Torino, NO alla riforma Costituzionale del Governo Renzi

Costituito il Comitato Piemontese del No

Ieri mattina si è insediato a Torino, il primo Comitato Piemontese del No al Referendum Costituzionale. Il comitato è apartitico ed aperto al contributo di ogni cittadino che si riconosca in principi incompatibili con le norme che, se approvate, calpestando i valori fondanti della nostra costituzione, minerebbero l’esercizio della democrazia in Italia.

I promotori che hanno firmato l’atto costitutivo sono Carlo Giacometto, Marco Fontana, Claudia Porchietto e Gian Luca Vignale, consiglieri regionali di Forza Italia e l’europarlamentare Alberto Cirio.

Il Comitato già nella serata di ieri, come annunciato da Civico20, ha organizzato un convegno al quale hanno espresso le loro valutazioni oratori che, sostenendo rispettive posizioni, hanno partecipato negli ultimi anni alle discussioni che si sono sviluppate in Parlamento attorno alla riforma dello Stato.

Il Senatore Roberto Calderoli, da sempre schierato per il No, il senatore Gaetano Quagliariello, che partendo da un’impostazione favorevole, si è dissociato dal connubio riforma costituzionale e sistema elettorale “Italicum”, l’onorevole Luciano Violante, assertore del Si, con venature ampiamente critiche, maturate con l’evolversi compromissorio e pasticciato dell’Iter parlamentare.

Come  ampiamente illustrato in un precedente articolo, il referendum per l’approvazione della riforma costituzionale dovrebbe svolgersi nel mese di ottobre. Il particolare negativo di questa consultazione è rappresentato dall’assenza di quorum. Per cui anche poche migliaia di votanti, nel disinteresse generale del Paese, potrebbero decidere il destino della democrazia in Italia e la limitata portata del voto popolare.

Civico20, continuerà a soffermarsi su queste tematiche di estremo interesse ed importanza, avvalendosi del contributo di costituzionalisti e conoscitori della materia.

Nel frattempo diffondiamo un elenco di ragioni che dovrebbero, per lo meno sensibilizzare l’attenzione dei cittadini.

Cosa potrebbe succedere se, oltre al Parlamento che oggi annovera ben 130 deputati e 114 senatori che, in disprezzo alla indicazioni dei loro elettori, hanno cambiato schieramento nel corso della legislatura, anche i cittadini con il referendum, approvassero la riforma costituzionale?


  1. Aumenterebbero le tasse

  2. Il Senato non viene abolito, ma svuotato delle sue funzioni

  3. Non si aboliscono i senatori a vita

  4. Dopo le province si cancella il diritto al voto per il Senato

  5. La riforma costituzionale unita alla nuova legge elettorale, darà la possibilità ad una minoranza (lista che prende un voto in più) di nominare più di 1500 posti di Governo e sottogoverno

  6. Crea un “premierato assoluto” che mira al centralismo invece che al decentramento e alla sussidiarietà

  7. Aumenta il numero di firme per i referendum abrogativi e non istituisce quelli propositivi

  8. La Corte Costituzionale resta un Organo Politico e non garante.

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Articolo pubblicato il 02/04/2016