L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Austria, l’ascesa di Hofer fa tremare l’Europa

Si vota oggi per il ballottaggio

Quasi 6 milioni e 400.000 austriaci sono chiamati oggi alle urne per l’elezione del presidente della Repubblica. Al primo turno l’astensionismo è stato pari al 31 per cento. Gli analisti sono d’accordo nel dire che, a prescindere dal risultato, le elezioni di domenica rappresenteranno uno spartiacque nella storia recente dell’Austria.

L’Austria non può identificarsi con l’impero Austro Ungarico, ma è un piccolo Stato, strategico ai tempi della guerra fredda, perché collocato tra l’Ovest controllato dai Paesi Nato e l’Est sotto stretto dominio del Patto di Varsavia.

Oggi è divenuta, nei fatti, il crocevia dei flussi di immigrati che attraversano il territorio provenienti dai paesi dilaniati dalla guerra in Siria e dallo strapotere sanguinario dei capi tribù e mercenari negli stati adiacenti. Così l’attenzione nei confronti delle elezioni odierne da parte dell’Europa è molto elevato.

C’è chi accosta la figura di Norbert Hofer che se eletto sarebbe il primo presidente espressione di quella estrema destra populista, dal secondo dopoguerra in Europa, con quella di Adolf Hitler che ebbe i natali in un piccolo comune dell’alta Austria.

Da recenti dichiarazioni questo cavalcatore dei sentimenti anti immigrati causati anche da una situazione economica compromessa, ha affermato di voler sbarazzarsi del governo costituzionale in carica,  senza passare dal  Parlamento e di voler unificare le funzioni del presidente con quella del cancelliere. Cioè, ritagliarsi il ruolo di persona sola al comando

Al primo turno aveva ottenuto il 36,4% dei consensi, contro il 20.4% dei voti riportati da Alexander Van der Bellen ex portavoce dei Verdi.

L’Austria, dopo la sconfitta subita nella seconda guerra mondiale fu tenuta sotto il controllo militare delle potenze vincitrici sino al 1955, successivamente, come in gran parte d’Europa, Popolari e Socialdemocratici, avevano curato la ricostruzione del Paese, alternandosi al governo o in coalizione. Gli ultimi leader, complici anche la stagnazione economica e produttiva che permane in Europa, non sono stati all’altezza dei loro predecessori.

Infatti al primo turno elettorale avevano ottenuti all’incirca l’11% dei consensi.

I pareri dei cittadini austriaci sulle previsioni elettorali, come riportano i giornali, sono ovviamente differenti. Alcuni sostengono che lo scivolamento a destra del Paese, così come in altre parti in Europa, dipenda dalla mancanza di politiche efficaci contro l’immigrazione e dalla preoccupazioni per il futuro ampliate dalla crisi economica e dalla mancanza di riferimenti certi, altri prevedono un incremento degli astenuti o lo spostamento di suffragi sull’altro candidato al ballottaggio. La verità si saprà domani.

Quali considerazioni si posso trarre?

L’aspettativa innanzitutto. Si vota in Austria, e a ruota nei prossimi due anni, altri Paesi anche con un peso di maggior rilievo andranno alle urne.

La situazione economica non promette inversioni di tendenze allettanti. I nodi conseguenti alle politiche europee di retroguardia, superficiali e a volte controproducenti, che non hanno saputo fronteggiare adeguatamente il fenomeno migratorio, anche a causa di azioni diplomatiche inefficaci e non riuscendo a smuovere le posizioni dell’Onu, emergono in tutta la loro virulenza.

C’è poi stato il preoccupante rinascere del terrorismo di matrice islamica a preoccupare le popolazioni. Così i movimenti xenofobi e in parte filonazisti, stanno affermandosi ogni giorno. Dalla Germania, alla Francia lepenista, all’Olanda, sino ai paesi ex Comunisti per arrivare al Nord Europa.

In Italia anche nelle prossime elezioni amministrative si conteranno gli estimatori del Lepenismo, ma ancora non votiamo per il rinnovo del Parlamento.

In momenti di crisi emerge un doveroso e necessario appello alla Politica, come arte del Governare e la politica dell’Europa si è mostrata inefficace, tardiva, pasticciona e sommata alla burocrazia ottusa imperante a Bruxelles, è risultata non più un riferimento positivo, ma un ostacolo pesante per la vita e la sicurezza dei cittadini dei singoli Stati.

La domanda d’obbligo è se si deve guardare con simpatia ed apertura, o almeno senza disgusto agli xenofobi  che apparentemente parlano di popoli e libertà, ma di fatto sono gli eredi delle barbarie che hanno insanguinato il continente, oppure in continuità con il pensiero forte di Altiero Spinelli, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Robert Schuman, si debba invocare il repulisti degli incapaci per riportare, nel disegno dei fondatori dell’Unità d’Europa, alla ribalta politici capaci e lungimiranti che  possano contribuire ad allontanarci dalla barbarie e siano in grado di ricostruire la casa dei popoli europei .  

Dovrebbe così tornare l’orgoglio di sentirci cittadini d’Europa ed alfieri della libera circolazione delle persone, della cultura, degli scambi economici e dell’integrazione, ovviamente in situazione di sicurezza e sovranità.

Francesco Rossa
Direttore Editoriale
Civico20News.it

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Articolo pubblicato il 22/05/2016