San Luigi Maria Grignion da Montfort, ricordato a Castiglione Torinese (TO)

Sono stati rievocati i tempi del santo, fondatore delle Figlie della Sapienza di Castiglione T.se, lo stato della Francia di Louis XIV, le guerre, le miserie, l’assistenza ai poveri e agli ammalati

Condivido molto volentieri con i Lettori di “Civico20News” questo scritto di Alessandra Marcellan dedicato a Louis de Monfort, fondatore delle Figlie della Sapienza di Castiglione Torinese (TO) che ne hanno recentemente ricordato il tricentenario della morte (m.j.).

 

Il ricordo della spiritualità e dell’opera di Louis de Monfort (Montfort-la-Cane, 30/01/1673  -  St. Laurent-sur-Sèvre, 28/04/1716), il suo tempo, lo stato della Francia di Louis XIV, le guerre, le miserie, l’assistenza ai poveri e agli ammalati sono stati rievocati a Castiglione Torinese, nella sede delle Figlie della Sapienza il 26, 27, 28 e 29 aprile con immagini, letture dei cantici del santo e canti di inni scritti dallo stesso Monfort e modulati su musiche dell’epoca.

 

Un uomo. Un Santo. San Luigi Maria Grignion da Montfort. La sua storia continua da più di 300 anni…

Ha percorso più di 8.000 km a piedi nei suoi 16 anni di vita apostolica, questo rude e dolce gigante, innamorato di Gesù Cristo, poeta di Maria e servitore dei poveri, San Luigi Maria Grignion da Montfort, nato  e vissuto in Francia a cavallo dei secoli XVII e XVIII.

Il suo paese natio è nella terra di Bretagna, in una terra  ricca di foreste e di verde centenario, dove sono nate le leggende e le poesie su Artù e i suoi cavalieri, dove ogni campo, ogni pianta e ogni casa ha una storia antichissima da raccontare. E’ proprio ai piedi della foresta di Brocéliande che sorge Monfort, adagiato sul fianco della collina e poco lontano dalla capitale, Rennes.


Monfort, che un tempo si chiamava Montfort la Cane, Monfort l’anatra, per una leggenda che raccontava di una fanciulla prigioniera del Signore di Monfort; chiusa tra poderose mura, ella piangeva, si disperava e chiedeva aiuto a San Nicola, guardando la chiesa, di fianco al castello, a lui dedicata. Il Santo commosso l’aveva esaudita e l’aveva trasformata in anatra, permettendole di fuggire dalla prigione.

Monfort, dove erano ben vivi i cori devoti, le infinite processioni, le sacre rappresentazioni, il culto dei santi, le cappelle votive, la pietà per i morti e la pratica delle missioni religiose.


Monfort, case di pietra con tetti spioventi di ardesia, mura asimmetriche, senza prestigi architettonici, dalle lunghe travi scure degli infissi, dove il focolare e  le pentole di rame erano il cuore dell’abitazione; case di paglia e fango, con un'unica stanza dove si svolgeva tutta la vita, e accanto le pecore, le capre, l’asinello, una mucca…


Qui era nato Luigi, secondogenito e primo dei viventi di 18 figli dell’avvocato Jean Baptiste e di Jeanne Robert.


Fu un  “Missionario apostolico”, con bolla papale sottoscritta da Clemente XI dal quale si era recato in pellegrinaggio di fede nel 1706, per chiedere quale indirizzo dare alla sua vita di prete, lui che pensava di farsi contemplativo o di partire per le missioni estere. Il Papa lo aveva, però, rimandato alla sua terra natale affinché, in comunione con i Vescovi,  evangelizzasse il popolo delle campagne.

E questo durante il regno di Louis XIV, il re Sole, mentre in Francia imperava il gallicanesimo che sosteneva un rapporto di autonomia della Chiesa di Francia da Roma, l’intervento del Re nelle questioni di governo della Chiesa e l’egemonia e la potenza della Francia sull’Europa, e il giansenismo che predicava la predestinazione dell’uomo e combatteva la frequenza ai santi sacramenti pretesa dai gesuiti. Ma anche mentre in Francia dominavano la miseria e la fame per  quattro guerre combattute tra il  1667 e il 1713.

San Luigi da Monfort, un uomo che volle vivere  come gli apostoli, un segno di contraddizione per molti sacerdoti e Vescovi del suo tempo, il buon Padre da Montfort per i cristiani che ascoltavano i suoi infuocati sermoni.

Il suo Trattato della vera devozione a Maria è un testo che ha toccato tutti i confini della terra. Una devozione mariana cristocentrica, basata sul battesimo, piaciuta a S. Giovanni Paolo II tanto da ricavarne il motto del suo pontificato: Totus tuus.

Nell’altro suo libro di capitale importanza, L’amore dell’eterna Sapienza, il Montfort indicava un cammino spirituale – “Maestro di vita spirituale” lo definì San Giovanni Paolo II – : la contemplazione della persona di Gesù Sapienza conduce alla sua imitazione, secondo uno stile di vita evangelica.

“La nostra epoca – afferma il Concilio Vaticano II –  più ancora che i secoli passati, ha bisogno di questa esperienza, perché diventino più umane tutte le sue nuove scoperte. È in pericolo di fatto il futuro del mondo, a meno che non vengano suscitati uomini più saggi.” (GS15).

La spiritualità del Padre da Montfort continua a vivere nelle Congregazioni da lui fondate:

Padri Monfortani (Compagnia di Maria)

Suore Figlie della Sapienza

Fratelli di San Gabriele

e in varie Associazioni di laici che a lui si ispirano, tra cui

 Amici della Sapienza.

Alessandra Marcellan

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Articolo pubblicato il 11/05/2016