Restiamo umani

All’indomani di una nuova tragedia dei migranti, risultano profetiche le parole sulla solidarietà pronunciate lo scorso 14 maggio da papa Bergoglio. Federica Allasia per "Civico20"

Sulla spiaggia della città di Zuwara, in Libia, gli schiamazzi dei bambini hanno lasciato il posto ad un silenzio greve e surreale.

Da qualche giorno il rumore delle onde che si infrangono sulla sabbia è divenuto sinonimo di morte: il mare ha drammaticamente restituito i corpi di 117 persone, vittime incolpevoli del naufragio consumatosi venerdì scorso al largo di Creta.

Uomini, donne e bambini distesi ormai privi di vita su quello stesso bagnasciuga idealizzato come fonte di salvezza; individui destinati a rimanere soltanto un numero nella conta delle vittime che una delle più grandi tragedie umanitarie della storia contemporanea continua a mietere. Migranti, ma prima di tutto persone, identificate da una croce in legno e da un cartello bianco in un cimitero improvvisato.

Ancora”. “Di nuovo”. Gli avverbi utilizzati dai mass media per riportare simili fatti di cronaca sono tutt’altro che casuali e ben sintetizzano l’apatia e l’indifferenza ormai ampiamente diffuse tra gli spettatori. Un’assuefazione dettata dalla frequenza con cui si verificano tali avvenimenti, un sentimento di compassione in breve tempo trasformatosi in odio e razzismo.

È trascorso quasi un anno da quando la foto di Aylan, il bambino siriano rinvenuto in maniera analoga sulle coste della Turchia, ha fatto il giro del mondo, scuotendo le coscienze di molti per qualche giorno.

Una breve parentesi di umanità, una notizia destinata a far scalpore al pari (o forse meno) di quella di un gorilla ucciso in uno zoo statunitense per non mettere a repentaglio la vita di un  bambino accidentalmente caduto nel suo recinto, quasi come se fossimo capaci di provare più empatia per gli animali che per i nostri simili, quasi come se avessimo perso quella solidarietà e quell’amore per il prossimo teoricamente connaturati alla natura umana.

La pietà non va confusa con la compassione che proviamo per gli animali che vivono per noi, accade che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli”, aveva profeticamente affermato papa Bergoglio nel corso dell’udienza giubilare svoltasi lo scorso 14 maggio in piazza San Pietro.

Il Pontefice, fortemente criticato dall’ Aidaa (Associazione italiana Difesa animali e ambiente), intendeva sottolineare la necessità per gli uomini di riscoprire la pietà nei confronti dei più deboli, un sentimento di devozione e rispetto distinto dal pietismo, che offende la dignità dell’altro, esaurendosi in un’emozione superficiale.

Un invito ad aprire gli occhi, ma soprattutto il cuore, dinnanzi alla sofferenza con la quale veniamo quotidianamente a contatto, un invito, inequivocabile, a restare umani.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 07/06/2016