Umberto Gozzano, scrittore e marionettista

Oltre che scrittore per ragazzi e critico teatrale, il cugino di Guido Gozzano è autore di spettacoli per marionette: il suo “Teatro delle piccole maschere” è oggi custodito presso l’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare di Grugliasco (Torino)

Nel centenario della morte di Guido Gozzano potrebbe apparire quasi provocatorio scrivere ancora di suo cugino Umberto. Lo facciamo non soltanto per simpatia nei confronti di questo personaggio ma soprattutto perché ci permette di riportare in luce aspetti ormai dimenticati della vita culturale torinese.

Umberto, fin dalla gioventù, è molto interessato al teatro e alla lirica. È autore di testi e svolge attività di critico per il teatro, in particolare dal 1953, quando subentra al figlio Francesco, giornalista del quotidiano “L’Avanti”, come critico teatrale nella sede torinese, incarico che mantiene fino alla morte.

Un aspetto suggestivo dell’attività di Umberto è la sua passione per il teatro delle marionette, ovvero i pupazzi mossi con i fili, che risale alla sua infanzia.

Così ne parla nel suo libro autobiografico inedito, “La bottega del ciarpame. Confessioni. Prose e liriche”: «[…] ripenso ai palcoscenici, gioia e aspirazione dei miei primi anni. Allora mi attiravano le marionette, ma quanto raramente potevo appagare il mio desiderio! Ai tempi della mia infanzia ben poche volte noi ragazzi eravamo accontentati e la rarità dei divertimenti ce li rendeva assai più desiderati e preziosi. Ricordo che una volta, per l’attesa di una rappresentazione di burattini promessaci ebbi anche la febbre».

E più avanti: «Ma di che parlare allora? Di burattini?

Sì, dei burattini. Di una delle mie passioni più antiche. Ma che zibaldone diventa questo libro; proprio una bottega di ciarpame, se non altro il titolo è stato azzeccato. Dunque burattini. Li ho sempre desiderati, sognati: e quando vidi altri realizzare un teatro di marionette mi sembrò che mi si rubasse qualcosa e l’invidia affiorava in me, che non sono invidioso, come una livida, cattiva pianta spinosa. Poi, un giorno per caso, riuscii a realizzare questo mio sogno».

Come questo sia avvenuto, lo spiega Alfonso Cipolla nel suo saggio “Da una fessura del sipario. La vocazione teatrale di Umberto Gozzano” apparso nel libro “L’altro Gozzano, divulgazione, fantasia, teatro in Umberto Gozzano”, pubblicato nel 1992 dalla Fondazione Alberto Colonnetti di Torino.

Nel 1946, l’industriale Luigi Ghelia decide di trasformare la sua casa in un teatrino di marionette per divertire i suoi numerosi nipotini con spettacolini pomeridiani. Ghelia coinvolge l’intera famiglia - la figlia Angela, ad esempio, si occupa delle musiche - e alcuni amici tra cui i fratelli Ugo ed Elena Pozzo che, a loro volta, si rivolgono a Umberto perché scriva i copioni.

Umberto collabora a questa iniziativa: «Avevo ridotto per i piccoli attori di legno una delle grandi favole del nostro popolo: il Guerrin Meschino, il rozzo romanzo medioevale di Francesco da Barberino», per poi descrivere l’entusiasmo dei bambini: «E Guerrino sul piccolo palcoscenico della ribalta lunga un metro rivisse il suo pellegrinaggio alla ricerca degli ignoti genitori. Maghe, giganti, draghi, giostre, battaglie ed ancora grandi scene d’amore, tutto giocarono burattini con enfatico e colorito linguaggio davanti ad un pubblico di bimbi stretti nelle maglie delle meraviglie e dei sogni».

Il teatrino però viene presto smontato e riposto in cantina perché troppo ingombrante: è stato ideato come un grande giocattolo e non è gestibile come quelli dei marionettisti di professione.

Per fortuna, come scrive Alfonso Cipolla, «Venne riportato in vita per un paio di stagioni, nella metà degli anni Cinquanta, dalla “Pro Cultura Femminile” di Torino. Non solo Guerrino poté risalire in arcione, “luccicante nella sua armatura d’argento”, ma il successo del “Teatro delle piccole maschere”, diretto dallo stesso Gozzano insieme ad Elena Pozzo, portò a nuovi spettacoli, all’allestimento di due favole tratte da Gozzi: L’amore delle tre melarance e La principessa Armilla, rielaborazione de Il Corvo».

È simpatico ricordare che la moglie Natalia Labroca collaborava con Umberto a questi spettacoli per marionette della “Pro Cultura Femminile”.

Dopo qualche tempo, i problemi dell’eccessivo ingombro della struttura tornano a farsi sentire e il teatrino deve tornare in cantina.

Il “Teatro delle piccole maschere” di Umberto, tecnicamente un teatro da camera semiprofessionale con ponte, dotato di 40 marionette, è oggi custodito presso l’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare di Grugliasco (Torino).

Umberto è tanto appassionato agli «attori di legno» che scrive una “Storia delle marionette”, rimasta però inedita, e appena si presenta l’occasione riporta in vita la memoria del suo teatrino, come scrive Alfonso Cipolla: «Così sfogliando la sua Piccola storia del teatro o le schede dell’Enciclopedia anedottica del fanciullo o ancora le voci del Grande Dizionario Utet è possibile imbattersi, tra le tante immagini, nelle belle scenografie che Elena Mottura aveva realizzato per le marionette di Gozzano.

Era il suo modo per continuare il gioco».

Umberto Gozzano figura anche tra i collaboratori di “Cuor d’Oro”, rivista quindicinale di ispirazione cattolica destinata ai ragazzi, che ha iniziato le sue pubblicazioni nel 1922 per terminarle bruscamente nel 1927. Diretta da Onorato Castellino (1880-1952) e dalla moglie Francesca, che usa lo pseudonimo di Francesca Fiorentina, è edita da Alberto Giani, con sede in via Cavour 12, a Torino.

Oltre a Umberto Gozzano, collaborano Luigi Gramegna, Saverio Fino, Renzo Pezzani, Angiolo Silvio Novaro, Nino Costa e molti altri ancora, tra cui Salvatore Quasimodo e Carola Prosperi.

La rivista è riccamente illustrata dai maggiori artisti dell’epoca: Attilio Mussino, Gustavino (G. Rosso), Giulio Boetto, Giulio Da Milano, Massimo Quaglino, Teonesto Deabate, Carlo Bergoglio, Enrico Gianeri,  Mario Pompei, Filiberto Scarpelli, Carlo Nicco, Golia (E. Colmo), G. Porcheddu, Edina Altara, E. Nardi, G. Ray, Leonida Edel.

E proprio nel ricchissimo apparato illustrativo si trovano ancora oggi motivi di interesse per “Cuor d’Oro”, mentre i testi – compresi quelli di Umberto Gozzano – appaiono piuttosto datati.

Così preferisco ricordarlo come l’appassionato marionettista che da adulto ha potuto concretizzare i suoi desideri infantili con apprezzati spettacoli del teatro di figura e soffoco la mia invidia personale, la stessa che lui scrive di aver provato da bambino nei confronti di chi poteva «realizzare un teatro di marionette».

A Onorato Castellino è dedicata una via di Torino nel quartiere Pozzo Strada. Il nipote omonimo, Onorato Castellino (Torino, 1935 – 2007) è stato docente alla Facoltà di Economia dell’Università di Torino.

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Articolo pubblicato il 19/06/2016