Riforma costituzionale: quel referendum che divide

Nostra intervista al Professor Pier Franco Quaglieni, storico, presidente del Centro Pannunzio e dirigente del FIVL

Professor Quaglieni, nei giorni scorsi, nonostante la stanca campagna elettorale per il rinnovo di importanti consigli comunali, il presidente del Consiglio Renzi e la ministra Boschi, hanno polemizzato contro il fronte del NO al referendum costituzionale che si svolgerà ad Ottobre. In Particolare la ministra ha suscitato reazioni a catena, avendo affermato che “i veri Partigiani voteranno per il SI”. E’ insorta l’ANPI, ma qualche “vero Partigiano”, pur iscritto a quel sodalizio, si è dissociato dal monopolio del NO. Qual’è il suo pensiero?

La polemica della ministra Boschi rivela una scarsa conoscenza dell'associazionismo partigiano. Non esiste solo l'Anpi, come crede la ministra, ma esiste anche dal 1948 la Federazione italiana volontari della libertà fondata dal generale Raffaele Cadorna, comandante del corpo volontari della libertà nella Resistenza ed esiste la FIAP che raggruppa i partigiani di origine giellista.

Non si tratta di distinguere in veri o falsi partigiani gli iscritti all'Anpi anche perché i partigiani vivi sono pochissimi.

Molti degli aderenti sono persone che non hanno partecipato alla Resistenza. Lo schierarsi dell'Anpi per il no rivela le origini comuniste dell'associazione che io speravo sì fossero stemperate nel corso degli anni.

Purtroppo non è così: le associazioni partigiane non possono essere cinghia di trasmissione del volere di alcuni paleo comunisti.

La FIVL di cui Lei è autorevole esponente, di solito prende posizione su argomenti di politica nazionale o condiziona i propri iscritti?

La FIVL in un documento ufficiale della Giunta Nazionale ha ribadito che nessuno può servirsi del suo logo e soprattutto della sua storia per fare propaganda elettorale ed ha invitato i suoi aderenti a votare, secondo coscienza, rifiutando di schierarsi su temi delicati che coinvolgono la coscienza dei suoi soci. In ogni caso la FVIL non ritiene in gioco la libertà e la democrazia del Paese in difesa delle quali è impegnata da sempre, a tutela del passato, ma soprattutto a garanzia del presente e del futuro.

Non dimentichiamoci che nel 1953 ci fu chi demagogicamente definì legge truffa una legge che dava un premio a chi avesse conseguito la maggioranza dei consensi. Bocciare quella legge fu un gravissimo errore perché ha compromesso la stabilità dei governi.

E già stato costituito il Comitato Nazionale per il No al referendum ed anche a Torino stanno sorgendo comitati legati principalmente alla sinistra ed ai partito di opposizioni, dal M5S a Forza Italia. Il Centro Pannunzio ospiterà qualche incontro e assumerà posizioni in merito?

Il Centro Pannunzio ospiterà dibattiti sereni, in cui interloquiscano giuristi competenti.

Non ospiteremo le cassandre interessate, gli improvvisatori, i politicanti che non sono in grado di discutere di temi delicati e complessi.

Certo non ospiteremo chi esaltò per decine di anni la democrazia popolare sovietica che condannava i dissidenti ai gulag se non alla morte

Ben conosciamo i presupposti ed i compromessi che hanno determinato la gestazione della nostra Costituzione. Dopo 70 anni se Lei dovesse riassumere o prevedere il pensiero di Mario Pannunzio, Meuccio Ruini o Marcello Soleri, quale conclusione potrebbe trarre?

La Costituzione repubblicana è nata sicuramente da compromessi alti, fatti nell'interesse superiore dell'Italia. Quella Costituzione ha garantito pace, libertà e democrazia ed è stata redatta dalla migliore classe dirigente che abbia avuto il Paese dopo il Risorgimento.

CI sono compromessi inqualificabili e consociativi e compromessi alti, quelli che avvennero all'Assemblea costituente. È evidente che una riforma costituzionale sia anche oggi frutto di compromessi.

Solo De Gaulle ebbe in Francia la possibilità di scrivere una costituzione e un sistema elettorale che regge dalla fine degli anni 50 e che nessun francese si sognerebbe di toccare. Sotto alcuni aspetti, la riforma Boschi risente dei compromessi a cui è stata costretta dalla minoranza del PD.

Quindi?

Credo che il problema oggi, anzi da tanti anni, sia quello di passare ad una democrazia che sappia decidere e assumersi le sue responsabilità.

I tempi della politica vanno aggiornati, vanno resi compatibili per l'età della globalizzazione e di internet.

Altrimenti il ritardo della politica rende vana la stessa democrazia in modo irrimediabile.

Renzi si è reso consapevole dai cambiamenti e cerca di porvi rimedio. Decidere, va detto, è alla base della democrazia che può essere lentocrazia che dà spazio ad altri poteri di surrogare il potere della politica che deve restare centrale. Accostarsi alla politica non può significare essere nostalgici di un mondo che non c'è più.

Un Liberaldemocratico che si riconosca nel pensiero di Edgardo Sogno, Enrico Martini Mauri o Mario Pannunzio, come potrebbe accostarsi all’attuale fase politica?

Il termine liberal-democratico e' termine ambiguo che oggi non ha riferimenti in nessuno degli schieramenti politici italiani.

La cultura liberale non ha bibbie a cui rifarsi, è, come diceva Nicola Matteucci soprattutto un metodo con cui affrontare i problemi.

Mi preoccupa che tutti gli illiberali doc siano per il no. Circa i riferimenti ideali, io nego con fermezza che Sogno sia stato un liberal-democratico, ma semmai un uomo finito in buona fede nell'estrema destra.

Ho qualche dubbio che Martini Mauri fosse un liberal-democratico, ma semmai un liberale risorgimentale, un militare che combatte' nella Resistenza e che si ritirò quasi subito dell'agone politico, disgustato. Mauri, al contrario di Sogno, fu un sincero democratico.

Accetto il riferimento a Mario Pannunzio che fu un modello ideale per i liberal-democratici del suo tempo, ma liberali furono anche Malagodi e Pannella e anche un cattolico come Vittorio Badini Confalonieri.

Il liberalismo non si ridusse ad essere solo un partito, neppure quando esistette il PLI . Croce parlava di pre- partito della libertà.

Nella contesa politica di oggi io stento a vedere i liberali. Alcuni hanno fatto corsi accelerati al CEPU, ma il liberalismo e' altra cosa. Totalmente altra cosa.

Grazie Professore

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Articolo pubblicato il 29/05/2016