L'Ucraina ed il referendum olandese

Si è appena svolto il referendum in Olanda dove è stato chiesto ai cittadini se erano o meno daccordo che l'Unione Europea ratificasse l'accordo commerciale con l'Ucraina.

Il Referendum è stato vinto dai NO con una percentuale del 60% di contrari contro un circa 40% di favorevoli.

Il giorno seguente tutti i politici Europei che in qualche modo hanno interessi legati alla Russia hanno gridato alla vittoria ed in molti casi hanno  dichiarato che questo ulteriore schiaffo all'Europa dovrebbe decretarne la sua fine.

Da parte sua la Russia, che ha investito tantissimo in questo referendum, ha dato molto risalto alla notizia, notizia che ovviamente ha oscurato anche i “Panama Papers” declassati dallo Zar come un tentativo Americano di destabilizzare la Russia.

I giornali nostrani hanno pubblicato articoli ed analisi relativi a questo avvenimento ma nessuno si è soffermato su una minima analisi dei numeri.. proviamoci qui :

In Olanda il corpo elettorale è composto da poco più di 12 milioni di elettori e a questo referendum si sono recati il 32% degli aventi diritto al voto, ergo poco più di 3,8 milioni.

Di questi 3,8 milioni il 60% ha votato contro l'accordo e quindi significa che ci sono 2,3 milioni di persone in Europa che sono contrarie.

Il corpo elettorale dei 28 paesi che formano l'Europa è di circa 400 milioni di elettori e se calcoliamo la percentuale degli olandesi contrari vediamo che lo 0,6% degli europei è contrario all'adesione commerciale dell'Ucraina.

Lo 0,6% vi sembra un plebiscito ?

Ora ci si dovrebbe seriamente interrogare se quella europea non sia una democrazia malata. In democrazia la maggioranza ha l'onere e l'onore di governare e di prendere decisioni. Che democrazia è quella che si intoppa perché lo 0,6% è contraria?

Il vero pericolo per l'Europa in questo momento non è il voto olandese, ma potrebbe diventare un problema se questo accadimento andasse ad inceppare un meccanismo già di per se malato. A questo punto potrebbero inscenarsi delle reazioni a catena. Per esempio una regione come il Piemonte potrebbe indire un referendum contro un ipotetico accordo commerciale riguardante la pesca finlandese e con lo 0,6% di elettori europei bloccare le attività di quel paese. Senza scadere nella fantapolitica gli elettori della Valsusa contrari alla TAV potrebbero bloccarne la costruzione a seguito di un loro referendum locale.

Sono tutti esempi inverosimili ma che devono far riflettere tutti su cosa sia la democrazia e come vada governata. Se si decide di stare in una Unione di Stati, se ne accettano le regole, altrimenti si fa come il Regno Unito e si indice un referendum per uscirne ma non per bloccare l'attività del Parlamento Europeo. L'accordo commerciale Europa – Ucraina è stato ratificato da 27 stati su 28 pertanto aldilà di come viene utilizzato il referendum per motivi di politica interna olandese che nulla hanno a che fare con il quesito originale, c'è da augurarsi (per noi europei) che non abbia alcun peso sulle decisioni già prese dalla collettività dei Governi che formano l'UE.

Diversa è l'analisi che questo voto ci obbliga a fare. Il referendum olandese ci insegna come la propaganda e le azioni dirette di uno Stato estero possano andare ad influire su una società. La Russia ha investito tantissimo in questo referendum mobilitando tutta la destra olandese, specie finanziando quella destra più radicale e xenofoba, così come da anni sta facendo in mezza Europa (e gli esempi non mancano, dal Marine Le Pen in Francia alla Lega Nord in Italia e Pegida in Germania). Sono stati addirittura creati dei video Fake dove immaginarie organizzazioni terroristiche ucraine minacciavano gli olandesi di rappresaglie in caso di vincita del no.

E' oramai chiaro che esiste un problema tra due blocchi contrapposti di cui uno (la Russia) vorrebbe dominare l'altro. Il blocco europeo che si barcamena tra burocrazia e leggi democratiche e il mondo russo che può agire senza regole e pertanto molto più temibile. Si è visto con la pubblicazione dei Panama Papers, Cameron costretto a chiedere scusa, il Primo Ministro Islandese costretto a dimettersi mentre a Putin è bastato dire che si tratta di propaganda politica americana e che pertanto non deve alcuna spiegazione di quei due miliardi di dollari scomparsi nelle off-shore di Panama.

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Articolo pubblicato il 09/04/2016