Il gioco delle nomine all’interno della magistratura italiana

Slitta ancora una volta la nomina del nuova capo della Procura milanese

La Procura milanese, la più importante d’Italia, manca ormai da mesi del suo dirigente capo.

La quinta commissione del Csm non è riuscita neppure questa volta a decidere sul nominativo del candidato da sottoporre al plenum per la nomina definitiva.

Nelle previsioni sembrava essere indicato come il più qualificato all’importante carica l’attuale procuratore aggiunto di Milano, Francesco Greco,  facente parte del gruppo della sinistra giudiziaria.

Greco ha ricevuto solo tre voti mentre un voto ciascuno hanno avuto Alberto Nobili, altro procuratore aggiunto alla Procura milanese, della corrente di destra e Gianni Melillo, capo di gabinetto del ministro Andrea Orlando.

Uno fra i sei componenti della commissione, facente parte della componente centrista si è astenuto.

Non è ancora stata stabilita la data in cui dovrà avvenire la nomina definitiva rimessa al plenum del Csm, con il pericolo che si verifichi anche in quella sede uno stallo dovuto al solito gioco delle correnti che dividono la magistratura e ne limitano l’attività in uno dei suoi più importanti settori.


Se già  era difficile comprendere (pur se in parte giustificabile in quanto organo sindacale) l’esistenza nell’ambito dell’Associazione nazionale magistrati  di una lotta tanto cruenta fra le correnti politiche (con la sofferta elezione di Piercamillo Davigo alla sua presidenza per un solo anno), a maggior ragione pare difficile comprendere ma soprattutto sembra ingiustificabile che il Csm vada incontro ad una nuova battuta d’arresto, con conseguente danno d’immagine, rischiando di  ospitare al suo interno una nuova e forse più acerrima lotta fra potere esecutivo e magistratura come sembra far intendere la provenienza dei voti assegnati.

 

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Articolo pubblicato il 16/04/2016