Giuliana Tofani Rossi scrive al Presidente Mattarella
Riceviamo da Giuliana Tofani Rossi, la nostra cara ed affezionata lettrice sanremese, la lettera che ha scritto al Presidente della Repubblica in occasione della ricorrenza doviziosa di ricordi ed acute considerazioni.
Presidente Sergio Mattarella,
sono Giuliana Tofani Rossi, una cittadina pensionata che vive a Sanremo, nata suddita durante il Regno d’Italia. Mi vorrà perdonare se in occasione dei settanta anni della Repubblica Italiana mi permetto di fare alcune considerazioni.
Il 2 e il 3 giugno 1946 si tenne il referendum istituzionale con il quale il popolo italiano venne chiamato alle urne per scegliere la forma di governo dello stato. Fu così che, dopo 85 anni di regno, l’Italia diventò una repubblica e i Savoia furono esiliati. Gli italiani vollero punire casa Savoia per aver sostenuto, per circa 20 anni, il regime fascista. Comunque ai Savoia andò bene perché non furono assassinati come Mussolini, Claretta Petacci, tutti i membri del Governo della Repubblica Sociale Italiana e migliaia e migliaia di fascisti o sospettati di essere tali.
Tutto ciò è arcinoto, tuttavia non si dice che, durante la dittatura, nelle tasche del “perfido” dittatore non entrò neppure una lira dello Stato: Mussolini rifiutò lo stipendio che gli sarebbe spettato quale Capo del Governo e mantenne la sua famiglia con i proventi dei diritti d’autore. Donna Rachele percepì la pensione di reversibilità solo nel 1975, cioè venti anni dopo l’assassinio del marito. Non avendo Mussolini ricevuto alcuno stipendio dallo Stato, per determinare l’ammontare della pensione fu stabilito uno stipendio ipotetico e su questo fu calcolato il vitalizio della vedova.
Durante il ventennio fascista i parlamentari percepivano una indennità, ma non certo il vitalizio come i politici della repubblica italiana. Quello che nessuno dice è che questi vitalizi non sono previsti da alcuna legge. Si tratta di un grosso privilegio che i politici si sono attribuiti da soli, infatti l’art. 69 della Costituzione prevede una indennità.
L’art. 67 stabilisce che ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. A me sembra che “senza vincolo di mandato” voglia dire che gli eletti debbano portare avanti gli interessi di tutta la Nazione, non solo degli elettori del loro collegio elettorale. Non può certo voler dire che chi è stato eletto se ne infischi del partito, se ne infischi del programma, se ne infischi degli elettori che lo hanno votato e porti il suo seggio dove meglio preferisce. Che senso ha andare a votare se poi l’eletto fa quello che gli pare?
A ottobre gli italiani saranno chiamati a votare un referendum costituzionale per approvare o respingere la riforma della Costituzione che, comunque, è già stata approvata da Camera e Senato. Si tratta di:
1) Riforma del Senato.
2) Elezione del Presidente della Repubblica.
3) Abolizione del Consiglio Nazionale per l’Economia e il Lavoro.
4) Titolo V della Costituzione e competenze Stato/Regioni.
5) Referendum abrogativo e leggi di iniziativa popolare.
Presidente Mattarella, mi permetto di chiedere a Lei, quale Presidente della Repubblica Italiana che ha preso il posto del Re, ma gli articoli 67 e 69 della Costituzione che cosa vogliono dire?
Ringrazio infinitamente e porgo auguri di Buona Festa della Repubblica.
Giuliana Tofani Rossi
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Articolo pubblicato il 01/06/2016