La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Storie del vicolo Tre Stelle: “Il commercio della cocaina” (terza e ultima parte)

Si conclude la nostra ricognizione fra le storie che nel corso degli anni hanno portato il vicolo Tre Stelle alla ribalta della cronaca del quotidiano torinese “La Stampa” con la vicenda più rilevante, anche in termini di spazio occupato sul giornale, che riguarda l’arresto di alcuni spacciatori di cocaina.

“La Stampa” del 4 luglio 1925, sotto il titolo “Il commercio della cocaina” riferisce l’esito di un processo che si è concluso davanti al Tribunale Penale di Torino.

Prima di addentrarsi nella lettura della cronaca, può essere curioso ricordare che nel 1921 è apparso il romanzo “Cocaina”, edito a Milano da Sonzogno. “Cocaina” è opera di Pitigrilli, pseudonimo di Dino Segre (Saluzzo, 1893 – Torino, 1975), scrittore di grande successo in Italia nel periodo tra le due guerre mondiali. Pitigrilli narra la storia d’amore, e di droga, fra Tito, giornalista italiano approdato a Parigi e la ballerina Maud, nota col soprannome di Cocaina.

Siamo decisamente lontani da ambienti e personaggi evocati dalla cronaca torinese!

Denunciava al Procuratore del Re un rapporto della P. S. quanto segue: Tra le donne di mondo che battono notte e giorno il marciapiedi era notorio che la migliore cocaina era venduta da certo Chelo abitante al 4.o piano soffittato di un cortile di via Viotti, il quale la faceva pagare da L. 10 a L. 15 il grammo.

Ciò era venuto a conoscenza della Questura che aveva già iniziato delle indagini per potere sorprendere nella flagranza il Chelo, risultando che nello spaccio di tale velenosa droga il Chelo si serviva dell’amante, certa Iole, la quale la vendeva alle sue compagne, nelle pubbliche vie.

Inoltre il Chelo sarebbe stato aiutato in tale smercio - secondo la Questura - da un macellaio unitamente all’amante Badaracco Veglia, già condannati per spaccio di cocaina.

Una notte un Commissario venuto a conoscenza che la Badaracco, senza fissa dimora, per la quale pendeva mandato di arresto per scontare giorni 117 di detenzione, per conversione della multa di L. 1.170 per spaccio di cocaina, si trovava presso il suo amante in corso Valdocco N. 6 all’albergo del Distretto, ne ordinò l’arresto.

Entrambi furono trovati a letto e furono rinvenute nella loro camera due cartine d’un grammo ciascuno di cocaina.

Dopo abile e stringente interrogatorio la Badaracco Veglia fu Angelo e fu Brizzolaro Maria, nata a Milano il 27 settembre 1887 qui domiciliata senza fissa dimora, finì col dichiarare che la cartina trovata nella di lei borsetta l’aveva acquistata il 13 corrente mese da certo Chelo abitante nel vicolo Tre Stelle 3, affermando di essere una vecchia conoscente del detto spacciatore che è l’unico in Torino ad avere la migliore cocaina che viene ceduta a L. 15 il grammo.

Il Casetta Francesco, macellaio, senza fissa dimora, amante della Badaracco a sua volta dichiarò di avere acquistato il giorno 18 alle ore 15 circa la cocaina trovata sotto il letto dentro un suo pacchetto di sigarette dal Chelo medesimo unitamente ad altra cartina che somministrò alla sua amante.

Tali due cartine le pagò L. 20 che consegnò all’amante del Chelo a nome Iole.

Sia il Casetta che la Badaracco hanno dichiarato che la detta Iole, amante del Chelo, spaccia anche lei col suo amante la cocaina.

La Questura, recatasi all’abitazione di via Viotti, cominciava coll’arrestare la Iole, identificata per Conti Iolanda da Borgo Sesia di professione donna allegra, ma non fu rinvenuto nell’alloggio nessun deposito di cocaina.

L’amante e spacciatore Chelo fu presto identificato ed arrestato.

Si trattava di certo Virando Michelangelo fu Domenico, selciatore municipale, abitante in vicolo Tre Stelle, soffitta N. 3.

Costoro negarono.

Ma molto precisa fu invece la loro cliente Badaracco Veglia, la quale confessò:

«Da circa otto anni prendo la cocaina e senza tale droga la mia vita sarebbe insoffribile. Prima essendo in buone condizioni finanziarie ne acquistavo da una a due boccette al giorno e cioè circa 20 grammi. Prima acquistavo tale droga, detta in gergo musica, da Ermenegilda Musso, in via Scuderie Reali, 2, poi da certo Franco detto il Genovese, e dal socio di costui Berto il Genovese, poi da certo Berto del Ballon e da Vincenzino il carrozziere, che incontravo in via Viotti.

«La cartina trovata in mio possesso è di grammi uno, e l’acquistai sabato scorso da certo Chelo, che abita nel vicolo Tre Stelle, N. 3. Sono una vecchia cliente del Chelo, che spaccia cocaina unitamente alla sua amante a nome Iole, la quale ha alcuni denti d’oro, batte il marciapiede ed offre la sua droga alle sue compagne di vita. Quando ne ho bisogno vado nel domicilio del Chelo, batto tre colpi alla porta d’ingresso e la porta viene aperta dal Chelo o dall’amante. La cocaina mi viene consegnata dal Chelo, che va a prendere detta droga fuori la porta d’ingresso, pagando lire 15 al grammo. L’unica cocaina buona attualmente a Torino l’ha il Chelo. Il mio amante Casetta Francesco non prende cocaina».

Chelo e l’amante dai denti d’oro hanno invece negato di essere i fornitori sia della Badaracco che del suo amante Casetta i quali due però vennero chiamati anche loro a giudizio insieme a Chelo e Iole.

Il Tribunale ha condannato Virando Michelangelo detto Chelo (difensore Pavesio) a mesi (illeggibile, n.d.a.) di reclusione e a L. 1.000 di multa e la Conti Iolanda (difensore avv. Gino Obert) col concorso delle attenuanti generiche a 1 mese e giorni 20 di reclusione e L. 883 di multa. Ha assolto la Badaracco e il Casetta, difesi dall’avv. Bardessono, per insufficienza di prove.

Questa cronaca giornalistica, come si diceva in apertura, evoca personaggi e ambienti molto diversi da quelli del romanzo di Pitigrilli. Rappresenta uno spaccato di vita torinese ma come storia poliziesca non ci appare particolarmente intrigante. Ma, poiché la realtà supera di gran lunga la fantasia, a Torino nello stesso anno 1925, in ottobre, inizia il drammatico caso noto come “la donna tagliata a pezzi”: la prostituta Erina Barbero, nota come “la bela Rinin”, viene depezzata in una camera dell’albergo del Gran Cairo dal suo amante e parti del suo corpo sono poi ritrovate in fagotti abbandonati in vari punti di Torino. La cocaina è la vera protagonista di questo dramma, avvenuto nell’albergo del Gran Cairo, sempre nell’isolato di San Federico, sul lato prospiciente la via Roma, con ingresso adiacente a quello della Galleria Natta!

È stata molto utile per questo articolo la consultazione del Gruppo “Torino sparita su Facebook”, da cui provengono alcune figure (m.j.).

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Articolo pubblicato il 23/03/2016