Riforma Costituzionale: E’ in Gioco il futuro dell’Italia

A Torino un importante convegno per conoscere gli aspetti nascosti del disegno di legge Boschi

In questo periodo siamo frastornati dalle notizie allarmanti del terrorismo che sta avanzando in Europa e con furia cieca semina il panico e miete vittime nei luoghi d’incontro e di aggregazione più disparati.

Permane una situazione economica ed occupazionale stagnane, nonostante l’ottimismo del Presidente del Consiglio. Le famiglie, almeno nel breve medio - temine, non traggono di certo motivi di euforia o di speranza.

Per rimanere poi alle vicende politiche nostrane, gli esempi che le forze politiche ci offrono in vista delle elezioni amministrative, non inducono il cittadino ad essere fiducioso nei partiti come centri decisori, volti al raggiungimento del bene comune e per la salvaguardia della democrazia.

Però, a  prescindere dall’esito delle elezioni di giugno, dietro l’angolo ci aspetta una scadenza ancora più importante per il destino del Paese.

Il Referendum per l’approvazione di modifiche sostanziali alla nostra Carta Costituzionale. Come in ogni referendum, oltre all’astensione, il cittadino potrà esprimersi attraverso un Si o un NO.

A Roma sono già stati insediati il Comitato del SI e quello del NO. Anche a Torino, all’inizio di marzo si è già tenuto un incontro nel corso del quale la professoressa Annamaria Poggi dell’Università di Torino ed il professor Jorg Luther dell’Università del Piemonte Orientale nel presentare un’analisi imparziale del provvedimento, hanno focalizzato le loro riflessioni “Oltre i sì e i no”.

Fra pochi giorni, sempre a Torino avremo modo di ascoltare dissertazioni ed approfondimenti da parte di coloro che in Parlamento hanno sostenuto specifiche posizioni.

Il 1 aprile alle ore 20,30 all’Hotel NH Ambasciatori, in corso Vittorio Emanuele II°, n.104 organizzato dal gruppo PPE al Parlamento Europeo, si terrà il convegno “In Gioco il futuro dell’Italia: Referendum Yes or NO”

Introducono Carlo Giacometto – Commissario Forza Italia, Provincia di Torino

Claudia Porchietto – Consigliere Regionale Forza Italia

Gian Luca Vignale – Consigliere Regionale Forza Italia

Intervengono alla Tavola Rotonda:

Senatore Roberto Calderoli

Senatore Gaetano Quagliariello

Senatore Paolo Romani

Onorevole Luciano Violante

Conclude Alberto Cirio – Eurodeputato Gruppo PPE

Ci pare opportuno  fornire a lettore, qualche notizia nel merito, cercando di approfondire l’argomento in modo sintetico e chiaro.

1. Il cuore del provvedimento è il superamento del bicameralismo perfetto. Il Parlamento sarà sempre composto da Camera e Senato, ma solo Montecitorio potrà accordare o revocare la fiducia al governo. In sostanza è una riforma che punta a snellire i tempi per l’approvazione delle leggi.

2.Come cambia il Senato. Subirà un taglio dei senatori. Da 315 a 100. Tutti con l’immunità. 95 saranno eletti dai Consigli regionali “in conformità alle indicazioni espresse dagli elettori alle elezioni politiche”. Gli altri 5 potranno essere nominati, come accade anche oggi, dal Presidente della Repubblica. Continueranno a sedere sugli scranni di Palazzo Madama gli ex inquilini del Quirinale.

3.Come cambia l’elezione del Capo dello Stato. Il Presidente della Repubblica sarà eletto con i due terzi di senatori e deputati nei primi tre scrutini e con i tre quinti dal quarto scrutinio. Dal settimo si passa a un quorum dei tre quinti dei votanti. Adesso, invece, la Costituzione prevede che all’elezione partecipino anche tre delegati per ogni Regione (la Valle d’Aosta con un solo). Viene eletto Presidente chi riceve la maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.

Modifica del Titolo V. È la parte della Costituzione dedicata agli Enti autonomi che costituiscono la Repubblica. Si è riscritto l’elenco delle materie riportandone molte alla competenza dello Stato e sono state eliminate quelle concorrenti. Inoltre sono state cancellate le province dal testo costituzionale.

4. Leggi popolari e referendum Cambiamenti anche per gli istituti di democrazia diretta. Per presentare una proposta di legge popolare serviranno 150mila firme (oggi ne occorrono almeno 50mila da parte degli elettori), ma saranno certi i tempi per l’esame.

È salita anche la soglia per il referendum abrogativo: non più 500mila firme di elettori, ma 800mila e il quorum sarà fissato al 51% dei votanti delle ultime politiche. Invece se la raccolta firme si attesta tra le 500 e 800mila resta il quorum del 51% degli aventi diritto al voto.

5.Abolizione del Cnel. La riforma costituzionale prevede l’abrogazione dell’articolo 99 della Costituzione, quello riguardante il Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. È un organo di consulenza delle Camere e del governo: gode dell’iniziativa legislativa e può contribuire all’elaborazione della legislazione economica e sociale. Non scomparirà subito. Entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge verrà nominato un commissario straordinario a cui sarà affidata la liquidazione e la ricollocazione del personale presso la Corte dei Conti.

6.Quando si voterebbe il referendum. Il testo definitivo della riforma “Boschi” è stato votato alla Camera l’11 gennaio scorso. Nella seconda votazione i parlamentari potranno solo votare Sì o No, non sono più ammesse modifiche. Montecitorio si esprimerà definitivamente l’11 aprile.

La parola ai cittadini potrebbe passare, verosimilmente, in ottobre. Potranno partecipare tutti coloro che godono dei requisiti per eleggere i rappresentanti alla Camera dei deputati. La consultazione non prevede un quorum minimo di partecipanti e la legge “Boschi” non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Se vincessero i No il governo Renzi andrebbe a casa.

Comunque il quesito dovrebbe essere secondo l’art della Costituzione 138, così (più o meno): “Approva la legge Costituzionale n…. pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n….. SI –NO”.

 La confusione più evidente è relativa alla tecnicità molto incerta e confusa che prevede il pseudo metodo elettivo dei senatori consiglieri regionali. Meccanismo astruso che non molti cittadini sono in grado di cogliere.

Il Seato ridimensionato nei numero e componenti e svuotato dalla originali funzioni e competenze ,si configura come una ripetizione della Conferenza Stato Regioni e dunque una clonazione dei posti di potere. La stessa confusione che riguarda la revisione del Titolo Quinto, con l’abolizione della competenza concorrente e la ridistribuzione delle materie in capo allo Stato.

Dalla parte del No al referendum sicuramente c’è questa personalizzazione del risultato del referendum che il Renzi ha caricato su di sé: “Il voto referendario è un voto sulla mia persona e sul mio operato di capo del governo”.

Se dovesse vincere il No, questo sarebbe da intendersi come un voto di sfiducia nei suoi confronti (e della sua maggioranza), che lo indurrebbero a dimettersi. Una sorta di recall quindi, per il tramite del referendum costituzionale.

 L’altro argomento da tenere in considerazione ,pur rispettando gli argomenti costituzionalistici, è quello del voto non tanto e non solo contro la riforma costituzionale ma piuttosto contro la legge elettorale cd. Italicum. Vero è che ci sono in atto una serie di ricorsi che arriveranno alla Corte costituzionale, sperando poi che quest’ultima ampli il suo pronunciamento di illegittimità sulla scia della sentenza n. 1 del 2014).

Dunque se il referendum costituzionale sarà sconfitto, è ovvio che trascinerebbe con sé la nuova brutta legge elettorale, rendendola inapplicabile, in quanto pensata, scritta e attuabile per la sola Camera dei deputati, nella previsione che il Senato non avesse più il rapporto fiduciario con il governo, come previsto dalla riforma costituzionale.

Il ragionamento sul combinato disposto riforma costituzionale più legge elettorale, non fa una piega. Questo meccanismo finirebbe col sovvertire il principio democratico soffocando il pluralismo politico, in quanto ci sarebbe una sola Camera che decide in nome e per conto di una maggioranza. E questo ovviamente non è una buona prospettiva per questo già malridotto Paese.

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Articolo pubblicato il 29/03/2016