Divagazioni sui fauni torinesi, tra architettura e letteratura poliziesca

Telamoni a forma di fauno si trovano nella palazzina Marzoni Corsini in corso Einaudi n. 8 e in un palazzo di corso Re Umberto n. 88: “L’uomo dai piedi di fauno” è un romanzo poliziesco ambientato a Torino

Nel giugno dell’anno scorso ho parlato dei suggestivi fauni della Palazzina Marzoni Corsini, a Torino. Progettata  dall’ingegnere Carlo Angelo Ceresa nello stile dell’epoca di Enrico IV, neo-rinascimentale francese, iniziata sul finire del 1905 e completata nell’autunno del 1906, questa palazzina oggi si colloca nell’isolato compreso tra corso Luigi Einaudi, via Lamormora, via Governolo e corso Galileo Ferraris. Il portone d’ingresso è al civico 8 di corso Einaudi.

Due telamoni in forma di fauno reggono il balcone sovrapposto al portone d’ingresso e, in tre, sul lato di via Lamarmora, sostengono il bovindo.

I cinque fauni nello sforzo di reggere i balconi sono aiutati da un cuscino che mantengono sulle spalle impugnandone le estremità con le braccia allargate, presentano cosce villose, polpacci nudi, piedi non caprini ma con unghie che ricordano quelle di un felino. La copertura dell’addome e dei genitali esterni è assicurata da un elegante drappeggio che fascia la parte inferiore del loro corpo e termina con un raffinato cordone con fiocco.

Due telamoni identici, al civico 88 di corso Re Umberto, reggono il balcone sopra il portone di un piccolo palazzo di tre piani fuori terra, con una facciata molto sobria e senza alcun riferimento allo stile della palazzina Marzoni Corsini. Perché siano stati impiegati questi due fauni ci è ignoto, anche se viene da pensare alla riutilizzazione di fondi di magazzino…

Le belle foto che l’amico Aurelio Sartor ha scattato a questi inquietanti decori di corso Re Umberto, così estranei allo stesso palazzo che li ospita, mi hanno richiamato alla mente il romanzo poliziesco “L’uomo dai piedi di fauno”, ambientato a Torino, scritto dal fiorentino Vasco Mariotti nel 1934.

Vasco Mariotti (Firenze, 1906 – 1962), ingegnere chimico, oltre che romanziere è stato pittore e autore di testi musicali. Tra gli anni ’30 e ’40, ha pubblicato romanzi polizieschi per le case editrici Mondadori e Nerbini, usando anche alcuni pseudonimi di sapore internazionale come M. W. Arriott, G. De La Tour Sombrée, Gaddamek El Kheir Sahab.

Le sue trame, “insaporite” da elementi noir e soprannaturali, gli hanno permesso di inserirsi in una sua peculiare posizione nella produzione poliziesca italiana.

Il suo libro più noto, “L’uomo dai piedi di fauno”, infatti, ha una trama horror e fantascientifica, cupa, impressionante, con colpi di scena frequenti, anche se talora improbabili. Presenta le malefatte di uno scienziato pazzo, troppo innamorato delle sue ricerche, che intende superare i limiti della natura, ricorre alla vivisezione e sperimenta su cavie viventi fino a creare un mostruoso animale che diviene uno spietato assassino seriale che realizza una catena di omicidi raccapriccianti.

La trama di questo poliziesco-noir mescola dunque molti elementi eterogenei. Riprende modelli dalla letteratura gotica e poliziesca classica, come Frankenstein, Jekyll e Hyde, Auguste Dupin e “I delitti della rue Morgue” ma anche situazioni e figure del feuilleton e del romanzo popolare e momenti da “horror B-movie”. Agli elementi più prosaici si affiancano nozioni derivanti dalla cultura chimica dell’autore, che accenna alla scissione dell’atomo.

Il romanzo di Mariotti, forse, è poco poliziesco ma è certamente assai poco “torinese”.

I personaggi sono poco verosimili, e non solo come torinesi, in primo luogo l’investigatore privato Gastone Uliani, eccentrico dandy colto, benestante, di larghe vedute, al servizio della comunità e della giustizia, spinto a volte dal puro piacere intellettuale e da una sorta di gratificante esibizionismo: un personaggio di evidente derivazione anglosassone.

Le vicende si dipanano in una Torino evocata dalle sue vie, indicate con una precisione e una accuratezza che pare derivare dalla attenta consultazione di una guida turistica e non da un reale vissuto torinese dell’autore.

Una sorta di conferma viene dall’immagine di copertina: quando “L’uomo dai piedi di fauno” è uscito nel 1934 nei Gialli Economici Mondadori, al n. 21, questa era ispirata all’horror, senza riferimenti torinesi, apparsi soltanto nel 1977 - con la presenza della Mole - quando il libro è stato ripubblicato.

È stato più volte affermato che questo romanzo sia stato ispirato da una fatto reale di cronaca nera torinese del gennaio 1902 quando Giovanni Gioli uccise Veronica Zucca, bambina di cinque anni, negli infernotti di Palazzo Paesana.  Chi lo ha scritto, evidentemente non ha letto il libro, che affaccia il tema della scienza spregiudicata e amorale e non si occupa di maniaci sessuali. A furia di essere riportato col copia-incolla, questo dato sbagliato è ormai diventato una sorta di leggenda metropolitana torinese!

Una analisi assai accurata del romanzo di Mariotti è stata condotta da Maurizio Pistelli, autore del libro “Un secolo in giallo. Storia del poliziesco italiano” (Roma, 2006).

Pistelli rileva come la trama poliziesca sia associata a una storia d’amore a lieto fine, con precisi riscontri nella contemporanea letteratura romantico-sentimentale, come l’incipit e la declinazione di alcuni personaggi siano quelli del feuilleton e come alcune scene ricordino il cinema dei “telefoni bianchi”.

Ma su questo aspetto non pare di dover insistere: vicende sentimentali più o mano sdolcinate e, talora, francamente inopportune, compaiono anche nei classici della letteratura poliziesca di autorevoli autori come Agatha Christie e John Dickson Carr.

Più interessante appare un altro aspetto evidenziato da Pistelli: il romanzo fornisce una immagine poco edificante della Polizia italiana.

Il commissario Lamberti appare come un poliziotto mediocre, l’investigatore privato Gastone Uliani conduce di fatto l’inchiesta, con notevole acume, ma, alla fine, chi risolve il caso è il vice capo della Sureté parigina, Le Renard Marteau: senza di lui il feroce omicida non sarebbe catturato, come devono ammettere i due detective italiani!

Mariotti ha cercato di ovviare alla sua gaffe con una dichiarazione del poliziotto francese che riconosce l’efficienza della polizia italiana e la definisce una «perfetta organizzazione» che avrebbe potuto tranquillamente eseguire la cattura dello scienziato pazzo: Le Renard Marteau lo ha voluto arrestare di persona, a Torino, per una questione d’onore e di amor proprio.

Del resto, in quegli anni Torino non era chiamata la piccola Parigi?

 

Ringrazio il signor Aurelio Sartor per le foto. 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 19/05/2016