L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Massimo Calleri: il senno di poi

La tribuna dei saggi

La tragedia di Bruxelles ha prodotto l’ormai consueta tribuna dei saggi, cioè di coloro che, dall’alto della loro sapienza e della innata capacità di realizzazione del pensiero, si ritrovano a colmare spazi mediatici sull’accaduto.

Ma purtroppo l’accaduto è, per l’appunto, accaduto per cui non potendo tornare indietro si producono le più svariate illazioni su cosa si sarebbe potuto fare per evitare lo stesso accaduto mentre non si traccia la strada da seguire con ferrea determinazione e senza ipocrisie per evitare che i tragici eventi si ripetano.

E’ l’ennesima consacrazione del nulla, del teorema che diviene incolpevolmente postulato, del fiume di congetture che lasciano il tempo che trovano, pronte ad essere riesumate alla prossima occasione. Ed il pubblico assiste senza la possibilità di replica, rassegnato, convinto inconsciamente che contro l’imprevedibile non c’è rimedio.

Proprio così, poiché l'assenza di prevenzione è madre di ogni contrattempo fisico, ideologico o politico e delle conseguenze che esso produce. Il pensiero maligno vuole che alcune situazioni facciano parte di un copione malvagio che ha il suo regista, i suoi attori e le sue comparse, queste ultime carne da macello sacrificate sull’altare del potere supremo, quello cioè che deve essere l’unico su cui immolare le vittime designate.

Ed ecco che i fatti di Parigi si ripetono in varie parti del mondo, anche in quelle nazioni in cui la cassa di risonanza è meno amplificata. “Eppure i servizi segreti avevano lanciato l’allarme” si sente ripetere all’indomani di stragi ormai all’ordine del giorno.

Ed allora perché dopo il primo caso non si è provveduto andando a stanare i futuri “martiri” anzi è stato loro permesso di spostarsi, senza efficaci controlli, nei territori che li vedono successivamente perfidi portatori di dolore fra la gente comune, unica a vivere, se così si può dire, il terrore della morte?

Ma questo è il senno di poi, più volte ostentato dai frequentatori abituali dei salotti in cui la cultura viene spesso annullata da un vuoto ed insignificante nozionismo, quello stesso che commenta le piazze infiorate da chi piange i propri cari cancellati dalla follia di chi, fino al giorno prima, viveva in mezzo ad essi, nato nella stessa nazione che gli ha consentito di crescere e di realizzarsi prima di abbandonarsi al richiamo di un ideale che ha, in molti casi, dovuto assimilare e fare proprio.

Continueremo, perciò, a piangere i morti, a lamentare l’insicurezza guardando con diffidenza chi ci ricorda, anche vagamente, gli interpreti di quel copione malvagio di cui abbiamo già detto. Continueremo altresì a vivere le sentenze di sedicenti esperti e filosofi che trovano solo nel pensiero consolazione all’incapacità propria e altrui.

                                 

                                                                                                     Massimo Calleri

 

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Articolo pubblicato il 27/03/2016