L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Sanità omicida

Il nostro sistema sanitario balza ai primi posti tra le preoccupazioni degli italiani

Recentissimi fatti di cronaca ci riportano che a Lucca è stato asportato a un paziente, il rene sano durante un intervento chirurgico di nefrectomia, invece di quello malato di tumore. Questo paziente, oltre a tenersi il tumore, è già sicuramente entrato in dialisi per insufficienza renale.

Quasi nelle stesse ore, nel prestigioso Policlinico di Milano, è deceduta una partoriente di 45 anni. Nei giorni precedenti si era recata in altri due ospedali, ma poi era stata dimessa. All’ultimo ricovero i medici hanno cercato di praticare un cesareo d’urgenza che non è riuscito. Oltre alla donna anche i due feti non sono sopravvissuti.

Seguono le prese di distanza di rito da parte delle direzioni sanitarie e le conseguenti inchieste della Magistratura e dell’amministrazione sanitaria. Tante scuse ai pazienti, ma i danni permanenti rimangono e la vita ai più sfortunati non ritorna.

Questo sta diventando il biglietto da visita della nostra sanità. Negli anni scorsi, episodi analoghi erano confinati in regioni e in ospedali ove la mafiosità raggiunge livelli totalizzanti. Non faceva quindi differenza se il malaffare avesse provocato il crollo di un pilone dell’autostrada, causa materiale scadente utilizzato o la località scelta per la costruzione fosse inadatta, oppure ai bambini delle scuole venissero somministrati cibi tossici. Era il sistema marcio e corrotto alla radice dei misfatti. Per cui, poco importava se anche i concorsi per medici ed infermieri fossero pilotati dalla malavita o le dotazioni operatorie risultassero difettose.

Ora invece il fenomeno si sta allargando nel Paese.

Purtroppo il cittadino è sempre più convinto che non si tratta di casualità. A  episodi tristemente emblematici, si collegano una miriade di comportamenti oltraggiosi verso la sensibilità del cittadino. Così la morte, nei mesi scorsi, di una partoriente e del figlio al Sant’Anna di Torino, pare per un ricovero ritardato, con l’indagine della Magistratura in corso.

Le cause sono antiche. I nostri politici hanno sempre considerato il sistema sanitario come una vacca da mungere. Dalle forniture taroccate, alle assunzioni clientelari di personale non essenziale, alla concessione di benefits oltremisura ai dipendenti per favorire e compiacere i sindacati amici, per poi planare sui concorsi pilotati, finalizzati per “aiutare” clinici all’occorrenza targati.

Se percorriamo la storia degli ultimi anni in Piemonte, potremo risalire alle assunzioni monstre d’inutili scribacchini, autorizzate da Enzo Ghigo, quand’era presidente della Regione Piemonte, ai piani faraonici e dispendiosi della Città della Salute che Roberto Cota affidò a un parolaio  incompetente , con risultati disastrosi che prostrarono ancor più le finanze regionali.

Poi, complice la crisi e la stretta operata dagli ultimi tre Governi, è piombata l’era dell’austerity, gestita in primis dal mutandato Cota ed ora da Sergio Chiamparino, per il tramite del miope assessore Antonino Saitta. Costui taglia per tagliare con un odio ancestrale verso le figure apicali della Medicina che, tra l’altro fecero conoscere nel mondo, quella che era un’eccellenza piemontese.

 Così mentre i sindacati e tutto il corollario burocratico continuano a vivere giorni sereni e spensierati, è il cittadino che ne fa amaramente le spese. Si è iniziato dalle strutture periferiche che sono state impietosamente smantellate. Dalla Maternità di Saluzzo che era il fiore all’occhiello dell’antica capitale del Marchesato, a quella di Susa, dimagrita di partorienti dirottate altrove, negli ultimi due anni, per proseguire con strutture efficienti ed emblematiche. Non si sono sostituiti gli infermieri e i medici , ma anzi se ne è favorito il pensionamento.

Il risultato evidente, è rappresentato dalle liste di attesa pluriennali anche per i tumori. Per non tralasciare le frequenti complicazioni causate a degenti dismessi anzitempo ed il furore nel pensionare forzatamente i primari e i cattedratici che, con la loro esperienza avrebbero indubbiamente contribuito a gestire i casi difficili e ad ovviare con la loro professionalità, le ristrettezze del sistema.

Sino a quando potrà durare questa situazione? Non sono le chiacchiere sulla enunciata Città della Salute, cui difettano ancora progetti funzionali e condivisi con i clinici e piani operativi a far la differenza.

Si specula su farmaci , controlli preventivi ed ogni altro rimedio che in modo indolore potrebbe garantire la salute del cittadino, senza gravare in modo determinante sul bilancio.

Le difficoltà economiche sono molte ed i vincoli europei pure. Ma se l’intelligenza avesse il sopravvento e se anche i soggetti politici decisori fossero selezionati non per la tessera che hanno in tasca, ma per le doti intellettive, forse avremo trovato la soluzione, o meglio invertito la corsa verso il baratro. Meno parate di regime, frasi altisonanti e più difesa del cittadino.

That is the Question

Francesco Rossa
Direttore Editoriale
Civico20News.it

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 01/05/2016