Belgio, uno stato fallito che ospita due fallimenti: L’UE e Juncher

Cronaca impietosa di una istituzione che continua a non incontrare i favori dei cittadini

Civico20 da tempo si occupa dell’Unione Europea. Commentiamo con un certo disappunto la produzione normativa e legislativa, avulse dalle problematiche dei cittadini e lontane dalle consuetudini e dalla storia dei singoli stati membri. Dopo la scia di sangue versata a Bruxelles, dal fondamentalismo islamico, ogni giorno presentiamo ai lettori la drammatica realtà contrassegnata dal terrorismo e la “tenue reazione” dell’UE.

Nel corso degli infiniti e anche vacui commenti sugli attentati islamici commessi a Bruxelles il 22 marzo, molti degli intervenuti sulla stampa ed alla televisione hanno sottolineato il fatto che si era trattato di un colpo al simbolo dell’Unione Europea, la città di Bruxelles, dove hanno sede le principali istituzioni europee: Parlamento, Commissione ed uffici vari che direttamente od indirettamente si occupano dell’istituzione comunitaria.

Come pure è stato rilevato che tra i morti ed i feriti vi erano persone provenienti agli altri Stati europei che lavoravano in quegli uffici.

Ed infatti da questo punto di vista Bruxelles è indubbiamente un “simbolo”.

Un simbolo scelto male, però, perché quella città ed il Belgio rappresentano tutti i mali ed i difetti della Unione Europea.

Cerchiamo ancora di approfondire ogni aspetto di quest’Europa decadente, così lontana da quella concepita da Paul Henry Spaak, alla fine della seconda guerra mondiale.

Il Belgio, infatti, è un non-Stato, composto da tre aggregati che sono la regione vallone che parla il francese; la regione fiamminga, che parla una specie di dialetto olandese; e la stessa capitale Bruxelles che è autonoma e, a quanto pare, è divenuta anche islamica.

Inoltre vi è una comunità tedesca che è stata aggregata a quella vallone. Il parlamento, a sua volta, ha una composizione “per quote” che rispetta quella divisione etnica e linguistica. Ciò è una conseguenza della creazione di questo Stato, che è un Paese “artificiale” costituito staccandosi dai Paesi Bassi (Olanda) nel 1830 come conseguenza della la sconfitta di Napoleone nel 1815, e che è sempre sull’orlo di una divisione.

La divisione intelligente, che è avvenuta per altri Stati artificiali creati in Europa come la Cecoslovacchia e la Jugoslavia, è stata finora frenata dalla presenza di una dinastia reale, già compromessa con il Nazismo durante la seconda guerra mondiale. La monarchia riveste oggi un ruolo sempre più marginale nella vita politica e sociale.

Ciò ha comportato che è sempre molto difficile costituire un governo unitario, vista la divisione culturale del Paese: in particolare, negli anni 2010-2011 il Belgio si è caratterizzato per la più lunga crisi di governo nella sua storia e tra i Paesi europei, durata ben 541, e conclusasi  con la nomina del socialista italo-belga Elio Di Rupo, omosessuale dichiarato, che è passato alla storia, non certo per aver partorito leggi fondamentali e positive, ma per aver rifiutato nel 1994 di stringere la mano – quale ministro – all’allora vicepresidente del consiglio italiano Giuseppe Tatarella, considerato “fascista” perché proveniente dal Msi.

Il Belgio è tristemente noto agli italiani anche per la tragedia di Marcinelle, avvenuta l’8 agosto 1956, dove in quella miniera di carbone ci fu un’esplosione in cui morirono centinaia di lavoratori italiani, anche a causa delle scarse misure di sicurezza.

Ma i lavoratori italiani – in prevalenza abruzzesi, come la famiglia di origine di Di Rupo – erano andati là a seguito di uno scandaloso ricatto fatto all’Italia dopo la guerra, quasi come un’appendice al “diktat”.

Poiché il nostro Paese aveva bisogno del carbone per la ripresa produttiva e la ricostruzione, il Belgio gli impose lo “scambio” di lavoratori, tra cui non pochi minori, contro carbone.

Le condizioni di vita e di lavoro di quei nostri connazionali, poveri e provenienti dalle regioni più depresse, erano simili a quelle di un campo di concentramento, ed i Caduti sul lavoro, furono numerosi altri in aggiunta a quelli di Marcinelle.

Adesso, capo del governo belga è il riformatore francofono Charles Michel. Ma la divisione del Paese, amministrativamente e politicamente, permane: la riprova si è avuta proprio in occasione dei drammatici eventi di queste settimane, poiché vi sono diverse polizie e servizi di sicurezza in contrasto tra loro.

Questo è quindi il Belgio, uno Stato che i commentatori di questi giorni non hanno esitato a definire “fallito”!

Strane e sinistre convergenze tra le  sedi ufficiali dell’Unione Europea (fallita), che risiedano in un Paese “fallito”, e comunque profondamente diviso al suo interno tanto da non riuscire a costituire un governo od a farlo con grandi difficoltà?

E non è un simbolo che la base operativa e logistica dell’islamismo integralista sia proprio a Bruxelles, nella prossimità dei palazzi europei?

Non rappresenta tutto ciò – la natura “artificiale” del Belgio, la mancanza di unità politica, la presenza indisturbata dell’integralismo islamico, l’inefficienza della polizia – l’immagine stessa dell’Unione Europea?

Ma non vi è solo, questa d’immagine europea. L’attuale presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, è un politico democristiano del Lussemburgo, che è stato al governo di quel “Granducato” per ben otto anni, dal 2005 al 2013. In quel periodo, secondo una documentata inchiesta giornalistica del 2014, ben 300 multinazionali furono indotte a trasferire la loro sede legale in quello Stato per pagare meno tasse a danno degli Stati in cui operavano ed incassavano i profitti.

D’altra parte, il Lussemburgo è noto per essere un “paradiso fiscale”, ricco di banche, consulenti fiscali, gestioni “fiduciarie” (altro termine per definire “occulte”) di proprietà straniere.

Ricordiamo poi che questo Granducato, ministato cuscinetto tra la Germania, il Belgio e la Francia (durante la guerra vi fu combattuta a dicembre 1944 la famosa “battaglia delle Ardenne”) è una sopravvivenza del Sacro Romano Impero carolingio, e probabilmente è stato fatto rimanere in piedi dopo i convulsi periodi bellici europei (epoca napoleonica, primo e secondo conflitto mondiale) proprio per creare una “zona neutra” per affari e banche.

L’Unione europea, oggi, ha sede in un Paese fallito ed è guidato da una persona sospettata di aver favorito l’elusione fiscale a danno degli altri Paesi. Tutto ciò spiega perché l’Europa così com’è non ha voce nella politica internazionale ed è sotto attacco terroristico.

Le mezze figure dell’UE non garantiscono la nostra sicurezza, ed offuscano, con le loro iniziative gli Ideali europei, inizialmente nobili. La gestione e la direzione dell’Euro sono invece affidate alle solide mani tedesche e collocate a Francoforte, alla BCE e non di certo all’UE.

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Articolo pubblicato il 28/03/2016