Diagnosi di cancro

Errata valutazione dei medici e risarcimento del danno

Il quotidiano Il Giornale ha dato notizia di una recente sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha riconosciuto ad un paziente, cui era stato riscontrato un cancro al colon, il diritto di essere risarcito a causa del grave perturbamento psichico subìto dalla diagnosi rivelatasi poi errata.

Fin quì nulla di particolare. Si sono già verificati in passato casi del genere e lo stesso quotidiano ne riporta uno verificatosi a Palermo alla fine dell’anno scorso per una errata diagnosi di un tumore al rene.

La sentenza della Corte d’Appello di Milano pone l’accento su una tipologia di danno che si può definire genericamente come danno alla salute (non vi sono prove che il paziente abbia subìto danni di tipo economico) trattandosi di una diagnosi che distrugge psicologicamente il paziente per la quasi assoluta certezza di una prospettiva di morte più o meno a breve termine.

Ora, è pur vero che molti tumori oggi sono curabili o consentono quantomeno di sperare in lunghi  tempi di sopravvivenza (mentre per altri la percentuale di guarigione si avvicina ormai alla quasi assoluta certezza) ma è vero anche che una diagnosi di cancro è sempre devastante non soltanto per il paziente ma anche per tutto il suo nucleo famigliare, per la cerchia di amici, per le relazioni sociali ed economiche (si pensi, ad esempio, ai soci di una società su base personale) e, ancor più in generale, per tutto ciò che concerne la vita di relazione come viaggi, sport etc.

Nel caso di Milano, la Corte ha liquidato il danno in poco più di 6 mila euro, in assenza di danni materiali.

Nel precedente verificatosi a Palermo, il tribunale di quella città avrebbe liquidato, sempre secondo lo stesso quotidiano, la somma di 22 mila euro.

A parte la disparità della valutazione del danno, alla quale peraltro possono concorrere altri motivi di compromissione della salute o di carattere economico, sta di fatto che la giurisprudenza sul risarcimento del danno è ormai orientata ad ammettere una casistica sempre più vasta ed eterogenea che coinvolge anche valutazioni sull’entità del danno non sempre facili da quantificare e dunque non sempre comprensibili.

Più facile, ma non sempre, la valutazione del danno (naturalmente assai più grave) quando il Tribunale deve decidere su una diagnosi medica in senso contrario a quello riportato, ovvero quando un tumore non viene riscontrato nonostante i risultati clinici e gli esami effettuati consentano una diagnosi positiva.

Si può comunque  concludere che sia nell’uno che nell’altro caso il paziente, per giurisprudenza che sembra ormai essere in via di consolidamento,  ha diritto a vedersi riconoscere il risarcimento dei danni.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 20/04/2016