Un sindaco per Torino

E’ ancora possibile un centro destra unito per la nostra città?

Lo sconquasso del centro destra che parte da Roma, si presta a molte interpretazioni e dietrologie. Alcuni ricordano che siamo appena usciti dalle idi di marzo, ma saggiamente non azzardano nessun accostamento tra l’elevatezza  culturale di Bruto e l’ordinarietà della coppia Giorgia & Matteo.

Altri parlano di parricidio, dimenticando che i partiti politici sono entità autonome e, almeno dopo il golpe che detronizzò Berlusconi, le vie dei segretari hanno trovato convergenze in poche scadenze parlamentari, ma si sono divisi nettamente dopo gli appoggi palesi o sotterranei di Forza Italia ai tre governi di nominati e non di eletti.

L’interpretazione effettiva si può invece riassumere nel “rompete le righe” che in vista di una scadenza elettorale importante significa che ognuno seguirà la propria strada, con l’attenzione di FdI e Lega Nord rivolta a ciò che sta succedendo in altri Paesi d’Europa e non solo, ove il vento dell’antisistema cerca di mutare equilibri politici consolidati.

A Torino, nonostante l’uragano romano, la concretezza sabauda vorrebbe, con un piglio di ostinazione ed ottimismo, percorrere la strada della convergenza. Così ieri sera,  sotto gli auspici degli Stati Generali di Torino e del Piemonte, si è svolto il convegno “Un Sindaco per Torino”  abilmente condotto dall’avvocato  Stefano Maria Commodo che ha coinvolto i principali attori del tentativo, già iniziato a fine estate del 2015, di unire il Centro destra a Torino, per battere il Centro sinistra dopo 24 anni di malgoverno a Palazzo Civico e ridimensionare così il “sistema Torino”, vero e proprio centro consociativo del potere.

Negli interventi di Luca Olivetti, Roberto Rosso e Maurizio Marrone, si è evidenziato come a prescindere dai partiti e dai loro esponenti, il cittadino elettore od ex elettore del centro destra, auspichi un’unità d’azione.

Gli esempi di cattiva amministrazione sono ormai noti e ribaditi. Dalla mancanza di sicurezza del cittadino con i diritti negati per coloro che risiedono in periferie inabitabili, alla totale assenza di vision nell’imboccare le soluzioni che potrebbero far tornare  Torino polo attrattivo per attività produttive, alla povertà che sta purtroppo inghiottendo anche il ceto medio.

Le polemiche nei confronti delle indecisioni di Forza Italia nella condivisione della scelta di un candidato sindaco accettato da tutti, tengono banco con la rivendicazione d’orgoglio espressa dai responsabili politici cittadini che si reputano ancora in grado di accordarsi e proporre un candidato condiviso e non catapultato dall’alto.

Tesi poi sostenuta da Andrea Tronzano, ma non condivisa dal suo partito.

Si spera comunque nel ripensamento di qualcuno (Forza Italia) per poter magari allargare gli accordi annunciati da Salvini per la Lega e molto probabilmente dai Fratelli d’Italia, verso il notaio Morano, che potrebbe diventare candidato unitario del Centro destra.

Prende  poi la parola il notaio Morano che, godendosi il prossimo incasso di consensi e la designazione dietro l’angolo, ripresenta, come già fatto in precedenti sedi, la fotografia del degrado e dell’indebitamento di Torino, appesantita non solo dai debiti e dalla burocrazia ossessiva, ma dalla macchina consociativa dei partiti che occupano, quale metodo condiviso, poltrone che ogni anno sono cresciute e dismisura.

Non tutto appare lineare. Si rende conto il notaio Morano che, nella greppia di sottogoverno creata dalla sinistra, anche i partiti dei centro destra si sono accomodanti ampiamente e spesso designando candidati non all’altezza della situazione? Quali conclusioni il Morano sindaco potrebbe trarre di fronte all’ingordigia dei suoi compagni di cordata che non si è dimostrata meno vorace di quella della sinistra?

Sulle proposte di spese e decisioni autoreferenziali, come reagirebbe Morano che si dice estraneo al sistema dei partiti?

L’intervento di Riccardo Molinari, segretario nazionale della Lega Piemonte e plenipotenziario di Matteo  Salvini, è stato squisitamente politico. Lui stesso ha esordito affermando di non essere torinese e così avrebbe potuto ritenersi meno coinvolto nelle vicende  locali.

Ha così ripercorso il metodo seguito dalla Lega nell’indicazione dei candidati sindaci e, partendo dalla indicazioni del Carroccio ha sostenuto che Salvini non puntava ad aggiudicarsi il primo cittadino di Torino, in quanto a Novara ed a Bologna, la Lega puntava su candidati di maggior prestigio con lunga esperienza di amministratori alle spalle.

Purtroppo , pur rimettendosi alle decisioni di Forza Italia per il sindaco di Torino, gli stessi alleati non persero occasione di minare la credibilità dei candidati leghisti di Novara e Bologna già presentati ufficialmente da Salvini.

In questi mesi la Lega ha constatato le indecisioni di Berlusconi nel sostenere Osvaldo Napoli e le lotte intestine di esponenti di Forza Italia che hanno reclamato le primarie.

 Fattori importanti che hanno contribuito a far rimettere in discussione tutto il quadro delle indicazioni, da parte della Lega.

Molinari inquadra anche lo strappo di  Roma, in un contesto più vasto, sostenendo come abbia contribuito anche l’appoggio palese e a volte sotterraneo dato da Berlusconi a Renzi e la distanza che in sede europea divide ormai Forza Italia dalla riflessione critica sul ruolo dell’Europa e sull’affermarsi di forze anti sistema che stanno mutando la geografia politica in molti paesi.

La Lega Nord, ha poi concluso Molinari, intende osservare queste tendenze e si ritiene portatrice degli identici valori.

Per la cronaca è stato riannunciato l’accordo di Salvini a sostegno della corsa del Notaio Morano a sindaco. Nel prossimi giorni queste intese dovrebbero concretizzarsi, mentre sabato mattina un altro esponente presente, Luca Olivetti annuncerà il suo programma.

Ci saranno prossimi incontri, nella sede del Centro Studi san Carlo, per verificare se Torino potrà aspirare a diventare il nuovo laboratorio del centro destra.

In apertura del convegno si è ripetutamente  parlato di ridare il primato al cittadino elettore che sorvola e non comprende le beghe partitiche, ma si aspetta un’azione politica  di svolta.

Tutto vero, ma gli apparati dei partiti il loro peso continuano a  conservarlo. Nei commenti a fine convegno, qualcuno, a microfoni spenti sosteneva come in Fratelli d’Italia non sia egemone la figura dell’attivo e onnipresente Maurizio Marrone, per cui, alla resa dei conti sulla designazione del candidato sindaco ed alleanze, potrebbe non verificarsi un appoggio unitario del partito.

Così Roberto Rosso che con abilità consumata auspica le primarie, qualora i partiti decidano autonomamente di convergere sul notaio, quale spazio potrà ritagliarsi?

Altre osservazioni maggiormente incisive hanno riguardato la Lega Nord. Com’è noto il partito in Piemonte è uscito lacerato dal congresso tenutosi il 14 febbraio che ha proclamato eletto, seppur di  stretta misura, Riccardo Molinari Segretario.

Qualche militante presente in sala, sosteneva come Salvini e Molinari non abbiano consultato gli organi direttivi del partito e la militanza per la decisione di sostenere il notaio Morano abbandonando il candidato Berlusconiano.

Come relatore della serata, ci è stato fatto osservare, in luogo del segretario provinciale  della Lega Nord, Alessandro Benvenuto, si è scomodato il massimo esponente piemontese del partito, mortificando il ruolo autonomo del territorio. Non è poi piaciuto che nel momento del “rompete le righe”, non sia stato indicato un candidato leghista per il seggio più in alto di Palazzo Civico.

Ricorrendo alla memoria si ricorda però, come sin dall’inizio dell’autunno circolasse voce che, in dispregio delle intese con Berlusconi, Salvini stesso, su indicazione del suo consigliere politico Armando Siri si fosse già accordato con il notaio Morano.

Così in questi mesi il leader della Lega avrebbe recitato una parte di facciata ad uso dei militanti, confermando l’appoggio a  Osvaldo Napoli.

La diffusione di queste notizie a cerchi sempre più ampi di fedelissimi, pare abbia scavato il baratro tra Salvini e Gianna Gancia ex presidente del partito in Piemonte e poi soccombente rispetto a Molinari.

Dietrologie, polemiche fumose o realtà? Lo si potrà vedere dalla consistenza del voti. C’é chi scommette che dopo il duemila. i partiti politici siano fardelli inutili e si affermi sovrano il rapporto tra un leader e gli elettori, senza mediazioni.

Passeranno i giorni e dalla faccia più o meno tirata di Fassino, potremo renderci conto se il laboratorio torinese sia efficace o rappresenterà solo un momento autoreferenziale e di passerella a beneficio di personaggio effimeri.

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Articolo pubblicato il 18/03/2016