Torino, la conta dei delegittimati

Cosa si cela dietro a questo voto?

I risultati elettorali del 5 giugno sono ormai oggetto di analisi da parte di politologi e commentatori.

I politici, come d’abitudine, in molte dichiarazioni, trovano sempre la giustificazione finale asserendo di aver migliorato le posizioni rispetto a competizioni lontane o che con il rinnovo del consiglio comunale di Torino non hanno nulla a che fare.


Dalle cronache pare sia iniziato il setacciamento della città da parte dei candidati sindaci per promettere, comunicare, ma che cosa?

Martedì sera si terrà un primo confronto trai due contendenti e forse, mentre l’uno cercherà d’incalzare l’altra, potremo forse capire le debolezze che emergono o i temi che potranno rassicuraci e farci scegliere a seconda delle nostre priorità.

Mentre prudentemente risulta che entrami i candidati non sollecitino gli apparentamenti previsti dalla legge, stanno emergendo dichiarazioni apertamente a favore dell’uno o dell’altra, da parte di quei politicanti che hanno dimenticato che nei giorni scorsi e durante tutta la campagna elettorale, sostenevano ufficialmente candidature risultate poi soccombenti e quindi oggi fuori gioco.

E’ il teatrino della politica che anche in questa circostanza non smette di mostrare il volto cinico e opportunista, che essendo a Torino potremo definire “gianduiesco”.

Nessuno a mio avviso, alla base di ogni riferimento, ha però fatto i conti con l’evidenza dei  numeri.

La percentuale degli elettori che si sono recati alle urne a Torino, ma il ragionamento può pressoché estendersi anche ai centri maggiori, è stata del 57,18%

Le schede bianche o nulle rappresentano il 3,85%

La percentuale dei voti che consente l’ingresso in Consiglio comunale dei candidati sindaco e delle liste che hanno superato lo sbarramento è del 95,22% dei voti validi. Perciò la rappresentanza politica che governerà la città o dovrebbe controllare l’esecutivo si aggira intorno 48% di coloro che hanno espresso in modo valido la loro volontà.

Il consiglio comunale che s’insedia rappresenterà meno della metà dei cittadini. Il sindaco che uscirà dalle ballottaggio potrebbe ottenere, di conseguenza, il favore di circa il 20% degli elettori.

Chi sta riflettendo su questo dato? I cinque anni di mandato comprenderanno anche l’obiettivo di capire e coinvolgere la città?

Prima ancora di propendere per un candidato o un partito, è grave che la disaffezione dal voto avvenga in un Paese ove già al Governo si sono succeduti ben tre presidenti del consiglio non eletti.

E’  questo l’anelito alla democrazia?

Le cause sono molteplici e molte responsabilità, come cercheremo di dimostrare sono a carico delle nostra classe politica, pasticciona e arrogante, ma forse nessuno si rende conto che è il sistema della rappresentanza ed il potere legislativo che rischia di restare al palo.

Una farraginosa disposizione governativa l’anno scorso ha messo fuori legge l’elezione dei consigli provinciali che conservavano tra le varie stranezze aggiuntive, almeno competenze fondamentali per la vita e la sicurezza dei cittadini, soprattutto nei centri minori.

La riforma costituzione sulla quale dovremo pronunciarci con il referendum in autunno, licenzia definitivamente il senato elettivo.

I Partiti e movimenti che più di ogni altro stanno costituendo l’armata di opposizione al referendum, sono gli stessi che, con il loro comportamento e le scelte operate, hanno reso oggettivamente rilevante l’astensionismo elettorale.

Per entrare nel merito, iniziamo dalla disaffezione egli elettori.

I partiti hanno puntato sulle liste civiche, quale novità da propinare agli elettori. L’accoglienza della scelta ci fornisce invece lo specchio del loro fallimento ad attrarre consensi.

La realtà risultante è diametralmente opposta. Se iniziamo da quelle in appoggio al sindaco Fassino, notiamo un  dimezzamento dei Moderati rispetto a precedenti consultazioni.

Situazione ancor più tragica, per i suffragi insignificanti ricevuti,  tra le liste che hanno appoggiato i tre candidati divisi del Centrodestra, per non parlare delle liste spurie e farlocche che, ottenendo risultati da prefisso telefonico, hanno solamente creato confusione, contando neppur sul voto di amici e famigliari.

Quest’armata Brancaleone, in gran parte affollata di signori nessuno, in quadrati in ben 34 liste, ha contribuito a creare discredito tra gli elettori. Nonostante tutto l’indicazione di voto si rivolge ancora a partiti e candidati con esperienze maturate e rifugge dagli avventurieri camuffati da sigle incomprensibili e programmi da operetta.

Ci stiamo avviando alla stretta finale e fra 10 giorni si sceglierà il sindaco. Se i due candidati, prima di esibirsi in acrobazie verbali e voli pindarici, imparassero a rispettare il cittadino, ed a calarsi nelle reali esigenze della città e dei suoi residenti, iniziando con scegliersi compagni di strada rispettabili, buttando al macero lobbisti ed incapaci, forse da questo sfacelo  si potrebbe  risalire almeno la china del decoro e della fiducia.

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Articolo pubblicato il 09/06/2016