Una serata in piemontese per rievocare la Mala torinese, a Torino

L’incontro intitolato “Na sčira co’ ‘j baraba e la Mala ‘d Turin”, č stato organizzato dalle Associazioni torinesi “Monginevro Cultura” e dal “Centro Studi Cultura e Societŕ”

Fonte: Uff. Stampa Monginevro Cultura

 

Ad iniziativa congiunta delle Associazioni Monginevro Cultura (Sergio Donna) e del Centro Studi Cultura e Società (Ernesto Vidotto), martedì 22 marzo 2016 si è tenuta presso la Sala Convegni di Cultura & Società (Via Vigone 52, Torino) un’interessante serata per rievocare la Mala torinese.

Fatti e misfatti che alimentarono e colorarono di noir le pagine di cronaca dei quotidiani cittadini, da fine Ottocento alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso.

Appropriato e quanto mai suggestivo il titolo “Na sèira co’ ‘j baraba e la Mala ‘d Turin”, in piemontese naturalmente, come si confà al linguaggio usato dalla maggior parte dei personaggi novecenteschi rievocati, reali, ma che – in non pochi casi – oggi ci possono apparire pittoreschi e persino… romantici.

Un mondo a sé, quello della Mala torinese, con una sua koiné, un proprio codice di comportamento, che spesso colludeva con l’ambiguo entourage – dai colori in chiaro-scuro, spesso intriganti, e misteriosi – di Porta Palazzo.

Due gli autori ospiti: Milo Julini, che ha proposto letture, spigolature e aneddoti sul tema della Mala, rievocando fatti di cronaca oggi dimenticati, eppure particolarissimi, e ancora sorprendenti, tratti dai suoi libri “Processi e Sorrisi” e “Ombre, Coltelli e Scheletri”. Titoli che possono apparire inquietanti, e in effetti la ricerca di Julini è rigorosa e fedele, soprattutto quando riporta episodi di efferati fatti di sangue, ma che spesso tradiscono un approccio ironico e distaccato, che riesce a svelare, in non pochi casi, improbabili risvolti comici persino nei fatti di cronaca nera.

La seconda parte della serata è stata invece dedicata alla presentazione del libro “Il Maciste di Porta Pila”, di Andrea Biscàro (scrittore e ricercatore storico). Maciste è un personaggio dai colori forti, a metà tra l’istrione e l’artista di strada, un mix tra un saltimbanco e un uomo di teatro: si esibiva a Porta Palazzo come un sollevatore di pesanti “lòse” con la forza dei soli muscoli (le “lòse” sono quei voluminosi prismi di pietra massiccia con cui si realizzavano le pavimentazioni delle strade), in cambio – beninteso – di una generosa offerta in denaro.

Gli interventi dei due autori sono stati intercalati da alcune canzoni tratte dal vasto repertorio dello chansonnier torinese Beppe Novajra, che con i suoi brani ha ricostruito in musica il clima della mala torinese del secolo scorso.

Tra i pezzi eseguiti, ricordiamo:

 “Ël vissi dël gieugh” (parole di don Bosco, musica di Beppe Novajra);

“Al San Pàul fòra dal dassi”, sul tema dei “barabba” di Barriera (parole di Sergio Donna, musica di Beppe Novajra);

“Antonio Bruno, detto Ël cit ëd Vanchija”, leggendario ladro imprendibile torinese (parole e musica di Novajra);

“Na rusa a l’òsto” (Viriglio / Novajra);

“Villarbasse cascina fatale” (Anonimo, musica di Novajra).

Non poteva mancare un cenno a “Medeo ‘l fòl”, curioso personaggio (figura a metà tra il guaritore e il “bacialé”, ovvero sensale di matrimoni) su cui Milo Julini ha scritto un divertente libro. Medeo, negli anni Dieci del Novecento, mise a segno, in alcuni comuni delle Valli di Lanzo, una serie di geniali truffe a danno di ingenui creduloni, dando vita a situazioni dai risvolti persino boccacceschi. Subì un processo, ma se la cavò con una lieve condanna con la condizionale.

Milo Julini ha inoltre ricordato alcuni personaggi torinesi, che nel secolo scorso, tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70, hanno prodotto canzoni dedicate alla Mala di Torino: il giornalista Piero Novelli, il maestro Mario Piovano, il poeta piemontese Luigi Armando Olivero, la cantante Luisella Guidetti che per un certo periodo è stata presentata come “la cantante della mala torinese”, il cantastorie Paulin, al secolo Paolo Penco.

Rievocando le imprese criminali della Banda Cavallero, Sergio Donna ha poi declamato la sua poesia “L’ùltima rapin-a”.

Nel finale di serata, dopo l’interessante intervento di Andrea Biscàro e la presentazione del suo libro “Il Maciste di Porta Pila”, Beppe Novajra ha eseguito in anteprima assoluta una sua canzone inedita, dedicata proprio a questo curioso e indimenticato personaggio, in onore dell’autore del libro.

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Articolo pubblicato il 26/03/2016