DELIRIUM & ALTER ECHO STRING QUARTET: quando il progressive incontra la musica classica

Ero curioso, lo ammetto.

Ero curioso fin da quando, poco più di un mese fa, vidi i Delirium IPG (International Progressive Group) al Festival Beat al Le Roi: la manciata di brani presentati quella sera, la grinta, gli arrangiamenti, il nuovo line-up, mi avevano lasciato una certa acquolina (musicale) in bocca.

Appetito che ho avuto il piacere di soddisfare, accettando l’invito di Ettore Vigo ad assistere alla data-zero del nuovo spettacolo della band genovese, che si è tenuta proprio nel capoluogo ligure, presso il Teatro Rina e Gilberto Govi a Bolzaneto.

Uno spettacolo che i Delirium IPG porteranno in giro per il nostro Paese, e non solo, in compagnia di “Alter Echo String Quartet” (Marta Taddei, I° violino, Cecilia Colombani, II° violino, Roberta Ardito, viola e Rachele Rebaudengo, violoncello): un quartetto d’archi “…ba-rock…”, come mi dice proprio Roberta, “…nel senso che si va dalla musica barocca del Seicento, per finire al rock dei Led Zeppelin, passando per Mozart, Vivaldi ed Ennio Morricone…il tutto riarrangiato per i nostri archi”.

 

Proprio così: le quattro musiciste aprono lo show con un mini concerto, molto apprezzato dal numeroso pubblico presente, che comincia con una sonata barocca e termina con una versione, in perfetto stile 2Cellos, di “Stairway to Heaven”, semplicemente da brividi.

 

E poi…it’s progressive time…i Delirium IPG si uniscono al quartetto d’archi ed è subito “Verso il naufragio” (da “Il nome del vento” del 2009) che si trasforma in “Theme one” tributo ai Van der Graaf Generator.

Adrenalina allo stato puro: un mix davvero esplosivo tra musica progressive, genere di cui la band genovese è stata capostipite, e classicismo, il tutto riarrangiato in maniera davvero originale e moderna.

Il resto della scaletta è una piacevole alternanza fra vecchi brani, “Egoismo” ad esempio, “un brano scritto nel 1835”, come sottolinea simpaticamente Martin Grice, o la bellissima ed intensa “Dio del silenzio” (da “Delirium III” del 1974), e brani dal nuovo album “L’era della menzogna”, “…un disco duro, tosto, di denuncia, ma di quella forte…”, come sottolinea dal palco Alessandro Corvaglia, tra cui segnalo la bellissima title-track e la suite “Il castello di Mago Merlino”, che riporta i presenti indietro nel tempo, ad atmosfere mai del tutto dimenticate.

Per finire due chicche: “Dolce acqua” e naturalmente “Jesahel”, proposta in una versione moderna e roccheggiante, che chiudono uno show davvero superbo.

 

Applausi convinti del pubblico, ed applausi personali alla band in toto:  Ettore Vigo alle tastiere,fondatore del gruppo nel 1970, Martin Grice, flauto e sax, fondamentali per il sound del gruppo, Fabio Chighini, basso preciso e virtuoso, quando necessario, Alfredo Vandresi, batterista che non sbaglia uno stacco, re dei controtempi, Michele Cusato, guitar-hero di cui sentiremo parlare e Alessandro Corvaglia, gran voce e gran presenza, un vero animale da palcoscenico.

 

Proprio con Alessandro Corvaglia, ho avuto il piacere di scambiare qualche impressione prima del concerto: una chiacchierata interessantissima, che mette in risalto la competenza musicale e l’arguzia, tipicamente livornese, del lead-vocal dei Delirium IPG.

 

In occasione del Festival Beat al Le Roi, Ettore Vigo, fondatore dei Delirium, mi disse che i nuovi innesti nella formazione, avevano portato energia ed entusiasmo. Mi sembra che questo si veda fin dal sound-check.

 

Innanzitutto ringrazio Ettore per questa frase, che senz’altro è una attestazione di stima.

Si, si vede perché Michele (Cusato, ndr), è una persona giovane, estroversa, gioiosa che porta una notevole dose di adrenalina sul palco. Io sono uno che non è mai stato fermo nella propria vita, fin dalle elementari, non sto fermo neanche quando dormo…per me muovermi sul palco è la condizione ideale, normale, se preferisci. Questo porta dinamicità. Una dimensione dello spirito, mi vien da dire. Uno spirito…elettrico…

A proposito di elettricità…cosa vuol dire fare musica progressive, o progr,  nel 2016.

E’ un aspetto con tante sfaccettature. Non entriamo nelle disquisizioni che poi generano polemiche…sul fatto di essere veramente progressivi piuttosto che essere citazionisti…è per un certo verso meglio e per un altro peggio di come lo era sei o sette anni fa: meglio perché io vedo che comunque un minimo di attenzione nuova c’è. Sta piano piano ripartendo qualcosa. questo lo si vede anche nelle formazioni che nascono abbastanza numerose, disseminate su tutto il nostro territorio. E’ peggio perche purtroppo questa musica finisce sempre per essere confinata dentro un ascolto personale, di nicchia. Anche perché le occasioni per proporre questa musica dal vivo sono sempre meno e le stesse manifestazioni che faciliterebbero proposte di questo tipo, festival eccetera, diventano sempre più rare. Probabilmente perche di fronte a più proposte ci sono più costi e qui si potrebbe aprire un grandissimo discorso sul fatto che la musica in Italia non è assistita da nessun tipo di sovvenzione o di contributo, quindi i manager, i promoter, devono rischiare di tasca propria.

Secondo me, fare progressive vuol dire soprattutto saper suonare, cosa che da trasmissioni tipo talent eccetera, non viene assolutamente fuori…

Assolutamente d’accordo con te. I talent , come ha detto recentemente Red Ronnie, sono la ghigliottina della musica. La ghigliottina, la tomba, tutto quanto. Dal processo, alla condanna, alla sentenza. E sicuramente il progressive da quelle parti non ha nessuno sbocco. Programmi di quel tipo si rivolgono alle grandi masse mentre il progressive, io l’ho sempre definita una musica da ascoltare, non una musica da sentire. E oggi la gente sente la musica, ma non la ascolta. E questo naturalmente sta dietro al fatto che per ascoltare musica bisogna saperla creare e per crearla bisogna saper suonare. molti si barricano dentro il virtuosismo fine a se stesso, in realtà ci sono anche delle persone che riescono a trovare delle forme di espressione molto curiose, molto sperimentali. Si riesce ancora a creare qualcosa e allora ecco che nasce il vero e proprio pregressive, quindi la ricerca, l’originale e non necessariamente il pentagramma a duecento all’ora.

Parlando invece di Delirium IPG, stasera qui a Genova, fate qualcosa di diverso, con un quartetto d’archi e una scaletta che è un mix di classico e di nuovo.

Naturalmente si! E in entrambe le situazioni le ragazze dell’Alter Echo String Quartet sono inserite nella nostra musica, portando una linfa nuova ma soprattutto una dimensione acustica e sonora inusuale per noi. Molto bella. una cosa che fa quasi da corona aurea alla musica dei Delirium. Un chiaro esempio di quello che si può chiamare progressive. Senza scomodare i grandi del passato, tanto per dire i Deep Purple con la Royal Philarmonic Orchestra o i Metallica con la San Francisco Symphony Orchestra, questa è una cosa che da un po non si vedeva in giro e quindi a noi fa molto piacere ri-proporla, col trattino nel mezzo, nel senso che si rifarà ancora in avanti.

Parliamo per un attimo di Alessandro Corvaglia extra Delirium. so che porti avanti anche altri progetti…sempre riguardo al progr…

Al di la dei Deliruim che almeno per il momento è il progetto con cui faccio musica “originale”, l’altra, Maschera di Cera, con cui in quindici anni mi sono tolto delle grandissime soddisfazioni, è in un momento di stallo, per impegni dei vari musicisti coinvolti, io ho due tributi. Tributi che mi danno grandissime soddisfazioni: uno è vivo da sedici anni, un tributo ai Genesis prima maniera, straconosciuto in Liguria, Real Dream, con i quali siamo stati, tra l’altro, al “Genesis Day” a Settembre dell’anno scorso, una bellissima manifestazione, a cui abbiamo avuto l’onore di essere invitati, e l’altro è Mr Punch, tributo ai Marillion del periodo Fish…

…il periodo migliore, mi permetto di dire…

…e io ti seguo a ruota…per me i Marillion di quel periodo incarnano l’adrenalina pura, con tutto il rispetto per Steve Hogarth (il cantante che sostituì Fish nel 1989, ndr)…

…un po' come i Genesis post Peter Gabriel…

…bravissimo…dicevo, i Mr Punch è una tribute band nata da poco ma che sta collezionando dei successi incredibili, soprattutto in Europa, dove abbiamo già un bel set di date fissate da tempo: Germania la settimana prossima, Inghilterra e nuovamente Olanda a Ottobre, poi per il prossimo anno abbiamo già concerti previsti in Norvegia, Polonia, Scozia…e aspettiamo l’Italia chiaramente, perché suonare in casa nostra sembra essere parecchio difficile…comunque parliamo di un progetto che compie un anno di vita a Giugno prossimo e che crescerà ancora.

Ne sono convinto. Alessandro, ti ringrazio del tempo che mi hai dedicato e mi auguro di poter vedere presto a Torino sia i Delirium che le tue tribute band. Ho visto dei video di Mr Punh e mi ricordate molto le atmosfere uniche di “The Thieving Magpie”, uno dei migliori live della storia.

Ti ringrazio di cuore. Sei davvero gentile. Mi auguro di suonare presto a Torino. una città che adoro, molto sensibile alla musica, come poche altre in italia. Grazie a te per lo spazio che mi hai concesso.

Buona musica!

Buona musica a te!

 

Stay always tuned !!!

 

 

 

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Articolo pubblicato il 06/04/2016