La carità di Papa Eugenio II

Una pagina dimenticata della Storia della Chiesa

Nel IX secolo, il Papato versava in una condizione turbolenta: nell’817 era stato concordato il Pactum Ludovicianum tra Pasquale I e l’imperatore franco Ludovico il Pio secondo cui, mentre veniva riconosciuta al papa la sovranità sui suoi territori, l’elezione del pontefice doveva essere comunicata al sovrano, il che poneva di fatto il Patrimonio di San Pietro (questa era allora la denominazione dello Stato Pontificio) sotto l’egida franca.

Roma, inoltre, era in balia delle lotte fra fazioni avverse, che tenevano la città in uno stato continuo di lotta: e proprio una di queste, la frangia aristocratica, favorì nell’824 l’elezione di Eugenio II, uomo mite e semplice, che invocò l’aiuto imperiale per porre fine alle discordie interne. Lotario, figlio dell’imperatore, scese nell’Urbe e, con lo scopo di legare ancora di più il Ducato Romano all’Impero, emanò la Constitutio Romana, che resta il documento più celebre del pontificato di Eugenio II.

Nei nove paragrafi, fu ribadito il potere temporale del papa e si affermò come l’elezione del pontefice spettasse alla nobiltà e al clero romano, a cui l’imperatore poteva inviare ad assistere i suoi legati – all’epoca, il conclave non esisteva e l’elezione avveniva per acclamazione diretta da parte del popolo della Città Eterna. Lotario rivendicò anche il diritto di confermare il neo-eletto, il quale avrebbe dovuto prestare giuramento di fedeltà all’Imperatore.

Eugenio II, che non era uomo di Stato e doveva la sua elezione alla fazione filoimperiale, non poté far altro che promulgare la Constitutio per non alienarsi i Romani e la protezione franca. L’autorità spirituale restava invece saldamente nelle mani del Pontefice, che tentò di arginare la laicizzazione dello Stato Pontificio tentata da Lotario: favorì l’evangelizzazione dei paesi scandinavi, promosse lo sviluppo di scuole e monasteri per l’educazione di laici ed ecclesiastici, disciplinò i costumi del clero e combatté le eresie, dando lustro al volto spirituale della Chiesa.

La promulgazione della Constitutio Romana, con i suoi effetti nel tempo, ha oscurato l’altra faccia del pontificato di Eugenio II, tutta volta alla cura delle anime ed al soddisfacimento delle necessità spirituali e corporali dei fratelli: poco si sa della sua vita prima dell’elezione al Soglio petrino, anche se viene tramandata la sua fama di uomo pio e liberale.

Come pontefice, operò numerosi provvedimenti di tipo sociale, giudiziario ed economico per la popolazione romana: dapprima aprì un’ampia inchiesta sui mali che affliggevano la città e le campagne, in modo da provvedere all’approvvigionamento di viveri nella città.

Si spese assiduamente, nonostante le circostanze politiche e le trame di palazzo, perché il popolo fosse salvaguardato e utilizzò la sua posizione per alleviarne le sofferenze: la sua inesauribile carità si rivolgeva agli indigenti, ai malati, alle vedove, agli orfani e a tutti coloro che avevano bisogno di aiuto e protezione, prendendosene cura come il buon pastore con le sue pecorelle. Alla sua morte, nell’827 dopo soli tre anni di pontificato, la plebe romana lo salutò come pater populi, padre del popolo.

Lorenzo Benedetti

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Articolo pubblicato il 26/03/2016