Anche i Premi Nobel sbagliano.

E qualcuno di loro anche malamente.

Nell’anteprima televisiva della replica del suo omaggio alla nostra Carta costituzionale Roberto Benigni ha asserito che l’art. 138 della stessa consente di procedere alla riforma avuto riguardo all’intangibilità dei suoi principi fondamentali.

Dichiarazione perfettamente in linea con l’interpretazione letterale che dell’articolo in questione danno sia la dottrina che la giurisprudenza.

Per questa ragione Benigni ha aggiunto che voterà sì al referendum spiegando che tale scelta gli sarebbe dettata più dalla mente che dal cuore, con ciò intendendo evidentemente che la riforma proposta dal Governo è perfettibile ma che l’urgenza di rimodulare la nostra Costituzione per adattarla ai tempi attuali richiede finalmente una decisione dopo anni di interminabili quanto inutili discussioni (dello stesso parere la più gran parte dei costituzionalisti e del mondo politico trasversale o sicuramente non renziano, come ad es. l’ex premier Letta).

Per tali affermazioni Benigni è stato attaccato duramente da tutta l’opposizione antirenziana e se ne può comprendere la ragione perché è stato lo stesso Premier che fin dall’inizio ha dato al referendum d’autunno una connotazione decisamente politica.

Quel che non si riesce a comprendere è perché un Premio Nobèl come Dario Fo che, in quanto tale, dovrebbe essere il massimo assertore della libertà di pensiero e della sua manifestazione e dunque di uno dei più saldi principi della democrazia, si sia piegato ad un estremismo di tipo giacobino travisando la realtà forse senza neppure accorgersene.

Insinuare che Benigni si sarebbe venduto al potere soltanto perché ha manifestato il suo pensiero è decisamente meschino oltre che palesemente ammantato di una faziosità che non fa onore ad un personaggio dell’importanza di Dario Fo.

Il linguaggio utilizzato da Fo nei confronti di Benigni è poi quanto di più assurdo e incongruente si possa immaginare.


In definitiva sembra quasi che il fronte del no abbia inteso parare il colpo infertogli da quello del si contrapponendo un Premio Nobel a un Premio Oscar ma con l’abissale differenza che mentre il primo ha fatto ricorso a volgari insinuazioni il secondo non ha fatto altro che attenersi ad una scrupolosa osservanza delle norme costituzionali.

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Articolo pubblicato il 04/06/2016