I robot stanno davvero minacciando i posti di lavoro degli esseri umani?

Da molti studi sembra che l' automazione non sia una minaccia per i posti di lavoro tradizionali

I robot stanno davvero minacciando i posti di lavoro degli esseri umani?

Nel corso della storia, l'arrivo delle tecnologie rivoluzionarie - come la ferrovia, l'automobile, e il telefono - ha creato grandi opportunità di lavoro per tutti. Tuttavia, i settori della tecnologia avanzata di oggi non hanno fornito le stesse opportunità di lavoro di qualche lustro fa, in particolare per i lavoratori meno istruiti, come è avvenuto invece nel tipo di industrie anche innovative che hanno dato occupazione alla generalità dei lavoratori in passato.

Questa tendenza al ribasso nella creazione di nuovi posti di lavoro nei settori della tecnologia è stata particolarmente evidente dal momento della 'rivoluzione informatica' degli anni a partire dal 1980.

Alcuni rapporti sull' introduzione di massa dei robot nelle aziende dimostrano che il fenomeno della sostituzione degli esseri umani con i robot però non è ancora preoccupante.

Ad esempio, il rapporto Lin (2011) stima che mentre circa il 8,2% della forza lavoro degli Stati Uniti si è spostata verso nuovi posti di lavoro - associata con i progressi tecnologici, dato che emerge a partire dal 1980- , il numero equivalente per gli anni 1990 è stato del 4,4% ( rapporto Berger e Frey 2015) .

Ed ancora, c'è un documento molto accurato il quale riporta che meno dello 0,5% dei lavoratori negli Stati Uniti si è spostato verso le industrie della tecnologia tipica degli anni 2000, tra cui le aste online, video e audio streaming, e il web design. Analogamente, Haltiwanger ed altri (2014) mostrano che il dinamismo delle imprese nel settore della tecnologia degli Stati Uniti ha notevolmente rallentato nel corso degli anni 2000.

Gli impatti delle tecnologie digitali sui mercati del lavoro sono tuttavia stati sostanziali.

I computer hanno preso il posto di lavoratori impiegati in una vasta gamma di lavori di routine, tra cui molti posti di lavoro amministrativo, attività che è tipicamente concentrata al centro della distribuzione del reddito.

Accompagnata con la crescita dell'occupazione sia nella parte superiore e inferiore del diagramma della competenza individuale e di distribuzione del reddito, l'automazione del lavoro di routine ha contribuito allo svuotamento dei mercati del lavoro in tutto il mondo industriale dei Paesi ad alto reddito.

La polarizzazione del lavoro ( intesa come divisione del lavoro tra robot ed esseri umani), con alcune eccezioni è anche già in atto nelle economie in via di sviluppo, tra cui  Macedonia, Turchia, Messico e Malesia ( report WDR 2016).

L'eccezione più notevole è la Cina, dove i lavori a medio reddito sono rapidamente aumentati, in seguito alla delocalizzazione di posti di lavoro di produzione nelle economie avanzate. Tuttavia, la Cina potrebbe essere uno degli ultimi Paesi a cavalcare l'onda di industrializzazione per la propria prosperità.

Mentre le innovazioni tecnologiche del 20 ° secolo - come la nave portacontainer e il computer - hanno contribuito alla nascita di catene di approvvigionamento globali, consentendo alle aziende di localizzare la produzione dove la manodopera è a buon mercato, i recenti sviluppi in robotica hanno reso sempre più economicamente redditizio per le società avanzate il 'reshore' - o ritorno a casa - della produzione in fabbriche automatizzate.

Come mostrato dal rapporto Rodrik (2015), nel corso del 20 ° secolo  l' occupazione manifatturiera è costantemente diminuita tra le economie emergenti: una tendenza globale che deve essere attribuita all' automazione della forza lavoro, lanciando sfide significative per il futuro della creazione di posti di lavoro nelle economie in via di sviluppo.

Allo stesso tempo, la portata potenziale dell'automazione del lavoro si è rapidamente estesa e continuerà inevitabilmente ad espandersi in futuro. Storicamente, l' informatizzazione è stata decisamente limitata a compiti di routine che coinvolgono le attività che possono essere facilmente specificate nella programmazione software.

I recenti progressi tecnologici, al contrario, hanno permesso di automatizzare anche una vasta gamma di compiti non di routine. Alcune attività, come guidare un' auto o decifrare la scrittura scarabocchiata, erano stati ritenute non automatizzabili solo un decennio fa. Eppure, oggi queste attività possono essere automatizzate.

L' espansione dell' automazione potrebbe costituire uno spartiacque per i mercati del lavoro in tutto il mondo. Secondo un recente studio, circa il 47% di occupazione degli Stati Uniti è suscettibile di automazione come risultato di queste tendenze (Frey e Osborne 2013).

Non sono più solo i processi di produzione e di back office che sono suscettibili di essere automatizzati. Altre occupazioni possono risultare a rischio, come nella logistica e nel trasporto, nella vendita e nei servizi. Così, una vasta gamma di settori ritenuti al sicuro dall'avvento dell' automazione sono ora esposti al cambiamento.

Applicando la metodologia di Frey e Osborne (2013), la Banca Mondiale ha recentemente stimato che la quota di posti di lavoro a rischio di automazione è ancora più elevata nei Paesi in via di sviluppo. Mentre il 57% dei posti di lavoro nella regione OCSE sono suscettibili di automazione, le cifre corrispondenti per Cina e India sono 77% e 69%, rispettivamente, e in Etiopia uno sbalorditivo 85% della forza lavoro è suscettibile di automazione.

La Cina è ora il più grande mercato per i robot nel mondo, e secondo recenti stime il periodo di ammortamento per i robot in Cina ora è ridotto a due anni.

Eppure, se la tecnologia sta creando sempre meno posti di lavoro con risparmio di manodopera, perché ci sono ancora tanti posti di lavoro?

In primo luogo, non tutti i lavori che sono automatizzabili sono infatti automatizzati, nonostante la promessa della tecnologia self-service. Ad esempio, ci sono ancora più di 3 milioni di cassieri occupati negli USA nei supermercati. La creazione di posti di lavoro dipende da fattori anche diversi dalla tecnologia: la maggior parte della creazione di posti di lavoro dalla rivoluzione informatica degli anni 1980 è avvenuta in settori non tecnologici dell'economia.

Le stime di Spence e Hlatshwayo (2011), ad esempio, mostrano che i settori che producono beni e servizi consumati a livello locale, hanno rappresentato fino al 98% della crescita totale dell' occupazione negli Stati Uniti tra il 1990 e il 2008. Circa il 40% dei questa crescita, a sua volta, è stata determinata dai servizi governativi e sanitari (settori che non sono guidati principalmente dalle forze del mercato), mentre il commercio al dettaglio, le costruzioni, l' alimentazione ed il turismo hanno contribuito in modo significativo a questo trend.

In terzo luogo, la tecnologia ha avuto un impatto significativo sui posti di lavoro al di fuori di essa, come i settori specialistici che la utilizzano, quali i servizi professionali, che hanno  rapidamente progredito nella tecnologia dell'informazione e della comunicazione.

In conclusione, da tutti questi report si è visto che, mentre i settori della tecnologia di oggi producono meno posti di lavoro rispetto a quelli che li hanno preceduti, i loro impatti indiretti sulla creazione di posti di lavoro sono di gran lunga maggiori, in quanto creano domanda aggiuntiva nell'economia locale.

I destini dei lavoratori dipendono quindi meno dalle opportunità di lavoro create da aziende biotech o  di computer, ma sulla domanda di servizi locali creati da tali società. Mentre la portata dell'espansione dell'automazione significa che una gamma più ampia di servizi poco qualificati sarà sempre più automatizzata, la domanda di servizi completamente nuovi sarà creata allo stesso tempo, bilanciando l' effetto automazione sull' umanità.

Nonostante l'evoluzione tecnologica significhi più risparmio di manodopera e meno posti di lavoro creati, le preoccupazioni per l'automazione che causa la disoccupazione di massa sembrano esagerate, almeno per ora.

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Articolo pubblicato il 15/04/2016