Torino - Viabilità per sudditi in vista delle elezioni

Un giorno di ordinaria follia stradale

E’ il giorno di mercoledì 13 aprile. Sto rientrando in Torino da Aosta ed imbocco il raccordo che porta all’autostrada Milano-Torino.

Dopo neanche un Km., il raccordo è bloccato da una teoria di transenne e sono obbligato a dirigermi su Abbadia di Stura. Un cartello stradale mi annuncia che corso Giulio Cesare è chiuso, inagibile.

Mi domando cosa possa avere bloccato un’arteria così importante e comincio a vagare nella periferia della città. Pur abitando da sempre in Torino, non conosco il sito Abbadia e noto che nessuna indicazione è stata posta dall’assessorato alla viabilità per segnalare un percorso alternativo per raggiungere Torino.

Dopo avere vagato nei dintorni riesco a raggiungere il lungo Stura Lazio ed a rientrare in Torino, dove scopro che il corso Giulio Cesare non è affatto chiuso ma è in condizioni di normale agibilità.  

Il giorno dopo cerco al telefono l’assessore Lubatti, che, come sempre, è fuori sede, forse impegnato in campagna elettorale (mi dicono che ha in animo di ricandidarsi) e non è raggiungibile. Attraverso un colloquio piuttosto confuso con un funzionario dotato di un buon corredo di omertà, riesco a captare la notizia che racconta la ragione della chiusura improvvisa della più importante via di accesso al centro di Torino.

Nientemeno che una visita programmata alla nostra città dell’uomo che in Roma abita il palazzo più costoso del mondo.

Il presidente della repubblica italiana, Sergio Mattarella.

Mi chiedo quali ragioni abbiano indotto il buon capo dello stato a pretendere la chiusura di c. Giulio Cesare. Il rischio di un attentato? O solo la voglia di procedere senza ostacoli nella periferia per raggiungere nel minor tempo possibile il centro della città?

Ricordo che l’uomo, subito dopo la sua elezione, aborriva gli aerei di stato, viaggiava con aerei di linea e si era avvalso anche di una vettura tranviaria.

Perché allora un tale cambiamento di mentalità nel più alto esponente  della casta politica? Quello stesso uomo che negli ultimi giorni non perde occasione di condannare ostacoli, confini, muri e fili spinati?

Penso che sia più veritiera un’altra ipotesi. Quella che la chiusura dell’importante arteria, con il conseguente disagio arrecato con disprezzo ai cittadini, sia stata presa di comune accordo dal sindaco e dal prefetto della provincia.

Provvedimento suggerito al sindaco dal desiderio di presentare a Mattarella ed al suo seguito una città con una viabilità migliore di quella abituale, con la principale via di penetrazione caratterizzata da tratti di corsia unica e tormentata da una lunga teoria di semafori non sincronizzati. 

E decisione dettata al prefetto dall’ambizione di affermare la sua autorità, messa in dubbio negli ultimi tempi da forze politiche che ne disconoscono il ruolo, lo ritengono superato dall’ordinamento regionale, ed arrivano a chiederne l’abolizione.

Orientamento legato inoltre ad una briciola residuale del potere d’antan, instillata in questi funzionari da Angelino Alfano, con la disposizione ministeriale che consente loro di imporre l’obbligo a tutti i sindaci (eletti dai cittadini, a differenza dei prefetti) di accogliere nei loro paesi senza reagire tutti gli immigrati.

Un esercizio di servile piaggeria messo in atto in simbiosi da sindaco e prefetto nel più completo disprezzo dei cittadini.

Alla vigilia delle elezioni cui si presenteranno il sindaco ed anche l’irreperibile assessore alla viabilità.


 

 

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Articolo pubblicato il 21/04/2016