Qualità della vita , sviluppo umano e reddito non sempre coincidono

Quando la “statistica” viene manipolata dall’ opinionista di turno

L’ articolo del dr. A. Cravioglio (esperto di economia e finanza pubblica) sotto riportato ha il merito di affrontare un problema di grande rilevanza.

Infatti se la “scienza statistica”, che per la sua natura matematica dovrebbe produrre dati incontrovertibili, in realtà può essere soggetta in modo subdolo alle manipolazioni dell’ opinionista di turno (politico, economista, pubblicista, ecc.) addirittura per trasformarsi in un mezzo abusivo di conferma per proposte faziose o comunque non degne si essere validate dalla statistica stessa. 

E’ evidente come l’ abilità pseudo sillogistica o la raffinata malafede possono snaturare una scienza esatta al fine di supportare un esatto opposto, cioè un sofisticato imbroglio.

Se poi gli argomenti trattati coinvolgono concetti complessi e lontani dalla cultura media degli interlocutori (ad esempio il Prodotto Interno Lordo, gli Indici di Concentrazione, il Costo della vita, gli Indici di Sviluppo Umano/ISU in relazione alla Qualità della vita, ecc.) la manipolazione della “statistica” si presenta come un’ occasione ghiotta, facile e irrinunciabile per sostenere tesi di comodo.

Tuttavia di fronte a questa concreta, collaudata e ripetitiva evenienza resta una realtà che emerge in modo clamoroso: la profonda ignoranza (in senso etimologico) della stragrande maggioranza degli Italiani verso le conoscenze di base dell’ economia.

Lo provano da sempre i fatti di cronaca nera economico-finanziaria dove raggiri, costi aggiuntivi e sovente proposte-truffa da parte di Banche, Finanziarie, Società di servizi, ecc., continuano a perfezionarsi in sempre più raffinate illusioni illegali che sembrano non temere o addirittura sfidare le azioni giudiziarie della Magistratura.

E’ scontato pertanto che la tentazione demagogica degli opinionisti, interessati ad altre finalità in questo contesto sbilanciato della parti in causa, resta forte e difficile da estirpare.

Con crudo realismo si potrebbe asserire che se il popolo ha il governo che si merita, questo evento vale anche per l’informazione che a tutti i livelli viene diffusa e recepita dalla stragrande parte dell’ opinione pubblica senza una preparazione specifica adeguata e controllo critico.

I mali del nostro Paese purtroppo trovano ancora conferma in tante realtà socio-culturali anomale e difficilmente modificabili.

Come sempre un ringraziamento all’ Autore e buona lettura.

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QUALITA' DELLA VITA, SVILUPPO UMANO E REDDITO NON SEMPRE COINCIDONO.

Il nostro professore di statistica metodologica soleva dire agli studenti: " ricordate sempre che la matematica non è un'opinione, ma la statistica sì".

Una sentenza del genere appariva  stupefacente, tanto più che la statistica è una scienza che utilizza appieno, in ogni sua applicazione, la matematica; ma le esperienze di lavoro nel corso dei decenni, e nei campi più disparati, danno conferma che l'astuzia umana vuole spesso avvalersi dei dati statistici per sostenere le proprie teorie, preordinando metodologie ed elaborazioni, e talvolta manipolandole, nei modi più consoni al tornaconto del momento.

Quando si argomenta, ad esempio, sulla "qualità della vita", è frequente che ognun metta in campo quegli indici, e solo quelli, che tornano a sostegno delle tesi gradite o sponsorizzate.

Consideriamo i valori del Prodotto interno lordo; tutta l'attenzione dei mezzi di informazione, non solo in Italia, è rivolta alle variazioni  del  PIL, indicatore sicuramente valido per seguire l'evoluzione produttiva dei vari Paesi, ma di cui non si dovrebbero sottovalutare i limiti (cfr. articolo del 7.12.2014 ).

Quando poi si passa dai valori globali a quelli  medi pro capite, ecco emergere un interrogativo sostanziale, ovvero: "come  è  distribuito il reddito in capo ai singoli cittadini?", domanda alla quale il  PIL  di  per  sé non può fornire risposte valide, essendo i valori medi, per loro natura, una sintesi di massimi e minimi.

Temi quali gli  indici  di  concentrazione  e  similari (come curva di Lorenz e relativo coefficiente di Gini, ecc.) determinati sulla base di indagini specifiche sui redditi famigliari, pur molto interessanti, risentono molto di vari fattori sommersi e, specie in Italia, del fenomeno "evasione"; in ogni caso, occorre precisare esplicitamente se si vuole rappresentare la concentrazione della ricchezza (ovvero patrimoni accumulati ad una certa data), oppure dei redditi presenti (flussi percepiti in un periodo annuale).

Non è certo una differenza di poco conto e sta a dimostrare come i dati statistici possano diventare "opinione" se, come accade di frequente, si vuole sostenere che molti devono sopravvivere con redditi bassissimi, trascurando volutamente il fatto che non pochi fra essi sono anche titolari di patrimoni (in titoli, terreni, case) accumulati nel tempo, e non solo percettori di redditi di pensione di vecchiaia.

In tutti i casi, in specie quando si vogliano fare dei raffronti internazionali, non si dovrebbe mai tralasciare il confronto con l'effettivo "costo della vita", calcolato su un paniere di beni che includa i diversi componenti della spesa in modo adeguato (oltre ai prodotti alimentari, anche, la spesa per vestiario e riscaldamento, ben diversa in un paese nordico rispetto ad uno mediterraneo, il costo dei servizi alla persona, la tassazione locale sui consumi, e così via).

Anche in questi casi, giocano molto le tesi dei commentatori per evidenziare, oppure distorcere, i risultati delle statistiche.

In tema di qualità della vita nei singoli Paesi, più che i redditi medi possono essere proficuamente utilizzati gli "indici di sviluppo umano, ISU", calcolati dall'ONU in base ad una serie complessa di fattori quali: il livello dei servizi sanitari e sociali (che si riflette sulla durata della vita dei singoli), la diffusione dell'istruzione della popolazione a partire dall'alfabetizzazione (espressa dagli anni di scolarizzazione), lo sfruttamento delle risorse locali in rapporto alla difesa dell'ambiente, la partecipazione democratica alla vita collettiva e ovviamente anche, e potremmo dire soprattutto, il Pil pro capite.

Si tratta certamente di ambiti di non agevole configurazione, in parte opinabili a seconda dell'ottica dell'osservatore, ma senza dubbio significativi, tant'è che l'ONU  elabora  costantemente  gli  ISU  a  livello mondiale (esprimendo i valori su scala millesimale dove il valore "uno" è il massimo teorico).

Se spingiamo l'osservazione ad un arco di tempo sufficientemente ampio, notiamo che vi è un lento ma costante miglioramento degli ISU nella quasi totalità dei Paesi, in particolare in quelli situati nelle posizioni di partenza più svantaggiate; si ravvisa tuttavia una certa correlazione tra lentezze dello sviluppo ed eccessivi tassi di natalità (constatazione questa non gradita, oggigiorno, a molti commentatori che si preoccupano anzitutto di essere "politicamente e religiosamente allineati").

Così per citare alcuni casi, l'India, con tassi di natalità del 20,4 per mille (densità di popolazione 381 ab/kmq) ha un ISU di 0,586, mentre la Cina, con tassi di natalità del 12,1 per mille (densità 142 ab/kmq) ha un ISU marcatamente superiore di 0,719 grazie alle serie politiche governative di pianificazione.

 

Per raffronto tra europei, l'Italia ha un ISU di 0,872, con un tasso di natalità dell'8,3 per mille (quindi rovinosamente basso), una densità non trascurabile di 201ab/kmq mentre la Francia ha un ISU di 0,884, un tasso di natalità del 12,2 ed una densità di 118 ab/kmq; a parità di ogni altra condizione politica e strutturale, si può desumere come le prospettive generali dei nostri vicini possano essere migliori.

Per inciso, un tasso di natalità del 12 per mille è un valore di equilibrio intorno al quale nuove leve ed anziani possono bilanciare adeguatamente, sempreché il tasso di mortalità si aggiri intorno a valori del  10-11 per mille, normale nei Paesi evoluti.

Indubitabilmente, non sarebbe sostenibile un confronto  tra  le  densità abitative riscontrate in Paesi con territori situati in condizioni molto diverse; tanto per citare la Norvegia ha 16 ab/kmq e i Paesi Bassi 405, ma la prima ha un territorio integralmente montuoso situato tra 58 e 71 lat. Nord (ovvero tra freddo e gelido), i secondi sono totalmente pianeggianti e situati tra 51 e 54 lat. N.

Abbiamo riportato, di nostra iniziativa, anche la densità di popolazione (non inclusa negli ISU ufficiali), in quanto se vogliamo cercare indicatori validi per misurare la "qualità della vita" non dovremmo, a nostro modo di vedere, fingere di ignorare che la congestione caratterizzante molti agglomerati urbani comporta condizioni di vita meno rilassanti, inquinamento acustico, dell'aria e delle falde acquifere, difficoltà di spostamenti, stress. Inoltre, un elevato sfruttamento del territorio a fini residenziali ostacola le  prospettive  dell'agricoltura  e  delle  altre  attività  che richiedono disponibilità di suoli, come gli allevamenti, la silvicoltura e il turismo. 

Si hanno esempi del genere da noi, dove l' elevatissima densità demografica dell'area metropolitana milanese (fino a 8mila abitanti/kmq) viene del tutto ignorata, quale fattore inequivocabilmente negativo, quando si lanciano delle graduatorie che vorrebbero esprimere il confort qualitativo della vita quotidiana.

Ecco, anche qui, una  controprova palese  di  come  le statistiche  diventino opinabili, stralciando o manipolando  i  numeri  ritenuti  "scomodi",  per sostenere una tesi piuttosto di un'altra.

Insomma, senza nulla togliere all'importanza della produzione del reddito, la percezione della qualità della vita è anche sensazione  di  spazi  liberi, di disponibilità di aria e di acque, di  potenzialità  di movimento e quant'altro associato, non certo di formicai umani, di  inquinamento e di congestione e compressione permanenti.

Ma le odierne  proiezioni demografiche, in  Asia  ma soprattutto in Africa, sono purtroppo orientate in senso nettamente opposto.

Antonio Cravioglio

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Articolo pubblicato il 20/05/2016