La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Storie del vicolo dei Sotterratori (prima parte)

Il viandante torinese che nella mattina del 3 luglio 1886 si fosse trovato a percorrere la via Santa Teresa, diretto in piazza San Carlo, giunto all’altezza della attuale via XX Settembre, vi avrebbe visto una grande animazione  festosa: autorità, una banda musicale, guardie civiche e poliziotti che contenevano la folla, signore eleganti, bandiere, fiori, festoni, discorsi…

Cosa si festeggiava?

Come annunciato dalla “Gazzetta Piemontese” il giorno precedente, si festeggiava l’inaugurazione dei lavori di risanamento nella via San Maurizio, così si chiamava allora il tratto della attuale via XX Settembre compreso fra via Santa Teresa e via Garibaldi. Questi lavori dovevano iniziare dal vicolo di San Maurizio, per realizzare l’allargamento della via e, soprattutto, l’abbattimento di uno dei siti più degradati di Torino, il vicolo di San Maurizio appunto.

Questo vicolo, fetido e malsano, popolarmente conosciuto come vicolo dei Sotterratori o dei Seppellitori, apparteneva all’isolato di San Federico, compreso tra le attuali vie Roma, Santa Teresa, XX Settembre e Bertola, dove oggi si trovano la galleria San Federico e lo storico cinema Lux e, in passato, vi era la sede del quotidiano torinese “La Stampa”.

Il vicolo dei Sotterratori, secondo la “Guida pratica pei viaggiatori in Torino” di Augusto Lossa (1855), aveva una lunghezza di 50 metri e originava dalla via San Maurizio, all’incirca in corrispondenza dell’attuale portone del civico 54. Aiuta la nostra immaginazione il cronista della “Gazzetta del Popolo” quando scrive: «In quelle sucide catapecchie che formano il cosiddetto vicolo dei Sotterratori» (7 marzo 1862). Possiamo immaginare la via San Maurizio prima dei lavori di risanamento  come una vecchia via medievale, larga 4 metri, con gli isolati mal allineati.

Con queste premesse, si comprende il rilievo mediatico dato nel 1886 all’inaugurazione dei lavori di risanamento.

Questa è la cronaca apparsa sulla “Gazzetta Piemontese” del 3 luglio 1886, sotto il titolo “Il risanamento dei quartieri centrali di Torino – Inaugurazione dei lavori in via S. Maurizio”.

La vecchia via San Maurizio, quella quasi si potrebbe dire medioevale, é stata teatro stamane di una ultima solennità prima di cadere sotto l’oramai tradizionale piccone demolitore che deve allargarla per prepararla al suo nuovo avvenire.

La Società imprenditrice dei lavori per la sistemazione di quella via ha voluto con una piccola funzione inaugurare i lavori stessi, e sopratutto mostrare in quali ambienti iniziava essa la sua opera risanatrice.

La funzione inaugurativa dei lavori ebbe luogo in un gruppo di case che i situato presso il vicolo San Maurizio, anticamente detto dei Seppellitori.

Il vicolo era stato momentaneamente inorpellato con bandiere, arazzi, drappi, ecc... ma, malgrado lo sfarzo dei vivi colori, la miseria dell’ambiente trapelava.

Il suolo nero, eternamente fangoso, miasmatico di quei chiassoli, cortili e vicoletti, era stato nascosto sotto uno strato di rena.

Una fila di antenne [pali verticali in legno per ponteggi] disposta nei vicoli e nei cortili delineava la nuova fronte della via allargata.

Questa modifica al perimetro dell’isolato San Federico era necessaria perché la via San Maurizio non era sullo stesso asse di via della Provvidenza, suo proseguimento in direzione di Porta Nuova, già rettilinea e con case di più recente costruzione.

Alle ore 10 ant. nella via San Maurizio e nel vicolo omonimo, ove guardie municipali e di P. S. a stento trattenevano la folla, erano ad accogliere le autorità e gli invitati i membri della Società intraprenditrice dei lavori, signori L. Bechis, G. Donn e G. Gianoletti, e l’ing. Tonta, sotto la cui direzione procederanno le opere di abbattimento e di rifabbricazione. La musica dell’Associazione generale degli Operai, diretta dal cav. Bertolino, portava alla festa il contributo delle sue allegre suonate.

Autorità ed invitati non si fecero aspettare. Primo apparve all’entrata del vicolo l’alta figura del sindaco conte Di Sambuy, poi i baffi poderosi e la slanciata persona del prefetto conte Lovera di Maria.

Seguivano assessori municipali, […] ed altre molte notabilità, di cui sarebbe troppo lungo richiamare i nomi.

Guidati dai membri della Società a dall’ing. Tonta, gli invitati fecero un giro che si potrebbe proprio chiamare d’istruzione fra quelle catapecchie. - Se le artistiche bolgie Dantesche potessero avere un parallelo, un confronto borghese certo lo troverebbero esse nelle località percorse.

Non è il caso di lasciarsi trascinare a romanticismi, ma gli è un fatto che molti dei locali per cui si passò non sono neppur degni di servire di stalla agli immondi animali che ripetono la loro fama popolare da Sant’Antonio.

Dopo un non lungo, ma penoso giro pel vicolo San Maurizio, poi pel chiassolo che è tra le case Correra e Juva, e fra alcuni antri interni di quest’ultima casa, si riuscì a riveder la libera luce in un altro cortile della stessa casa Juva, un po’ più ampio e aerato, che si apre un po’ più oltre nella via San Maurizio.

Nel cortile, addobbato con tende e bandiere, era accolta una gentile schiera di signore.

Era in quel cortile che doveva esser dato il primo ufficiale colpo di piccone, e bisogna dir cosi, poiché in vari punti di quel crocchio di case i lavori di abbattimento sono già incominciati.

Sopra due larghe tavole erano poste a disposizione degl’invitati belle fotografie dei vari punti risanabili fatte dallo stabilimento Berra, e piante topografiche delle località da distrursi.

È inutile il dire che ognuno volle avere un ricordo di quella funzione, scegliendo qualche fotografia.

Dopo si fece alto silenzio, e il signor L. Bechis disse un breve discorso. Egli ringraziò il prefetto, il sindaco, le autorità e gli invitati pel loro intervento a quella funzione inaugurativa di una grand’opera di benessere per la città nostra, opera di cui il maggior merito va attribuito al coraggioso sindaco di Torino, conte di Sambuy.

Il signor Bechis bene auspica di questo rinnovamento della parte meno sana di Torino e spera che potrà esser compiuto presto e con soddisfazione di tutti.

Quindi, togliendo un bellissimo piccone di brillante acciaio, con artistico lavoro immanicato sopra un fino legno verniciato e portante sopra una targhetta la scritta: Risanamento di Torino - Inaugurazione del lavori - 3 luglio 1886 — Sindaco il conte Di Sambuy, lo offerse al sindaco Di Sambuy, invitandolo a vibrare il prima colpo in una parete.

Il conte Di Sambuy diede due picconate contro la parete, e, come per magica arte, subito si aprì una larga breccia, mettendo in vista un altro dei niente sullodati covi.

Compiuta quest’operazione, vi fu servizio di vermutte, sandwich e dolci, mentre gli invitati si affollavano ad osservare i progetti per i nuovi palazzi che sorgeranno sull’allargata area di via S. Maurizio e del tratto di diagonale, eseguiti dall’ing. Tonta.

Abbiamo notato fra essi una casa per abitazione civile ed un palazzo ad uso albergo di architettura veramente elegante e modernissima, che formeranno certo una delle bellezza di Torino.

Le autorità e gli invitati davano ancora qualche capatina nei vicini cortili ed in vari locali di quel mondo, degna sede d’una Corte di miracoli, e quindi la funzione, che riuscì ottimamente in grazia della gentilezza e zelo dei promotori, ebbe lieto termine.

Ed ora al lavoro di demolizione.

Così si conclude la cronaca dell’inaugurazione dei lavori in via San Maurizio apparsa sulla “Gazzetta Piemontese” del 3 luglio 1886. Racconteremo in puntate successive le storie di questo vicolo che, a differenza di quanto abbiamo visto per gli altri dell’isolato San Federico (dei Tre Quartini e delle Tre Stelle), comprendono anche episodi di violenza efferata ed omicidi.

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Articolo pubblicato il 30/03/2016