Torino, le 100 idee per un sindaco che stenta a decollare

Ieri mattina “un sogno per Torino” ha riunito i protagonisti del Centrodestra, in un affollato incontro

L’avvocato Luca Olivetti, il creatore del progetto “Un sogno per Torino”, è stato il primo in ordine di tempo che alcuni mesi or sono si è impegnato nel tentativo di coinvolgere i partiti e le potenziali liste di centrodestra ad unirsi per identificare un candidato sindaco. Nel momento delle lacerazioni e del “rompete le righe”, sta ancora tentando di riunire i principali esponenti di quella che era una coalizione potenzialmente vincente, per salvare il salvabile.

Hanno accolto l’invito come oratori, Maurizio Marrone di FdI, Fabrizio Ricca per la Lega Nord, Roberto Rosso e Andrea Tronzano per FI, con la fascia tricolore su una sedia vuota in attesa del candidato unitario che ancora non c’é.

Presenti i maggiori esponenti piemontesi dei partiti, I senatori Mariella Rizzotti e Lucio Malan, Gilberto Pichetto, Andrea Tronzano, Daniela Ruffino, Mino Giachino e molti altri di Forza Italia, Augusta Montaruli di FdI e supporters di liste civiche.

Ad ascoltare il dibattito anche i candidati sindaci, Osvaldo Napoli che ha ricevuto il numero maggiore di applausi, il notaio Alberto Morano e Roberto Rosso.

L’intento del convegno non era quello di stanare il candidato sindaco o recriminare il perché non c’è ancora. Si è inizialmente parlato di programmi.

E’ emerso da parte di tutti i relatori che i principali temi sollevati dall’opposizione, nel corso della sindacatura Fassino, sono sempre stati unitari anche sui temi che in origine avevano rappresentato la mobilitazione di un singolo partito sul territorio.

L’elenco di quelli che dovrebbero essere i punti irrinunciabili del centro destra, ormai notissimi sono stati ampiamente illustrati.  Dalla mancanza di sicurezza che si riscontra soprattutto nelle zone abitate dalla popolazione maggiormente vulnerabile, agli sperperi di denaro pubblico che hanno foraggiato le cooperative rosse e bianche che s’occupano di rom stanziali, senza risolvere alcun problema, alla vergogna della tassazione occulta sulle attività commerciali e sugli immobili, al proliferare sconsiderato delle strisce blu anche davanti agli ospedali con la presenza pericolosa e predatoria di falsi mendicanti.

Per ogni punto, nel rispetto delle norme legislative vigenti, i relatori hanno potuto dimostrare che se ci fosse la volontà politica, la maggior parte delle carenze nella gestione della città potrebbero essere risolte.

Si fa ricorso al condizionale, perché senza una forza coesa che divenga egemone, ciò resta una chimera.

 Inevitabilmente, anche per le prese di posizione di un numeroso e partecipe pubblico di cittadini un po’ tanto sconcertati, gravitanti nell’area di riferimento e non di funzionari di partito, obtorto collo, si è dovuto affrontare il vero problema.  Perché non si è ancora addivenuti alla scelta unitaria del candidato sindaco?

I relatori hanno ribadito l’unità d’intenti, si appellano alla concretezza sabauda e rivendicando la “presenza di materia grigia “ a Torino, idonea a sopperire alle distanze politiche romane.

Il metodo del tavolo torinese a parole è auspicato, ma su chi convergere resta ancora un mistero. Il più coerente e lapidario è stato Fabrizio Ricca, capogruppo della Lega Nord che ha gelato il pubblico affermando in ben due occasioni, che il suo partito aveva già deciso.

Ai cittadini non interessano però coloro che si ammirano l’ombelico, bensì la volontà di mandare a Palazzo Civico una squadra coesa e si spera competente.

Conclude l’incontro, con la consueta chiarezza che la contraddistingue, la passionaria di FdI, Augusta Montaruli che afferma come, senza l’accordo di coalizione, i candidati espressione di singoli partiti non correrebbero per diventare sindaci, bensì per farsi eleggere consiglieri comunali, e dribblare la tagliola delle preferenze.

L’elettore disgustato si rifiuterebbe così di  favorire il giaciglio comodo a quanti potrebbero essere portatori esclusivamente di volgari istanze e finalità personali.

Cosa potrà succedere nella settimana di passione?

Molte incognite pesano sull’accordo della Lega e probabilmente di Fratelli d’Italia con il Notaio Alberto Morano.

Pur nulla togliendo alla sua persona ed alla chiarezza e condivisione del suo programma, molti elettori rifiutano la politicizzazione della consultazione che dovrebbe invece lasciar fuori i regolamenti di conti della politica romana.

Non piace il centrodestra a trazione lepenista, anche perché senza una scelta comune, si uscirebbe sconfitti.

I mugugni maggiori si riscontrano all’interno della Lega Nord. Gli esiti del lacerante congresso piemontese del 14 febbraio stanno diventando dirompenti,  proprio a causa della scelta verticistica piovuta dall’alto e riaffermata con chiarezza e convinzione da Fabrizio Ricca.

Parrebbe che, ad un esponente di spicco dell’entourage di Riccardo Molinari, siano sfuggite le ragioni di una designazione, tutt’altro che politiche e di convinzione.

Emergono così, dalla vicenda torinese, le prese di distanza dalla scelta meridionale e verticistica di Salvini, affermate in ogni angolo del Piemonte da Gianna Gancia, risultata poi sconfitta di misura, dal candidato Molinari pesantemente imposto  da Matteo Salvini.

Queste ragioni preoccupano e sconcertano gli esponenti piemontesi di Forza Italia e deludono maggiormente il pubblico presente che non è più disposto ad essere sacrificato dai verticismi e dalla vendette politiche.

E’ in atto il mutamento genetico del partito non più identitario che incontra l’ostilità crescente dei fondatori che ancora si riconoscono nella Carta di Chivasso. Sono inoltre note le plateali prese di distanza di Bossi, Maroni ed altri esponenti della vecchia guardia autonomista, dopo il plateale schiaffo di Salvini a Berlusconi.

“Le intelligenze con il nemico” per far gongolare Piero Fassino o Chiara Appendino non sarebbero più digerite anche da buona parte dei militanti della Lega Nord Piemont.

Quale sarà il  seguito?

La spaccatura della Lega Nord anche in Lombardia e Veneto non solo sostanziale, ma anche formale?

A che prezzo ed a vantaggio di chi?

Il cittadino, seppur ancor speranzoso è sfiduciato e stanco, per non scrivere altri termini, tra i quali il meno scurrile si pronuncia “schifato”!

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Articolo pubblicato il 20/03/2016