Niccolò II, le basi per il Conclave

Una pagina poco nota della Storia della Chiesa

Il Conclave, è un’istituzione relativamente recente. I primi successori di San Pietro venivano designati dai predecessori, poi l’elezione fu riservata al clero romano ed infine al popolo per acclamazione. Inoltre, gli eletti dovevano essere approvati dall’Imperatore e spesso si verificavano forti pressioni di laici e potenti sulla scelta del Vicario di Cristo. Per regolamentare questa incerta situazione, dall’XI secolo forti personalità di Pontefici gettarono le basi per l’elezione segreta oggi nota come Conclave.

Gerardo di Borgogna, vescovo di Firenze, aveva vissuto in prima persona questa disagiata situazione: alla morte del suo predecessore, Stefano IX, il clero e il popolo romano furono costretti dai conti di Tuscolo, potente famiglia al governo della Città Eterna, ad eleggere papa Giovanni Mincio. I cardinali fuggirono da Roma e si ritirarono a Siena: Benedetto X – questo il nome assunto dal neoeletto – era infatti elevato al Soglio attraverso violenze e corruzione. I cardinali rifiutarono di lasciarsi intimidire ed elessero Gerardo legittimo Pontefice.

Giunto a Roma, questi depose Benedetto, fu incoronato e scelse di onorare Niccolò Magno portandone il nome. Niccolò II, all’epoca quasi ottantenne, si rese conto che l’elezione del Papa non poteva continuare ad essere incerta e tribolata. Momento determinante e delicato, necessitava di norme severe e rigorose: per questo dedicò i suoi sforzi alla riforma e, convocato un Sinodo in Laterano, emise la bolla In Nomine Domini. con cui ordinò che ad eleggere il Papa non fossero più il clero e il popolo romano, ma i soli cardinali-vescovi, cioè i vescovi delle diocesi suburbicarie, situate intorno a quella di Roma: gli altri cardinali, i nobili e i prelati avrebbero dovuto limitarsi ad approvarla.

Niccolò II stabilì inoltre che l’elezione non dovesse avvenire necessariamente a Roma, ma dovunque i cardinali si stabilissero, là era la Chiesa di Cristo. Chiunque fosse stato designato e insediato senza seguire queste disposizioni sarebbe stato non apostolo, ma apostata, e quindi scomunicato. In questo modo, Niccolò II avviò una riforma destinata a durare fino ai giorni nostri.

Lorenzo Benedetti

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Articolo pubblicato il 08/05/2016