Francia - Proseguono ad oltranza gli scioperi contro la "Loi Travail"

Non si placano le proteste dei francesi contro la riforma del Codice del lavoro e una forte ondata di maltempo rischia di mettere in ginocchio il Paese. Federica Allasia per "Civico20"

Gli occhi dell’Europa sono puntati sulla Francia; a destare interesse (e una malcelata preoccupazione) non sono gli Europei di calcio, ormai prossimi al fischio d’inizio, ma le proteste che da settimane imperversano nel territorio transalpino e non sembrano destinate a placarsi.

Oggetto degli scioperi è la Loi Travail, ribattezzata legge El Khomri dal nome della ministra che ha proposto la riforma del Codice del lavoro: il Jobs Act alla francese mira all’abolizione di alcune garanzie storicamente assicurate ai dipendenti e all’ introduzione di nuove eccezioni in materia di orario di lavoro, di straordinari e licenziamenti.

La legge prevede infatti il riconoscimento di nuove cause di licenziamento senza reintegro del lavoratore, al fine di ridurre in maniera consistente il numero dei ricorsi davanti al giudice e la discrezionalità di cui il magistrato dispone nella determinazione del risarcimento da corrispondere al dipendente non reintegrato, nonché la possibilità di superare le 35 ore medie di occupazione settimanale, arrivando ad un massimo di 60 ore.

Fulcro delle proteste risulta essere l’art 2 della riforma, che prevede un “rovesciamento della gerarchia delle norme” determinato dalla prevalenza del contratto aziendale su quello collettivo nazionale concluso dai sindacati; la nuova legge appare dunque sbilanciata a favore di aziende e datori di lavoro, consentendo di fatto l’adozione di accordi aziendali peggiorativi rispetto a quelli nazionali soprattutto nelle imprese di dimensioni ridotte, prive di una rappresentanza sindacale adeguata.

Nonostante i forti dissensi dell’opinione pubblica, il premier Valls in un’intervista ha escluso con forza eventuali modifiche del suddetto articolo, considerato il cuore della riforma (contraddicendo così inconsapevolmente le dichiarazioni rilasciate contemporaneamente dal ministro delle Finanze Michel Sapin all’emittente televisiva LCP), ma si è detto disponibile a migliorare la legge tanto criticata e ad avviare trattative distensive con le singole categorie.  

La proposta relativa al ritiro della legge avanzata dai giovani del “Nuits debout”, che dallo scorso 31 marzo occupano stabilmente la parigina place de la République, e dal sindacato Cgt, è inoltre stata respinta dal presidente Francois Hollande, che  ha definito il progetto di riforma “un testo progressista utile al Paese”.

La situazione appare però critica; dopo i blocchi alle raffinerie e alle centrali nucleari, le proteste hanno coinvolto il settore dei trasporti: allo sciopero ad oltranza indetto dai ferrovieri della SNFC a partire dal 31 maggio, si è aggiunto il 2 giugno lo stop illimitato della metropolitana di Parigi, accompagnato da blocchi nei porti e nelle banchine, e dal 3 al 5 giugno anche l’aviazione civile farà sentire il proprio dissenso. Sono inoltre già previsti per il 14 giugno, in concomitanza con la presentazione della legge al Senato, cortei e manifestazioni di protesta su scala nazionale.

Come se non bastasse, una forte ondata di maltempo ha colpito la Francia: il comune di Parigi ha emesso un’allerta meteo arancione  per il centro della città e il responsabile del Louvre ha disposto la chiusura del museo più visitato al mondo e messo in sicurezza le opere esposte, temendo l’esondazione del fiume Senna.

Mai fu più azzeccata l’espressione pascoliana “Piove sul bagnato”.

 

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Articolo pubblicato il 04/06/2016