La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Storie del vicolo Tre Stelle (seconda parte)

Continua la nostra ricognizione fra le storie che nel corso degli anni hanno portato il vicolo Tre Stelle alla ribalta della cronaca del quotidiano torinese “La Stampa”. Dopo aver considerato i “ritagli di giornale” relativi al periodo compreso tra il 1867 e il 1881, ci spostiamo al 15 agosto del 1886, quando il vicolo Tre Stelle viene coinvolto nel polverone, e nelle polemiche, sollevate dai lavori di “risanamento” delle case dell’isolato San Federico che si affacciano sulla via XX Settembre.

Questi lavori di “risanamento” che prevedono l’abbattimento delle vecchie case e la costruzione di nuovi eleganti palazzi, siti agli attuali civici 54, 56 e 58 di via XX Settembre, sono iniziati con grande risonanza il 3 luglio 1886.

Scompare così il vicolo di San Maurizio, meglio noto come vicolo dei Sotterratori, o dei Seppellitori, e i nuovi palazzi sono disposti in modo da allargare la via e permettere l’allineamento della via San Maurizio con la via della Provvidenza. In seguito formeranno la via XX Settembre.

Il vicolo Tre Stelle, collocato subito dietro questi palazzi, li divide dalla parte antica dell’isolato, quella con la Galleria Natta, che sarà “bonificata” soltanto nel 1932. A quanto pare, questi lavori di “risanamento”, o meglio di “sventramento”, infastidiscono uno, o più, dei residenti del vicolo che si lamentano scrivendo una ironica lettera alla “Valigia del pubblico riservata alle discussioni o alle comunicazioni dei nostri assidui, senza che noi ne assumiamo la responsabilità” del quotidiano “La Stampa”:

Sventramento ed igiene. – Nel vicolo delle Tre Stelle per lo sventramento si è incominciato ad abbattere i pavimenti e soffitti di una casa, ma pare che in tale bisogna non si usino tutte le precauzioni dovute, perché fanno sollevare un polverio così denso che in via Bertola, in certi momenti, non ci si vede più.

Certi lavori come questi che interessano l’igiene pubblica, nelle altre città si fanno solo di notte e con tutte le cautele dovute, all’occorrenza adacquando abbondantemente.

Noi a Torino non dobbiamo essere grati al municipio se, per essere sicuri di risparmiarci una malattia l’anno venturo, ci fa soffocare quest’anno facendoci respirare da mane a sera tutta la polvere infetta, avanzo delle passate epidemie, che hanno dominato in tali locali. (“La Stampa”, 15 agosto 1886).

L’anno seguente è la volta di un caso che oggi troverebbe spazio nel programma televisivo “Chi l’ha visto?”:

Oulx. – (Nostre lettere, 11 aprile).Morto per la via. – Stamane, sul far del giorno, nei pressi della stazione ferroviaria venne trovato disteso lungo al suolo un uomo che pareva morto. Cosa avesse, chi fosse, donde venisse nessuno sapeva. Lo si chiama, lo si desta, niente. Tutti si chiedevano: “Che sia assiderato dal freddo?…”. Subito viene trasportato in una stalla; gli si presta ogni cura possibile: cordiali, fregagioni sullo stomaco; tutto fu inutile; l’infelice spirava alle ore 10½.

Gli si rinvenne un biglietto di visita su cui sta scritto: Vighetti Emanuele, vicolo delle Tre Stelle, num. 3, piano 3°, e L. 32,60 in un portamonete. (“La Stampa”, 14 aprile 1887).

L’ultima notizia dell’Ottocento è un curioso avviso del ritrovamento di un pappagallo, custodito da un residente nel vicolo:

Roba e….. pappagalli trovati: (…) signor Porrino Secondo, abitante nel vicolo Tre Stelle n. 5, un pappagallo che tiene presso di sé a disposizione del legittimo proprietario. (“La Stampa”, 8 giugno 1898).

Il Novecento si apre con la notizia di un incidente avvenuto nel vicolo:

Una tegola sul capo.- Ieri sera il carrettiere Chirio Carlo, di anni 50, mentre passava nel vicolo Tre Stelle fu colpito al capo non da una tegola ma da un pezzo di mattone che gli fece vedere ben più di tre stelle. Non seppe dire se lanciato da qualcuno o caduto dall’alto ma dalla ferita sgorgava molto sangue. Il Chirio si presentò ad una Guardia municipale che lo fa medicare alla Farmacia Taricco e poi più stabilmente al San Giovanni. (“La Stampa”, 28 febbraio 1901).

Dopo 13 anni di silenzio, si torna a parlare del vicolo perché fa da sfondo al movimentato inseguimento e alla cattura di un borseggiatore:

Borseggia una signora in chiesa ed è arrestato dalle guardie municipali. - Le guardie municipali Francesco Cassinati e Onorato Manzini, passando all’angolo di via Pietro Micca e via San Tommaso udirono alte grida di “Al ladro!” e videro tosto un individuo che disperatamente fuggiva verso via Bertola. Lo inseguirono di corsa e lo videro entrare nel portone n. 11 di via Bertola. Vi entrarono dopo di lui, ma egli era già sgattaiolato per un secondo portone, uscendo in via XX Settembre. Di qui girò l’isolato e ritornò lestamente in via Bertola rifugiandosi nel vicolo Tre Stelle dove si nascose per le scale della casa n. 5. Ma gli agenti municipali non si lasciarono disorientare dalla sua manovra e lo raggiunsero sopra un pianerottolo di quelle stesse scale.

Presolo in mezzo, lo trasportarono così in Questura, tra un codazzo di persone.

In Questura venne in chiaro ciò che aveva commesso e si seppe chi egli fosse: cioè il vigilato speciale Giuseppe Maffei di Giovanni, d’anni 24, muratore. Introdottosi poco prima nella chiesa di San Tommaso era riuscito a rubare ad una signora una borsetta contenente 12 lire. La signora, accortosene, aveva dato l’allarme, e da ciò era seguita la fuga clamorosa.

Nella corsa, il ladro aveva gettato al suolo la borsetta, che fu raccolta dal macellaio Mario Pereno, il quale la consegnò alla derubata, signora Giuseppina Pera Nicolini, abitante in via Barbaroux n. 3. (“La Stampa”, 2 giugno 1914).

Questo episodio di cronaca nera che si conclude con un lieto fine, ricorda la soluzione tipica dei romanzi di Carolina Invernizio, quella che consente la ricomposizione dell’ordine infranto: l’intervento delle solerti guardie municipali, il ladro arrestato, la borsetta recuperata e restituita dall’onesto macellaio…

Assume invece una declinazione di sinistra e assurda violenza questa notizia del 1920:

Atti di malavita – All’Ospedale San Giovanni veniva trasportata ieri sera la cameriera Giulia Abelli, di Antonio, di anni 24, abitante in vicolo Tre Stelle, 3, ferita alla fronte. L’accompagnarono degli agenti di P. S. che la trovarono sanguinante in via Viotti verso le 23. La disgraziata ha raccontato che poco prima un giovanotto, certo Giacomo, che conosce come amante di una pettinatrice, l’aveva colpita con un bastone. Venne medicata e giudicata guaribile in giorni 15. Il feritore è ricercato. (“La Stampa”, 4 febbraio 1920).

La storia più rilevante avvenuta nel vicolo nel Novecento, anche in termini di spazio concesso sul giornale, riguarda l’arresto di alcuni spacciatori di cocaina. Ma questa storia la racconteremo un’altra volta.

 

È stata molto utile per questo articolo la consultazione del Gruppo “Torino sparita su Facebook”, da cui provengono alcune figure (m.j.)

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 16/03/2016