"Un viaggio incredibile" porta ENRICO RUGGERI a Torino

Sold out per la data del Tour dopo il grande successo di Sanremo

Torino, 11 aprile. Una data che resterà impressa nella mia memoria. Mi sono commosso, divertito, eccitato. Tre concerti in un'unica serata: ve lo avevo detto! Grazie a tutti”.

Questo è quanto ha pubblicato Enrico Ruggeri sulla propria pagina Facebook, poche ore dopo il concerto al Teatro Colosseo.

Questo è Enrico Ruggeri.

Un artista unico che sa sempre rinnovarsi ad ogni disco, ad ogni tour.

Un artista che riesce sempre a stabilire un feeling unico col proprio pubblico, tanto che qualche giorno fa, ha ammesso: “Non ho mai conosciuto nessuno che abbia partecipato una sola volta a un mio concerto e il merito non è mio, si crea sempre un clima particolare e neanche io sono in grado di prevedere cosa succederà. Sarà così anche questa volta nel tour teatrale che sta per partire: tra brani classici e nuove canzoni ci metteremo in viaggio assieme, e sarà… un viaggio incredibile. Non vedo l'ora di cominciare”.

E’ stato davvero un viaggio incredibile: il sipario che si apre sullo stage vuoto ed i musicisti che si alternano al pianoforte a coda, in un breve medley che comprende alcuni hit del cantautore milanese.

Poi il viaggio vero e proprio comincia con “Notte di stelle”: il “primo concerto” come lo definisce Enrico stesso, molto intimo, molto cantautorale, dalle atmosfere quasi “nightclubbing”.

In perfetto stile Ruggeri, ogni brano è anticipato da un breve monologo, e questo piace molto a chi segue il Rouge da sempre, e attende queste interiezioni con la stessa curiosità con cui attende il pezzo successivo. 


Un primo tempo strepitoso che lascia la platea del Colosseo incollata alle poltrone, platea che canta a bassa voce, come per non disturbare e per godere nota dopo nota ogni brano. 

Una manciata di canzoni molto intense, poi si mette a tracolla la Fender Telecaster e tutti capiamo che "it's time to rock": Phil Mer, il batterista del nuovo line-up, inizia a picchiare più deciso sui tamburi,  Fabrizio Palermo, armato di plettro, comincia a pompare deciso sul basso, e la musica cambia: prende vita il “secondo concerto”, inaugurato da “Il portiere di notte”, in una versione da brividi.

Ed è rock, è adrenalina allo stato puro.

Personalmente ho apprezzato tantissimo, durante questa parte dello show “Il futuro è un’ipotesi”, brano nel quale mi sono riconosciuto fin dal primo ascolto nel lontano 1985 e che ancora adesso mi provoca dei lucciconi grossi così.

A sorpresa (ma non troppo), “Life on Mars”, doveroso omaggio, da parte di Enrico (capirete fra poco il perchè, ndr) a David Bowie e un gradito ritorno alle origini, molto apprezzato dal pubblico, preceduta da “La badante”, una delle top song del nuovo album.

Poi è la volta de “Il mare d’inverno”, dove Luigi Schiavone, in grande spolvero, ci regala un assolo lancinante per timbrica ed intensità, da vero guitar-hero quale lui é. 

E il viaggio continua, con un ever green, "Polvere", riarrangiato e stravolto più volte negli anni, e per l'occasione presentato questa volta in versione rock-ballad, degna del migliore “FM-Rock” a stelle e strisce, che come sempre rappresenta per il pubblico il point-break: tutti sotto il palco a cantare con Enrico il “terzo tempo” del concerto: i bis, come ormai tradizione un vero e proprio concerto nel concerto.

Enrico canta le ultime canzoni ai bordi del palco, stringendo mani, dando una marea di “cinque” ai fans, coinvolgendo i presenti e Francesco Luppi, prezioso come sempre con il suo tappeto di tastiere, e il resto della band, in un divertente gioco su “Contessa”.

“Mistero” chiude lo show con Enrico che ringrazia il pubblico: “Grazie ragazzi. Mi avete fatto passare una serata incredibile, indimenticabile. Grazie di cuore”.

Questo è Enrico Ruggeri.

Due note a latere.

La prima, il look: tre giubbotti, nero, verde e rosso, quasi a sottolineare i tre momenti del concerto. Fighissimo.

La seconda, per cercare il pelo nell’uovo: mancano almeno un paio di brani da “Pezzi di vita”, il penultimo album, ma è un dettaglio.

Dopo lo show ho avuto il piacere di rincontrare Enrico e i ragazzi che con la loro solita disponibilità hanno accettato di lasciarmi qualche impressione da condividere con i nostri lettori.

Enrico, si può dire che il tuo “viaggio incredibile” nel mondo della musica, è iniziato ascoltando David Bowie?

Beh, direi proprio di si! E’ stato uno dei primi amori, insieme a Lou Reed, poi il punk... tutto quello che mi ha formato, per cui ho fatto il musicista in un certo modo.

E questa sera c’è stato un ritorno alle origini, come quando nel 1985 facevi “The Jean genie” con gli Champagne Molotov...

Eh, alla fine si! Con “Life on Mars” siamo tornati indietro nel tempo...

Senti, a commento del concerto che ho appena visto: lo dividerei due momenti, se tu sei d'accordo. Una prima parte molto intima, quasi da nightclub e l’altra più roccheggiante

...beh...una prima parte che definirei molto cantautorale...diciamo così, un aggettivo che mi piace di più, poi effettivamente è venuta fuori l’anima rock, come è giusto che sia...e poi c’è stato il terzo tempo, come nel rugby (sorride, ndr).

Qualche collega ha definito il cambio di line up della tua band come “campagna acquisti”...posso chiederti perchè il cambio del batterista, uno strumento fondamentale nel tuo sound?

Guarda, un po' anche in questo caso, mi ha dato l’idea Bowie. Bowie ha fatto “Lazarus”, un brano rock, facendolo suonare a dei jazzisti. Phil Mer arriva dal jazz, ha suonato con Pino Daniele  e ha alle spalle esperienze super colte, quindi in qualche modo ti spiazza quando suona. Vede la canzone da un altro punto di vista. E’ molto interessante.

Grazie infinite, Enrico, come sempre.

Grazie a te! Alla prossima.

Concludo con la sezione ritmica al gran completo: Phil Mer e Fabrizio Palermo:

Signori...dividerei lo spettacolo in due parti: la prima molto “nighclubbing” con un cresendo incredibile che porta ad una seconda parte decisamente rock.

Phil Si effettivamente è così. Il crescendo delle canzoni è stato studiato così da Enrico, proprio per il titolo dell’ultimo disco e del tour, “Un viaggio incredibile”. La prima parte è molto tranquilla e per me, come batterista è meglio, così riesco ariscaldarmi, a prendere il ritmo con calma...(sorride, ndr)...poi la seconda parte è un crescendo continuo, mio, di Fabrizio e di tutta la band, molto interessante e molto coinvolgente, per noi sul palco e per il pubblico.

FabrizioGuarda, ha già detto quasi tutto lui...(sorride, ndr)...effettivamente è così che Enrico ha concepito questo tour. Anche per via delle location che sono state scelte. Un teatro si presta meglio a questo tipo di percorso musicale. Sai, anche se conosco Phil da dieci anni, è la prima volta che suoniamo insieme ed è stato feeling immediato...mi sto divertendo tantissimo!

Phil, a parte la tua attività di session-man, gran parte del pubblico ti ricorda come batterista dei Pooh, dopo Stefano D’Orazio. Che differenze hai trovato nel suonare brani più pop come quelli dei Pooh, rispetto a quelli più roccheggianti di Enrico Ruggeri?

Credo che sostanzialmente non ci siano poi così grandi differenze, perchè anche i Pooh sono rock, se non addirittura progressive. Enrico per questo tour mi ha chiesto uno schema da seguire negli arrangiamenti della batteria, pur lasciandomi la libertà artistica di aggiungere toni e di colori,  permettendomi una mia interpretazione personale.

Devo dire che ci sei riuscito alla grande, anche perchè stasera la tua batteria Gretsch e tuoi piatti Zildjian avevano un suono bellissimo, molto personale.

Ti ringrazio! E’ un bel complimento. Merito anche dei tecnici del suono che stanno facendo un grande lavoro dietro le quinte. Sai non sempre trovi quelli bravi o che fanno quello che tu chiedi. In questo tour siamo molto fortunati: lavoriamo con dei grandi professionisti.

Fabrizio, oltre che alla lunga ormai esperienza con Enrico, so che suoni anche in un’altra realtà...

Si! Ormai da parecchi anni porto avanti questo progetto i "QueenMania". Personalmente amo molto i Queen, come anche Enrico del resto. Uno dei gruppi più poliedrici che siano mai esistiti: pop, rock, ballds, rock sinfonico, insomma un gruppo unico di cui questa tribute band cerca di tenere in vita la leggenda. Diciamo che lo faccio soprattutto per passione. Una passione comunque molto gratificante perchè suoniamo parecchio  in giro e sempre con grandi consensi.

Ho notato che in questo tour, suoni “solo” il basso a corde, e non il synt-bass. Basso che tra l’altro pompa da paura!

Grazie! (sorride, ndr). Si, come ti dicevo prima è per via degli arrangiamenti, che stavolta sono completamente diversi per esempio rispetto al “Frankenstein Tour”, dove c’erano delle atmosfere differenti, molto più elettroniche, quasi alla Depeche Mode. Ripeto: mi sto divertendo tantissimo e il pubblico apprezza! E’ molto gratificante.

Chiudo il registratore, ringrazio e saluto tutti.

Salgo in sella alla mia Yamaha e guidando verso casa penso che è stata proprio una gran bella serata di musica, emozioni ed energia.

Grazie Rouge!

Un caloroso ringraziamento a Tina Rossi Photographer per le bellissime foto.

Stay always tuned !!!

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Articolo pubblicato il 13/04/2016