2 giugno 1882: muore a Caprera Giuseppe Garibaldi

L’Eroe dei Due Mondi, già in vita, è stato sottoposto a esame craniologico dal medico Timoteo Riboli, con ottimi risultati

Il 2 giugno 1882 muore a Caprera Giuseppe Garibaldi.

L’anniversario della sua morte è l’occasione per ricordare che l’Eroe dei Due Mondi, già in vita, era stato sottoposto a esame craniologico con ottimi risultati dal medico Timoteo Riboli torinese d’adozione.

Timoteo nasce il 24 gennaio 1808 a Colorno, nel Ducato di Parma.

Nel 1817 si trasferisce con la famiglia a Parma. Rimasto orfano di padre ha una infanzia difficile e può studiare medicina soltanto grazie all’aiuto economico di benefattori e lavorando come ceroplasta nel Gabinetto Anatomico, per laurearsi nel 1832.

Inizialmente di idee mazziniane, Riboli partecipa a Parma ai moti del 1831 e del 1848, per l’annessione al Piemonte. Si impegna con grande energia, fonda il giornale “L’indipendenza nazionale” per fare opposizione ai moderati locali, si espone tanto da subire un grave attentato che lo costringe ad andare esule a Torino, dove vive per quasi mezzo secolo e dove muore il 15 aprile 1895.

Riboli partecipa alla Seconda guerra d’indipendenza, nel corpo sanitario dei Cacciatori delle Alpi: diventa così grande amico e medico personale di Giuseppe Garibaldi. Prende poi parte alla campagna dei Vosgi, nel corso della guerra franco-prussiana (1870-71), nel corpo sanitario dell’Armata dei volontari garibaldini, schierati a fianco dei francesi.

In campo medico-scientifico, Riboli è un convinto sostenitore della frenologia, termine che deriva da due termini greci e significa «studio della mente» e che indica una dottrina concepita dal medico tedesco Franz Joseph Gall (1758-1828).

Gall sostiene che le singole funzioni psichiche siano localizzate in precise zone o «aree» della superficie del cervello, vale a dire della corteccia cerebrale e, soprattutto, che lo sviluppo di una particolare facoltà porti all’ispessimento della parte corrispondente di corteccia formando così una bozza sulla scatola cranica, rilevabile con una semplice palpazione manuale.

Così, dalla valutazione di particolarità della forma del cranio di un soggetto (avvallamenti, bernoccoli, protuberanze, ecc.) si può pervenire alla definizione delle sue qualità psichiche e della sua personalità.

Gall indica ventisette regioni del cranio corrispondenti alle aree cerebrali dove hanno sede le caratteristiche della personalità del soggetto, otto soltanto umane, mentre le altre sono comuni all’uomo ed agli animali.

Con la collaborazione di Johann Kaspar Spurzheim (1776-1832), la frenologia si sviluppa in modo imponente ed in Europa si formano molteplici Società Frenologiche.

Da questo diffuso interesse è derivato l’uso di esaminare la testa di soggetti viventi oppure, come nel caso di Gall, di collezionare i teschi di soggetti che in vita hanno compiuto imprese degne di nota sia in senso positivo (artisti, scienziati, ecc.) che negativo (criminali).

A questo proposito, nel 1840, tra la fine di giugno e i primi di agosto, Riboli sottopone a esame frenologico Sofia Pescatori, una donna di Parma che il 9 giugno ha ucciso la giovanissima figlia della sua rivale in amore e che sarà impiccata il 19 settembre.

Il 1840 è un anno di grande impegno per Riboli a sostegno della frenologia, a quel tempo messa in discussione da alcuni eminenti studiosi di medicina del tempo, stranieri e italiani, come ad esempio l’illustre Carlo Speranza, professore di igiene e di medicina legale a Parma.

A queste osservazioni critiche rispondono, con dotte dissertazioni, due studiosi italiani, il milanese Pietro Molossi e il nostro Riboli.

Nel 1840, a settembre, si svolge a Torino la Seconda Riunione degli Scienziati Italiani, prestigioso consesso che vede la partecipazione dei migliori studiosi di tutti gli stati preunitari, con la presenza anche di qualificati studiosi stranieri.

Nella Sezione di medicina, fra le molte altre questioni considerate, si discute anche di frenologia e Riboli tiene un appassionato intervento in favore dell’applicazione della frenologia in campo sociale e, a fine anno, pubblica sugli Annali Universali di Statistica l’articolo Alcune parole sulle recriminazioni portate alla Frenologia e contro i suoi oppositori”. 

Convinto fautore di questi studi, Riboli li estende nel 1861 addirittura alla testa di Giuseppe Garibaldi: gli scrive per ottenere il permesso di studiare il suo cranio, lo ottiene e pubblica i risultati delle sue osservazioni nel volumetto intitolato “Craniografia di Garibaldi e mio viaggio a Caprera” (Torino, 1861). Quella di Garibaldi è risultata «una testa meravigliosa, organica, senza défaillance, che la scienza studierà e prenderà a modello»: uomo d’azione più che di idee, nondimeno provvisto di un cervello sopraffino, scientificamente garantito!


Questo aspetto della vita di Garibaldi oggi è quasi dimenticato e anche  l’impegno di Riboli a favore della frenologia attualmente appare taciuto o appena accennato dai suoi biografi.


Sappiamo che la frenologia si fonda su presupposti scientificamente scorretti, sia perché le varie aree del cervello, umano ed animale, non tendono a crescere verso l’esterno e quindi non modificano la conformazione del cranio, sia perché la mappa delle zone del cervello con le relative funzioni formulata da Gall non corrisponde alla realtà oggi accertata: soltanto l’area del linguaggio nel cervello è situata effettivamente dove, per caso, Gall l’ha collocata!

La frenologia oggi è soltanto ricordata dal modo di dire «avere il bernoccolo della matematica» oppure «il bernoccolo del commercio o della meccanica» cioè avere una particolare predisposizione per qualche scienza o qualche attività.

Si ricorda piuttosto che Riboli ha curato Garibaldi dopo la ferita di Aspromonte del 29 agosto 1862: ventisei chirurghi si alternano al letto di Garibaldi, finché Ferdinando Zannetti gli estrae la pallottola e lo affida poi alle cure di Riboli.


Il particolare più noto ed enfatizzato della vita di Timoteo Riboli – che a Torino è titolare di una via nel quartiere Mirafiori Sud, una traversa di via delle Cacce – è che abbia fondato la Società per la protezione degli animali, nel 1872, per impulso di Garibaldi.

Ma questa storia la racconteremo un’altra volta.

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Articolo pubblicato il 02/06/2016