Torino, Elezioni comunali. L’attivismo d Piero Fassino, l’alacrità di Chiara Appendino e il tormentone del centro destra

Macchina elettorale a geometrie variabili

Passano le settimana e alcune liste con relativi programmi sono già definite, con la città che ogni giorno si arricchisce di poster con l’effige di candidati più o meno rassicuranti.

Così Piero Fassino è riuscito a serrare i ranghi del PD ed ottenere la tregua dei clan riottosi  e dei personalismi trionfanti per poi volgere l’attenzione ai supporters del farmacista  e dei Moderati, che coinvolgono anche teste pensanti della città.

Parimenti il nostro sindaco non perde di vista ogni contatto con chi, anche se tiepido, considerata l’incomunicabilità del centro destra, potrà alla fine optare per la continuità.

Così Chiara Appendino, interpretando un’edizione personalissima e per certi versi inedita del M5S, ha la fierezza di presentare un programma che evidenzi temi ai quali gli altri non pensano.

Dalla riorganizzazione della macchina comunale, all’introduzione della meritocrazia non distributiva e consociativa, come purtroppo avviene in Regione, sino a presentare  sistemi di incentivazione verso nuove e promettenti attività produttive, aborrendo contributi a pioggia e parole al vento sino d ora imperanti, con l’adozione di strumenti in atto nei Paesi Europei che combattono con armi adeguate la crisi occupazionale.

Intanto in Torino c’è un fiorire di cantieri che improvvisamente perdono il consueto stile lumacoso e I vigili urbani percorro le vie della sosta selvaggia. Novità positive, tanto da auspicare una campagna elettorale continua.

Buio pesto ancora per chi vorrebbe poter optare su un centro destra unitario e coeso a raggiungere l’obiettivo. La politica é l’arte del possibile e Berlusconi ci ha abituato a molti giri di valzer, ma sino ad oggi, i leader nazionali  continuano a fornirci  un’immagine deludente e lacerante, soprattutto nei confronti di Torino, trattata come ultima provincia dell’Impero.

I precedenti sono noti. Salvini che fa le bizze contro esponenti novaresi di Forza Italia che non scoppiano d’entusiasmo nell’appoggiare il candidato sindaco della Lega Nord Alessandro Canelli da lui individuato. A togliere le castagne dal fuoco ci pensa però il presidente della Liguria Giovanni Toti, esaudendo le aspettative  di Salvini: per la pace della coalizione (quale poi?). Non si sta ad approfondire,  che quel candidato a Novara non gode grandi consensi ed entusiasmi.

Il vulnus continua a rimanere  Torino. Salvini che s’impunta contro Osvaldo Napoli mettendo in discussione un’indicazione di Berlusconi che si era riservato di scegliere il candidato sindaco.

La diatriba romana su Bertolaso,  rischia di avere un impatto definitivo su Torino anche se pare che per Roma la quadra prima o poi si trovi.

Intanto i leaders  ignorano totalmente le aspettative degli elettori di riferimento che sono sempre più sconcertati, tanto che i più addentrati sostengono che sia stata impostata una strategia per perdere le elezioni.

Ampi settori della militanza storica della Lega non comprendono l’innamoramento di Salvini per il notaio Morano. Idem tra i dirigenti di Fratelli d’Italia, in questo momento, non a caso avari di dichiarazioni ufficiali.

Se, per obbligo di firma, Berlusconi confermasse Osvaldo Napoli quale candidato di Forza Italia, non pochi suoi dirigenti, oltre ad astenersi dall’impegno elettorale, si rivolgerebbero altrove.

Alcuni stanno già facendo l’occhiolino al notaio Morano. Roberto Rosso, che da buon conoscitore dei flussi elettorali e dei sentimenti degli elettori, sta promettendo tutto il possibile,  si accattiva i consensi, percorrendo la città in modo capillare. Una parte significativa dei suoi candidati proviene dai partiti del centro destra ove dispute clientelari e gelosia, hanno favorito negli ultimi anni, la fuoriuscita di chi aveva maturato esperienze anche significative negli enti locali.

La situazione è deteriorata e se anche d’incanto Salvini smettesse di considerarsi l’uomo della provvidenza e l’arbitro di ogni scelta, la partenza unitaria della campagna elettorale, somiglierebbe sempre più ad un copione, con  regolamento di conti all’ultima preferenza. E’ così palese come, almeno in Forza Italia e nella Lega Nord, sia all’orizzonte un spaccatura del gruppo dirigente, con conseguenze non di poco conto.

Siamo alla vigilia del 25 aprile. In  questa città, c’è pur stato qualche profittatore, ma centinaia di persone hanno sofferto, rischiato la vita e sono state giustiziate perché credevano in un avvenire di democrazia e libertà. Se i maggiorenti del centro destra, offuscati da questi inverecondi balletti, fossero almeno in grado di  riflettere, non potrebbero che provare onta per il loro agire, ben lontano da ogni principio etico e dal perseguimento del “ bene comune”. Che amarezza!

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Articolo pubblicato il 22/04/2016