Mentre l'Europa trema, i russi liberano Palmira

Scenari di un conflitto strisciante e di un marzo tra paure e venti di guerra

Il 27 marzo, mentre in Europa si celebravano con prudente timore le cristiane festività pasquali e il Belgio, insanguinato e impaurito, si prodigava in una tardiva caccia all'uomo, in Siria la storica cittadina di Palmira, la "Sposa del deserto" patrimonio dell'umanità, veniva strappata alle milizie del Califfato dopo 16 mesi dalla sua caduta nelle mani dell’Isis.


Momenti di un conflitto atipico che si sta espandendo in mezzo mondo senza confini né divise, che sfugge alle regole di ogni guerra convenzionale in un alternarsi di interessi politici e territoriali contrapposti, intrecci di forze in campo, etnie, alleanze dagli obiettivi imprecisi e inclini al contrasto.

Una certezza è che la vecchia Europa, civile, tollerante e disunita costellazione di democrazie, dopo 70 anni di pace, colpita al cuore da un manipolo di terroristi annunciati, cincischia impaurita; risvegliandosi già quasi islamizzata e impreparata, oggi fatica a sintetizzare rapide contromisure e reazioni adeguate.

Un'altra certezza è tra le sabbie del deserto siriano, dove non c'è posto per i guanti bianchi. Si spara, si combatte e le milizie dell'Isis stanno mostrando la loro debolezza se affrontate con organizzata determinazione militare, così come è storia dell'uomo fare in ogni contesto di belligeranza.

Nello scacchiere mediorientale, dopo la conquista di Palmira e Ramadi, l’Isis ha raccolto solo sconfitte e dopo l'intervento russo, da fine settembre 2015, pare aver perso la forza di condurre offensive su vasta scala, probabilmente in seguito alla quasi totale distruzione operata dai jet di Mosca, delle autocisterne che portavano in Turchia il greggio estratto nei territori occupati dal Califfato e che rientravano in Siria con carburante raffinato.

 

Al posto delle inadeguate raffiche di parole esternate dal noioso fronte caldo dei nostri talk-show, agendo sul campo, dribblando gli interessi e le contraddizioni della Nato, lo zar russo ha fatto fuoco sui blindati degli anticristo e i rapporti tra le forze si sono subito invertiti.

 

Il consigliere politico del presidente Assad, Bouthania Shaabari, intervistato da Russia Today ha commentato amaramente che se gli americani avessero voluto intervenire a suo tempo, avrebbero potuto individuare con i satelliti le colonne di miliziani armati che si dirigevano su Palmira e colpirle dall’aria, invece non hanno fatto nulla.


Un'opinione che merita attenzione se viene presa in esame la scarsa enfasi dei commenti ufficiali occidentali per il successo che la riconquista di Palmira rappresenta per Assad e per l'intervento dell'alleato russo.


Nel frattempo, dopo la liberazione della città storica, pare che i russi invieranno squadre di sminatori per mettere in sicurezza la zona e quindi, sarà il momento degli archeologi per valutare danni e possibilità di restauri.


È presto per dire che la riconquista di Palmira rappresenti la svolta delle mire espansioniste del califfato tra il Tigri e l'Eufrate, ma di sicuro è una vittoria politica personale di Putin e della Russia che si ripropone come potenza militare; successo ottenuto grazie ad una strategia diretta e priva di attriti interni. Una scelta che sta già portando al riesame dell'embargo da parte della comunità europea in seguito ai fatti dell’Ucraina che, cogliendo l’opportunità economica e strategica, paiono essere già dimenticati.

 

Nel frattempo, sul fronte iracheno, l’esercito ha lanciato una nuova offensiva contro le postazioni dell’Isis nella località di Majmur e diverse zone della strategica località di Al-Qayara, 50 chilometri a sud di MosulL’attacco, iniziato la notte del 24 marzo, appoggiato da intensi cannoneggiamenti e preceduto da una serie di bombardamenti, procede con la copertura delle forze aeree della Coalizione internazionale


Attaccati su più fronti, secondo fonti irachene, spesso gli jihadisti ignorano l'incitamento a combattere rinunciando a difendere le posizioni, scegliendo la fuga.

Informazioni da prendere con le dovute precauzioni mentre, secondo fonti americane, i recenti attentati dell’Isis in Europa sono proprio una risposta all’offensiva che subiscono nel loro territorio.

 

Un'Europa prudente e attendista che ha visto sbarcare a Tripoli Fayez Al Serraj, premier di unità nazionale comodo all'Occidente, ma non riconosciuto dalle forze islamiche presenti sul territorio libico, a sua volta frazionato in una costellazione di interessi che coinvolgono le maggiori potenze economiche arabe, con un occhio strizzato a occidente e l'altro al malcelato progetto di una ricostruzione del perduto Impero Ottomano.

 


La Libia dunque è sospesa tra un ipotetico governo che possa poi giustificare un intervento militare santificato dalla risoluzione Onu 2259 del 23 dicembre 2015 e il rischio concreto di un altro scenario esplosivo di un tutti contro tutti, simile a quello siriano.

È dunque questo il marzo senza pace che ha visto altre, tacite stragi di cristiani nel mondo e liberazione di Palmira, terrore in Europa e nuovi scenari possibili in terra libica, mentre la voce del Papa declama messaggi di conciliazione poco ascoltati da chi tira le fila del complesso scenario.

 

E nel frattempo, proprio dalle coste della Libia continuano a partire 1000 migranti al giorno ammassati su gommoni diretti in Italia: la terra promessa.

Anomali profughi ben nutriti, quasi tutti provenienti dal centro Africa. Eroi d’una nuova, incruenta operazione Husky più di 70 anni dopo, invasione che prosegue senza programmi e senza resistenza.

 

Solo il futuro conosce l'epilogo di questo immenso Risiko che si sta sviluppando sul pianeta tra oscuri giocatori, obiettivi segreti e armate di tutti i colori. Certamente l'Italia ha poche carte da giocare. Fa la voce forte in tv, mentre aspetta ordini da chi la comanda dai piani superiori o forse, come è sua storica consuetudine, attende di capire con chi è più conveniente stringere alleanze prima di tirare gli ultimi dadi?

 

http://www.analisidifesa.it/2016/03/lesercito-siriano-libera-palmira-quello-iracheno-punta-su-mosul/

 

http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=16111


http://www.corriere.it/esteri/16_marzo_09/libia-piano-americano-anti-isis-40-obiettivi-mappa-usa-7d02a75c-e573-11e5-a224-f2704d495d88.shtml


http://www.internazionale.it/opinione/bernard-guetta/2016/03/29/palmira-siria-assad

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/30/libia-premier-designato-sarraj-arrivato-a-tripoli-via-mare-base-navale-sara-quartier-generale/2593204/

 

 

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Articolo pubblicato il 31/03/2016