Mal & The (new) Primitives: It's only Rock'n'Roll

Intervista esclusiva con il mito degli anni '60 riportato on-stage da Toni Campa e Luciana De Biase

L’esibizione di Mal durante la seconda serata del Festival Beat 2016, mirabilmente organizzata da Toni Campa & Luciana De Biase, è stata qualcosa di elettrizzante.

Complice la band che lo ha accompagnato, ribatezzata dal sottoscritto “The New Primitives”, ovvero Valerio Liboni, batteria, Marco Bonino e Dave Sumner, chitarre e Mick Brill, basso, il cantante gallese ha regalato al pubblico presente al Le Roi, una iniezione di puro e sano Rock’n’Roll: elettricissimo e rocchissimo.

Le Roi che per l’occasione,  si è trasformato nello “Star-Club” di beatlesiana memoria, mentre i cinque sul palco sembravano i Faces o se preferite i Rolling Stones.

Credetemi non sto esagerando: le chitarre hanno sparato elettricità ad alto voltaggio, il basso si è rivelato una macchina ritmica, la batteria un metronomo che non perde un colpo e il front-man ha rispolverato movenze e atteggiamenti, come solo Rod Stewart e Mick Jagger hanno saputo fare.

A tarda notte, parecchio tempo dopo lo show, ho avuto il piacere di parlare di musica proprio con Mal (al secolo Paul Bradley Couling): una persona splendida, disponibile nonostante l’ora e la stanchezza, che ha regalato, con quell’irresistibile accento italo-inglese che lo ha sempre contraddistinto, qualche chicca sulla sua carriera ai lettori di Civico20 News.

Mal, dopo aver visto la vostra performance di stasera, mi viene da dire: rock’n’roll will never die! 

Never! Mai! Queste sono le mie radici: Little Richard, Jerry Lee Lewis,  Everly Brothers...e quando c’è una opportunità come quella di stasera non me la lascio di certo scappare...anche se gli anni passano e sto diventando vecchio... 

Naaa...l’energia è sempre quella di un ragazzino! Credo abbia anche contribuito la reunion con i vecchi Primitives... 

Noi siamo vecchi amici, da una vita. Con Dave praticamente ho cominciato la mia carriera, in Germania, perchè anch’io ho cantato in Germania, come i primi Beatles...è stato il mio...how shall I say...apprendistato, ecco. Sai, non è come adesso che ci sono i DeeJay, si suonava per ore e ore: un’ora un gruppo, un’ora un altro gruppo e nei week end si suonava per sei ore consecutive, dalle quattro del pomeriggio alle quattro della mattina, alternandoci sul palco. E si suonava il rock’n’roll. Ecco dove abbiamo preso quella energia, che ci mantiene vivi ancora adesso. 

Quindi è ancora tempo di rock’n’roll? 

Direi di si! Stasera ne abbiamo avuto la prova. Sai è una musica nata a metà degli anni ’50, ma che conoscono tutti. Se tu cominci il refrain di “Tuttifrutti”...chiunque va avanti a cantarla. Sono canzoni che non moriranno mai.  

Un po' come le tue che cantavi in italiano...sono degli evergreen... 

Guarda, è una musica che se ti colpisce non ti lascia mai più. Something gets your soul...qualcosa che ti prende nell’anima e nel cuore. Un po' come il primo amore della tua vita. A me è capitato con Buddy Holly. Ancora oggi se mi chiedi di cantare una sua qualunque canzone, non ho problemi.  

In certi momenti stasera sembravate i Faces, per non dire i Rolling Stones... 

(sorride, ndr)...thank you very much...sei troppo gentile...sai, quella è la nostra generazione e magari ci viene naturale...anche se quelli che hai nominato hanno avuto molto più successo di noi... 

Senti...vogliamo parlare di “Furia cavallo del west”?...dicesti tempo fa che ti aveva rovinato la vita... 

La sai la storia vera? 

Sinceramente no. 

Allora te la racconto. Festival di Sanremo 1977: io avevo una canzone pronta da portare in gara, già pronta da tempo. Eccezionale: Mal torna a Sanremo dopo sei anni! L’ultima volta c’ero stato con i Nomadi con “Non dimenticarti di me”. Avevo circa tre mesi di attesa prima del Festival e mi chiama un discografico e mi dice che ci sarebbe da fare una sigla...che non diventerà un disco...una canzoncina per bambini, una stupidaggine per un telefilm in bianco e nero che non guarderà nessuno...anche i cattivi in questo telefilm sono troppo buoni, per le nostre abitudini... Lo faccio: vado in studio e canto. Oh my God! E’ esploso tutto. Tutti i bambini impazziti. I discografici impazziti. Le fabbriche di vinile bloccate per stampare il mio 45 giri. “Furia” ha venduto quasi un milione e mezzo di copie alla prima uscita, in un attimo. Cosa succede: il retro di “Furia” era uno strumentale, perchè non avevo avuto neanche il tempo di registrare un altro pezzo, e ho preso solo l’uno per cento di royalties, dove io di solito prendevo il sei o il sette per cento...proprio perchè il retro non c’era e i fratelli De Angelis, che avevano scritto la canzone, volevano di più del solito. Capisci che all’epoca avrei potuto mettere  in tasca un bel po' di soldi... Comunque, visto il successo di “Furia” i discografici mi impedirono di andare a Sanremo e mi consigliarono di continuare a fare dischi per bambini. Secondo loro Sanremo era un rischio. E così non ci andai e la canzone la diedero ad altri. 

La canzone era “Bella da morire” e la diedero agli Homo Sapiens, che vinsero quella edizione del Festival. 

Bravo, vedo che sei molto informato! Giusto! Comunque dissi...ma porca miseria...(si batte la mano sulla fronte, ndr)...potevo avere successo con due brani, due dischi in classifica...ma è andata diversamente...così quando parlavo di “Furia” nei primi tempi...dicevo a chi mi intervistava...non mi parlare di “Furia” che mi ha rovinato la vita...(ride,ndr). Mi dispiace soprattutto non aver potuto verificare se “Bella da Morire” cantata da me, avrebbe avuto lo stesso successo della versione degli Homo Sapiens, che per altro hanno fatto molto bene. Mi rimane questo piccolo dubbio (sorride, ndr). Però hai visto anche stasera: il pubblico non aspetta altro! 

Mal, grazie davvero di cuore per questa intervista. Possiamo dire per salutarci: rock’n’roll will never die? 

Thank you too! Senza il r’n’r io non sarei qui. R’n’r is my life.


Stay always tuned !!!

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 03/05/2016