"MODIGLIANI": L'arte è molto più sopportabile della vita"

Grande esordio al teatro Alfieri (To) per "Modigliani", opera che racconta gli amori e i tormenti del grande artista toscano. Intervista con il protagonista MARCO BOCCI

Modigliani”, opera scritta e diretta da Angelo Longoni, credo che si possa riassumere in una frase di Modigliani stesso: “L’arte è molto più sopportabile della vita”.


Una vita dissoluta, spericolata, come canterebbe qualcuno, nella migliore tradizione bohemienne, in una Parigi di inizio ‘900 dove fioriscono idee e movimenti. La storia di un artista raccontata attraverso le figure femminili che hanno caratterizzato e segnato l’arte del Maestro livornese durante il periodo parigino.

Amore ed arte rappresentano l’essenza di questa splendida opera che attraverso dialoghi serrati e regìa dinamica inchioda lo spettatore alla poltrona.

Amore ed arte, ma anche dramma e tormento di un artista combattuto tra scultura e pittura, propenso a lasciarsi andare alla deriva fra alcool e droghe, piuttosto che sfruttare il suo immenso talento.

Un’opera che mette a nudo l’anima di Amedeo Modigliani, il travaglio di un esteta che ha amato troppo l’arte pura a discapito della sua stessa vita, nonostante l’amore che riusciva a far nascere e crescere attorno a se.

"Non c'è niente di più triste che un sogno che muore".

Un'opera realizzata da Angelo Longoni con grande originalità, azione e pathos.


Il melodramma dell’autore e regista milanese, mette in primo piano il cruccio di un uomo, un uomo prima di tutto, verso la vita, mediante il rapporto con le quattro donne che ne hanno segnato l’esistenza: Kiki de Montparnasse (Giulia Carpaneto), prostituta e modella molto apprezzata nell’ambiente parigino, che introduce l’artista in un mondo per lui nuovo, disinibito e sensuale, Anna Achmatova (Vera Dragone) poetessa russa, che rappresenta l’amore impossibile e disperato, Beatrice Hastings (Romina Mondello), giornalista femminista e progressista, quasi una manager ante litteram, e Jeanne Hébuterne (Claudia Potenza) giovanissima aspirante pittrice, l’amore puro e sempre cercato, che tenterà invano di salvare una vita ormai segnata, in un finale tragico e commovente.

Quattro interpretazioni di assoluto spessore per un cast femminile di prim’ordine, molto ben integrato con il protagonista, Marco Bocci, che abbandonati i panni del poliziotto sopra le righe, si cala perfettamente nel ruolo di artista "maledetto" (Modì, soprannome di Modigliani, che guarda caso in francese suona come la parola maledetto, maudit).

Cinque interpreti il cui coinvolgimento nei personaggi presentati è pressochè totale, complice una regìa che lascia spazio all’estro ed alla classe degli attori sul palco.


Perfettamente in linea con il periodo, i costumi di Lia Morandini che si integrano alla grande con la scenografia, davvero originale, curata da Gianluca Amodio: una tenda di sottilissimi fili d’argento, sistemata davanti alla location vera e propria, l’appartamento del pittore, che si trasforma in esposizione dei celebri nudi di Modì, nella piazza antistante la Tour Eiffel, piuttosto che nel celebre bistrot “La Rotonde” di Montmatre, ritrovo degli artisti residenti nella capitale francese.

Geniale, assolutamente geniale.

 

Una piéce decisamente da vedere, che ha registrato alla “prima” torinese il sold-out in sala e gli applausi a scena aperta del pubblico presente, compresa la standing-ovation finale.

 

Dopo lo show ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con il protagonista, Marco Bocci, una persona disponibile e simpatica, umile come solo i grandi sanno essere.

 

Marco, si dice che un attore lo si giudica dall’abilità sul palcoscenico di un teatro: mi permetto di dire prova ampiamente superata.

Grazie mille, troppo gentile! Mi fa piacere sicuramente.

Un’opera “Modigliani” dove ti ho visto molto coinvolto in quello che reciti. Un ritorno alle tue origini di attore.

Beh, si. E’ naturale che un attore che ha cominciato con il teatro che quindi è stata la sua passione, quando poi lo fa, in qualche modo si entusiasma. Da tutto se stesso e si esalta. Vale tutto questo anche per me, insomma. Sicuramente il teatro mi piace, mi piace tanto e lo vivo con estrema gioia, passione e sacrificio. Perchè il teatro è anche sacrificio.

Tu hai fatto cinema, televisione e teatro. Quali differenze trovi tra lo stare su un palco, piuttosto che davanti a una telecamera.

Più che altro è il percorso che si fa che è diverso. Per arrivare ad uno spettacolo teatrale c’è un percorso molto più lungo, molto più faticoso: ci sono molte più prove, molta più attenzione, molta più analisi, il testo è più approfondito, si sviscera di più in tutte le sue sfaccettature e poi quando cominci sei un fiume in piena e non ti interrompi mai. L’energia la convogli per le due ore di spettacolo e la butti fuori riuscendo a fare un percorso lineare, carico di adrenalina.

Marco, personalmente non mi occupo di gossip, preferisco parlare con gli artisti della loro arte, ma vorrei chiederti questo: la popolarità televisiva o quello che fai su un palco, in che modo può influire sulla vita privata di un artista, inteso come persona.

Beh...ne hai più poca (sorride, ndr). Molto spesso non ti vedono più come un essere umano, come una persona qualunque, ma come una persona che anche fuori dalla scena in qualche modo è un personaggio, quando invece bisogna sempre fare una netta distinzione tra i personaggi che si interpretano e le persone che interpretano quei personaggi. Bisogna fare un po’ di attenzione.

L’altra sera si è svolta la notte degli Oscar, e vorrei scherzare un attimo con te...(mi guarda incuriosito, ndr)...vorrei darti un Oscar al look per l’uomo che non deve chiedere mai...(comincia a ridere, ndr)...in una scena di Squadra Antimafia 4 inventi un abbigliamento molto particolare...mutande, anfibi...

...e giubbotto di pelle...(ride di gusto,ndr)...diciamo che in Squadra Antimafia io facevo un personaggio con il quale mi piaceva molto azzardare, a partire dalle mutande e l’anfibio (continua a ridere, ndr), per arrivare alla camicia floreale sotto il giubbino antiproiettile. Era un modo per dare delle contrapposizioni al personaggio, anche estetiche, visto che il personaggio era uno che rappresentava la legge ma che faceva un po’ come gli pareva. Calcaterra credeva nella legge ma credeva anche che per ottenerla forse non era giusto seguirla e quindi insomma questa specie di...controsenso mi piaceva darlo anche esteticamente.

Ho notato che parli del vice questore Calcaterra al passato...devo presumere che non ti vedremo più nella nuova serie...

Purtroppo no.

Ti rendi conto della disperazione che provocherai in milioni di fans, nel dirmi questo? Dobbiamo metterci l’anima in pace?

Si. Penso proprio di si (sorride sornione, ndr).

Ok. Ne prendo atto. Grazie per la disponibilità, e la simpatia.

Figurati. Grazie a te. Grazie davvero.

 

Stay always tuned !!!

 

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 02/03/2016