I fauni torinesi e Umberto Gozzano

Lo scrittore, cugino di Guido, è autore di un racconto di proto-fantascienza che ha un fauno come protagonista

Abbiamo già parlato di fauni presenti nei decori architettonici torinesi, nella palazzina Marzoni di corso Einaudi e in un palazzo di corso Re Umberto, ricordando il romanzo poliziesco “L’uomo dai piedi di fauno” ambientato a Torino.

Il discorso sui fauni che hanno qualche suggestivo legame con Torino prosegue ricordando un personaggio, torinese di adozione, che ha stretti legami con il poeta Guido Gozzano: lo scrittore Umberto Gozzano.

Umberto Gozzano è autore del racconto breve “L’ultimo fauno”, apparso sul “Giornale Illustrato dei viaggi” nel 1920 (anno XXXVI, n. 32) dove si narra che nel 1765, in Fiandra, un fauno viene avvistato e catturato. Sarà vittima del clima di ignoranza e superstizione, tanto da essere condannato al rogo.

Il racconto è stato ripubblicato nel 2001, nella antologia “Le aeronavi dei Savoia”, dedicata alla proto-fantascienza italiana del periodo compreso tra il 1891 e il 1952 e curata da Gianfranco de Turris.

Umberto Gozzano, autore del racconto, discende da un ramo della famiglia che lo studioso Carlo A.M. Burdet definisce “ramo romano”.

Umberto è figlio del medico militare Francesco Gozzano (Agliè, 1849 – 1928), cugino del padre del poeta Guido, buon dilettante di fotografia e di pittura, che conclude la sua carriera a Roma, come generale medico direttore dell’Ospedale del Celio.

Nato a Piacenza, il 24 novembre 1895, Umberto segue il padre negli spostamenti dovuti alle esigenze del servizio. Da giovane abita così in diverse località italiane e a Genova, a dieci anni, sente l’amore per il mare. In estate soggiorna ad Agliè. È attratto dalla vita intellettuale ed è poco sportivo. Tutti questi aspetti della sua gioventù emergono da un’opera autobiografica inedita, “La bottega del ciarpame. Confessioni. Prose e liriche”.

A Roma, dove frequenta la Facoltà di Lettere, incontra i personaggi più significativi della sua vita, in particolare la moglie, Natalia Labroca, che Umberto sposa nel 1926, sorella di Mario, compositore e critico musicale.

Natalia morirà alcuni mesi dopo la scomparsa del marito cui era profondamente legata.

Amici romani di Umberto sono Mario Pompei, scenografo e illustratore, Francesco Carnevali, illustratore, Stefano Pirandello, figlio di Luigi, e Angelo Ternavasio, da Anzio, il pittore autore del suo ritratto.

Dopo aver partecipato alla guerra del 1915-18, nel 1919 Umberto si impiega all’Ufficio delle Imposte e lavora a Roma, Siena, Roma e Torino. Dal 1942 al 1945 è a Rivarolo Canavese e partecipa alla Resistenza, con le formazioni Giustizia e Libertà. Termina la sua carriera a Torino, dove avviene la sua morte, il 15 gennaio 1962.

Umberto è uno scrittore prolifico. Dagli anni ’20 agli anni ’60 ha collaborato a collane editoriali e a giornali per ragazzi, svolgendo una intensa ed assidua opera di divulgazione fra i giovani di testi classici e di tradizione popolare.

Umberto ripropone testi letterari e mitologici mediante romanzi per ragazzi, scritti secondo la formula di “riduzione” e adattamento di testi classici della letteratura in modo da renderli fruibili per i giovani lettori.

Questa formula, oggi considerata di discutibile validità, al tempo è molto in voga.

Umberto scrive racconti e romanzi di rievocazione storica, vite di santi, di artisti e di navigatori, tra cui la vita romanzata di Cristoforo Colombo, intitolata “Le vele sul mare”.

Collabora con importanti editori, fra cui Paravia, SEI, UTET di Torino.

Dagli anni ’20 al 1963, produce 32 opere, alcune ristampate anche dieci anni dopo la sua morte. Parecchi suoi testi sono illustrati dal disegnatore Carlo Nicco, tra questi “Il vascello dalle vele nere”, dedicato all’Olandese Volante (1951).

Il racconto dedicato al fauno, oggi considerato di proto-fantascienza, a prima vista inusuale per Gozzano, appare in relazione con i suoi studi sulla mitologia e sulle leggende popolari.

Nel 1992 la Fondazione Alberto Colonnetti di Torino ha dedicato a Umberto Gozzano l’attento studio critico pubblicato col titolo “L’altro Gozzano, divulgazione, fantasia, teatro in Umberto Gozzano” (Torino, 1992).

Adolfo Camusso, uno degli studiosi che vi hanno contribuito, scrive che le opere di Umberto Gozzano, di forte impegno educativo, talvolta appaiono ormai datate ma alcuni suoi racconti e romanzi sono ancora godibili per tensione, scorrevolezza e umanità.

Ringrazio Carlo A.M. Burdet per le preziose informazioni, fornite con amichevole disponibilità.

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Articolo pubblicato il 12/06/2016