Saluzzo (CN) ricorda la Resistenza con un libro e lo spettacolo “Dalla parte giusta”

Il passaggio di testimone tra le generazioni ci fa ancora sperare in un futuro migliore

Anche quest’anno il Saluzzese ha degnamente ricordato i giorni cruciali della Resistenza con la scelta e il sacrificio di tanti giovani che persero o rischiarono la vita per combattere contro le barbarie nazifasciste e garantire all’Italia un futuro di libertà e democrazia.

Oltre alle consuete commemorazioni, è stato presentato il libro “Combattere in Valle Varaita, da Valmala 1944 a Valmala 1945” di Piero Balbo, Fusta editore. Quest’agile volumetto che ha trovato degna risonanza anche al Salone del Libro di Torino, è il resoconto fedele di venti mesi di lotta di Liberazione in Valle Varaita, ove Garibaldini e Giellisti fronteggiarono tedeschi, fascisti e brigate nere.

La narrazione sobria ed avvincente, serba la memoria dei luoghi e dei nomi, alla stregua dei partigiani che negli anni scorsi incontravano i ragazzi delle scuole e rispondevano alle loro domande.

Altro momento che merita una segnalazione, è lo spettacolo per le scuole “Dalla parte giusta” andato in scena Sabato 23 aprile, al Teatro Politeama di Saluzzo, realizzato in occasione della Festa della Liberazione del 25 aprile.

Per il Liceo Bodoni di Saluzzo ha partecipato la classe II^B, accompagnata dalla Prof.ssa Annamaria Obertino.

Uno studente ci ha mandato questa recensione che pubblichiamo.

“Un carabiniere. Ma non un carabiniere come tutti gli altri, bensì un po’ speciale per ciò che ha fatto durante la Seconda Guerra Mondiale, e non solo. Si tratta di Mario Benedetto, saluzzese nato nel 1917, al quale la “Compagnia del Marchesato” (insieme ad alcuni studenti) ha voluto rendere omaggio.

Nel ruolo di regista dello spettacolo Valerio Dell’Anna.

Mario Benedetto è stato un Tenente dei Carabinieri che, come molti altri, ha deciso di non aderire alla Repubblica Sociale Italiana e di schierarsi insieme alle formazioni partigiane venutesi a creare sulle montagne alpine, per contrastare le forze nazifasciste, di schierarsi cioè “dalla parte giusta”, come indica il titolo dello spettacolo. La storia è ambientata nell’Europa del 1943-1945.

Nasce nel 1917, a Saluzzo. Nei primi anni della Seconda Guerra Mondiale viene mandato (come soldato italiano) nel carcere di Grenoble. Viene però arrestato (insieme a tutti i soldati italiani presenti con lui) dai Tedeschi quando essi lo incolpano insieme ai suoi compagni di aver fatto sparire le armi (in realtà rubate dai partigiani). Insieme a venti carabinieri riesce a fuggire e si rifugia nella foresta di Grenoble, dove incontra i partigiani e Salvo, un suo grande amico che era scappato poco tempo prima dell’arresto.

Unitosi ai partigiani, viene poi arrestato nuovamente e caricato su uno dei treni con destinazione Mauthausen, presso il campo di concentramento nazista. Decide di provare a scappare e, con un “gioco di strategia”, riesce a bloccare le porte del vagone prima che si chiuda (mentre un militare tedesco esce dal vagone stesso) e a tenerlo aperto quel tanto che basta per poi, quando il treno rallenta un po’, aprirlo e buttarsi. Rimedia gravi ferite, ma riparte subito per tornare in Italia. Viene curato e operato da alcuni contadini che incontra sulla strada riuscendo quindi a tornare a Saluzzo.

La mamma appare spesso durante dialoghi (in alcuni momenti molto toccanti) con la vecchia maestra di Benedetto (Teresa). Quest’ultimo, proprio durante uno di questi momenti, si presenta a casa travestito da vecchietta, poiché è presente un fascista che sta controllando e non deve farsi riconoscere.

Ma abilmente, Teresa, porta fuori il soldato, permettendo così a madre e figlio di riabbracciarsi. Benedetto, però, non è ancora soddisfatto e decide di tornare con i partigiani per “concludere il lavoro”. Dopo poco tempo, essi riconquistano Saluzzo e il ragazzo, come molti altri soldati e partigiani del posto, può tornare dalla sua famiglia.

Negli anni successivi gli vengono conferite numerose medaglie, fino alla sua morte, avvenuta nel 1954 (a 37 anni), a causa delle ferite rimediate dieci anni prima, buttandosi dal treno.

Il cast dello spettacolo era composto da diciotto attori, di età differenti. In generale è stata una recitazione molto fluida, senza interruzioni e con dialoghi tra i personaggi assolutamente verosimili. Oltre ai diciotto attori era presente una voce narrante che leggeva, tra una scena e l’altra, i sommari che venivano proiettati su uno schermo posto al centro del palco, per riassumere brevemente alcuni tratti della vita di Benedetto.

Per quanto riguarda l’illuminazione dell’intero spettacolo, sono stati usati soltanto dei faretti alla base del palcoscenico che illuminavano una metà del palco, l’altra metà o il palco intero, a seconda dello svolgimento della scena.

Il suono è stato una componente molte volte fondamentale all’interno dello spettacolo, come per esempio gli spari o il rumore del treno durante la deportazione. Inoltre al termine della recitazione tre canzoni hanno accompagnato la conclusione dello spettacolo: “Bella ciao”, come sottofondo dell’ultimo sommario e in seguito l’Inno dell’Arma dei Carabinieri e l’Inno di Mameli, con tutto il pubblico in piedi.

Dal punto di vista dei costumi e del trucco, gli attori rappresentavano in maniera molto verosimile i personaggi, come nel caso dei soldati. La scenografia era molto semplice, con l’inserimento di pochi oggetti in alcune scene o addirittura con il palcoscenico vuoto in altre.

Era invece sempre presente lo schermo su cui venivano proiettati i sommari letti dalla voce narrante. Tra i vari elementi che hanno contraddistinto lo spettacolo, c’è stato l’inserimento di un personaggio esterno che prima di ogni scena, a luci spente, fotografava con il flash il punto in cui si sarebbe svolta la scena, dando un’idea (della durata di pochi decimi di secondo) dell’organizzazione e della rappresentazione della scena stessa.

Per me, è stata una rappresentazione molto significativa perché, oltre a raccontare la storia di un uomo locale, a molti sconosciuta, ha ricordato ancora una volta, se necessario, ciò che è stata la Seconda Guerra Mondiale nei nostri territori.

Si tratta quindi di uno spettacolo che non solo istruisce, ma fa riflettere. In particolare, dopo una recitazione così intensa, sono state azzeccate le scelte dei brani proposti, che mai come in quel momento hanno reso fieri del proprio passato. Complessivamente, dunque, è stato uno spettacolo particolarmente toccante e, pur nella sua brevità (circa un’ora), ricco di spunti su cui riflettere.”

Davide Miolano

II^B

Liceo Bodoni - Saluzzo

 

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Articolo pubblicato il 23/05/2016