Pronta la nuova offerta di Bayer per Monsanto.

Il colosso tedesco ha rivisto al rialzo il prezzo e ora mette sul tavolo fino a 66 miliardi di dollari.

Il colosso tedesco sta lavorando a una revisione al rialzo dell'offerta per la società americana, che ha rifiutato la prima avance lasciando però la porta aperta a trattare. L'impegno di Bayer è su più fronti: oltre a delineare la nuova offerta, il big tedesco lavora con le banche per mettere a punto il finanziamento per l'acquisizione maggiore della sua storia. Fra le ipotesi allo studio c'è un prestito ponte da 40 miliardi di dollari.

Bayer non intende vendere alcun asset per finanziare la transazione, assicura l'amministratore delegato Werner Baumann. Affermazioni che non spazzano via i dubbi degli investitori, preoccupati per il già elevato livello di debito della società. Bayer a 17,45 miliardi di euro di debito, più del doppio dei 7 miliardi di euro del 2011. Un altro nodo al quale Bayer lavora è il nome Monsanto, che potrebbe scomparire. Il nome non è visto bene in Europa, dove è associato agli ogm.

L'operazione dovrebbe essere interamente in contanti, divenendo la maggiore in cash mai realizzata nella storia, superiore anche all'acquisizione di InBev da parte di Anheuser-Bush La nuova offerta potrebbe arrivare in settimana, a pochi giorni dal rifiuto della precedente da 62 miliardi di dollari. Monsanto l'ha respinta come "incompleta" e "finanziariamente inadeguata", aprendo però alle trattative.

Monsanto sembra consapevole di poter spuntare un prezzo più alto nell'ambito del risiko che ha travolto il settore. Dopo la maxi fusione fra Dow Chemical e DuPont e le nozze fra Syngenta e ChemChina, Bayer, Basf e Monsanto sono rimaste 'sole'. Monsanto da anni cerca un partner ma i suoi ripetuti tentativi, l'ultimo in ordine temporale con Syngenta, non sono andati a buon fine.

L'attenzione ora è su Bayer: un'unione potrebbe creare un gigante delle sementi e dei pesticidi, il maggiore al mondo. In questo contesto la richiesta di un prezzo superiore alla prima offerta da 62 miliardi di dollari sembra ragionevole: oltre a far nascere un gigante si metterebbe sotto forte pressione l'altra tedesca, Basf, le cui opzioni si ridurrebbero.

cdt.ch

 

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Articolo pubblicato il 31/05/2016