti di Torino nel 1992.

Secondo Camusso, Umberto chiede nel 1953 il collocamento a riposo dal suo impiego statale per dedicarsi a tempo pieno alla letteratura per ragazzi, in collaborazione con la Casa Editrice Paravia, e al teatro, come critico teatrale de “L’Avanti”.

La sua attività di questo lungo periodo trova riscontro su “La Stampa” soltanto per l’annuncio di sue conferenze e di spettacoli alla Pro Cultura Femminile.

La lontananza di Umberto da questo giornale emerge al momento della sua improvvisa morte per infarto, avvenuta a Torino il 15 gennaio 1962.

Il necrologio pubblicato su “La Stampa” del giorno seguente, lo indica come “Vice Direttore delle Imposte Dirette a riposo”. Su questo giornale mancano ricordi e commemorazioni dell’ambiente culturale cittadino, fatto che stupisce visto che Umberto aveva 67 anni ed era in attività.

Non abbiamo ancora condotto una ricerca sistematica sulle altre testate di quel periodo per vedere eventuali scritti in suo ricordo di amici e collaboratori.

La Stampa” si occupa del Nostro, indicato col nome di Matteo, soltanto in occasione della morte della moglie, Natalia Labroca, avvenuta il 25 marzo, a breve distanza da quella del marito.

Si erano sposati a Roma nel 1926: Natalia, nata nel 1894 ad Andria (Bari), era di un anno più anziana di Umberto. 

La notizia appare su “La Stampa” del 27 marzo 1962 con il titolo «Uccisa dal dolore due mesi dopo / la repentina morte di suo marito» e col sommario «Era sorella del maestro Labroca; lui, cugino di Guido Gozzano e alto funzionario delle Imposte - Insieme nella morte come lo furono per 37 anni di matrimonio».

L’anonimo cronista presenta dunque il Nostro non come un intellettuale torinese ma come un parente di Guido Gozzano con una elevata carica nella burocrazia. Preferisce insistere sullo stretto legame di Natalia Labroca con il marito scomparso: «La sua agonia è incominciata quando è morto il marito, è durata due mesi, e nessuno lo ha mai sospettato. I familiari hanno cercato di distrarla dai ricordi e alla fine hanno creduto che si fosse rassegnata. Appena rimasta sola è morta. Perché si può morire per troppo amore».

Il cronista ricorda la loro vita familiare, definita «Un’unione perfetta, mai una nube» che ha permesso di superare anche momenti molto difficili come la perdita di una figlia di soli 11 anni, poi ne evidenzia «i gusti raffinati e [le] parentele illustri»: Natalia era sorella del maestro Mario Labroca della Scala e Umberto «era cugino del poeta di Agliè».

Soltanto con la descrizione della casa dei coniugi Gozzano emerge, sia pure in modo fortemente riduttivo, l’attività di scrittore e saggista di Umberto: «Abitavano in via Ettore Fieramosca 2, una casa dove s’indovina una vita calda e piacevole, con migliaia di libri nella biblioteca e tra questi anche alcuni volumi - un’opera sul teatro, alcuni libri per ragazzi - scritti dal marito».

“Alcuni” libri per ragazzi, scusate se è poco!

Al cronista interessa evidentemente di più il forte legame sentimentale tra Natalia e Umberto, anche nella vita quotidiana e dopo tanti anni di matrimonio: «Matteo Gozzano era vice direttore delle imposte e da [alcuni] anni era in pensione. Finché aveva lavorato, la moglie lo aveva accompagnato all’ufficio ed era andata a prenderlo. Non aveva mai mancato un giorno. Dapprima gli impiegati si erano meravigliati, poi avevano invidiato il collega e il superiore che sempre trovava la moglie all’uscita ed ogni volta era come se non la vedesse da anni e le baciava la mano e se ne andava con lei a braccetto quasi fossero in luna di miele».

Certo questo articolo insiste sugli aspetti più sentimentali della vicenda e non rende giustizia a Umberto per la sua intensa attività di scrittore per ragazzi e non solo. Ha però il merito di farci conoscere l’abitazione torinese di Umberto, in via Ettore Fieramosca, nel quartiere Santa Rita, a breve distanza dalla casa dove, a partire dagli anni immediatamente successivi alla sua morte ho trascorso un lungo periodo della mia vita: posso rivelare come l’idea di questo ricordo di Umberto sia nata anche da ragioni affettive.

Umberto Gozzano rientra così fra i molti personaggi illustri che hanno abitato in questo quartiere, fatto purtroppo tralasciato dal volume pubblicato dalla Fondazione Colonnetti nel 1992, e che mi auguro possa essere ora divulgato per un meritato ricordo.

Ringrazio Carlo A.M. Burdet per le preziose informazioni, fornite con amichevole disponibilità.

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Articolo pubblicato il 26/06/2016