Le risibili guerre di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni

Commenti assortiti sulla vicenda di Giulio Regeni e sulla politica estera

  “Toujours perdrix” lamentava il re Sole quando gli ammannivano tutti i giorni piatti di pernice. “Tutti i giorni Giulio Regeni” siamo costretti a dire noi, ogni giorno, quando apriamo un telegiornale o leggiamo la prima pagina di un quotidiano. Non perché siamo insensibili alla tragica morte di questo giovane italiano, ma per il fatto che la vicenda assume oramai caratteri surreali.

Appare sempre più probabile che il governo dell’Egitto non sappia veramente cosa sia accaduto al ricercatore italiano in una città caotica come il Cairo, dove diverse fazioni si combattono ogni giorno e dove gli assassinii sono frequenti.

Ma l’insistenza rabbiosa con cui Paolo Gentiloni si batte da mesi nella ricerca di una verità sta dipingendo sul volto del nostro ministro degli esteri la maschera diuna macchietta arrabbiata.

Che, per far dimenticare il risibile ruolo da lui giocato nella vicenda dei marò italiani, trattenuti in India da anni, cerca di dimostrarsi, nel caso del giovane ucciso in Egitto, iperattivo, dinamico e prodigo di minacce e di cruente rappresaglie nei confronti di quel paese.

Fino a trasmettere l’impressione di quei cagnolini, che, quando sono al riparo di un cancello, abbaiano come furie, contro chiunque transiti davanti alla loro abitazione. Pronti a lasciare di corsa la loro postazione ed a nascondersi con la coda tra le gambe, non appena il cancello accenni ad aprirsi.

L’ultima cosa di cui l’Italianecessita è un inasprimento da parte del governo Renzi dei rapporti commerciali tra Italia ed Egitto. C’è il rischio che lo statista di Rignano ed il suo Gentiloni abbiano in animo di replicare i danni inferti all’industria ed all’agricoltura italiana con le sanzioni che la sprovveduta Mogherini ha dichiarato alla Russia di Putin.

Sarebbe molto più vantaggiosa per l’Italia, in luogo dell’atteggiamento bellicoso odierno, la ricerca di un accordo con l’Egitto, che, sulla falsariga del patto stipulato tra Berlusconi e la Libia di Gheddafi, arrestasse il flusso di imbarcazioni che ora, dopo la barriera eretta sull’ Egeo, partono dall’Egitto per raggiungere il nostro paese.

Ora si profila un nuovo fronte, con Renzi e Gentiloni intenzionati a digrignare i denti ed a fare la faccia feroce. 

E’ quello dell’Austria che, quale orrore, si rifiuta di accogliere gli immigrati che noi abbiamo raccolto nel Mediterraneo e poi fatto approdare sul nostro suolo, insieme a quelli che giungono dall’est europeo. 

Non muri, né barriere, né fili spinati gridano insieme il siculo Sergio Mattarella dal Quirinale ed il gesuita trasportato in Vaticano dalla fine del mondo da un Santo Spirito in sonno. Se l’Austria non accetta di ricevere gli immigrati che noi abbiamo accolto a braccia spalancate, romperemo anche qui gli accordi commerciali?

Molti nemici molto onore?

Lo faceva scrivere sui muri in passato uno statista molto più importante di quello di Rignano sull’Arno, che negli ultimi giorni, abbandonati i toni guerreschi, è passato a chiedere l’elemosina. Ha scritto quella che viene definita una ”bella lettera”, indirizzata ai burocrati europei e l’ha chiamata in lingua inglese “immigration contract”.

Consapevole della assoluta incapacità del suo governo di contenere il flusso degli immigrati ha deciso, in cambio dell’accoglienza, di chiedere dei soldi. Il suo “contract” prevede che l’Italia si tenga tutti gli immigrati in cambio di aiuti finanziari.

Che lui gestirà, se la Ue gli darà ascolto, traducendoli da par suo in mance da ottanta euro, alla vigilia dei prossimi appuntamenti elettorali e del referendum costituzionale.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 22/04/2016