La “Torino noir” vista e narrata da Milo Julini

Storie del vicolo Tre Stelle (prima parte)

Dopo aver inflitto… ehm narrato ai pazienti Lettori di questa rubrica le storie del vicolo dei Tre Quartini, ci spostiamo di pochi metri per entrare nel vicolo delle Tre Stelle, sempre nell’antico isolato di San Federico.

Il vicolo delle Tre Stelle - il cui nome, come per quello dei Tre Quartini, derivava da una antica osteria - si apriva nella via Bertola, quasi all’angolo con la via XX Settembre. Aveva un percorso grosso modo parallelo al vicolo Tre Quartini (oggi sostituito dal braccio della galleria San Federico che si apre in via Bertola), penetrava fin oltre la metà dell’isolato con andamento spezzato: un breve tratto rettilineo, poi svoltava ad angolo retto verso la via Roma, poi riprendeva in direzione di via Santa Teresa, formando un “7” con la gamba molto allungata.

L’apertura di questo vicolo, la si può immaginare – con una certa esitazione! – osservando in via Bertola dove il palazzo color malva che al piano terreno ospita la banca ING DIRECT si affianca con un netto stacco cromatico e stilistico al complesso dove aveva sede il giornale “La Stampa”: oggi si trova il portone di un garage.

Il vicolo delle Tre Stelle non godeva di una buona fama dal punto di vista igienico. Così Giuseppe Torricella ne descrive le luride condizioni nel suo libro “Torino e le sue vie” (1868): «Sebbene questo vicolo sia posto nella parte più centrale della città, è forse il più sporco e il più brutto di Torino. Un rigagnolo permanente vi scorre nel mezzo, formato da acqua che ha tutte le qualità, tranne quella di essere pulita».

Vediamo  ora le storie che hanno portato il vicolo Tre Stelle alla ribalta della cronaca del quotidiano torinese “La Stampa” nel corso degli anni, raccolte con la consultazione dell’archivio storico di questo quotidiano.

Da questa rassegna emergono storie di miseria e di mala vita, più che di malavita. La prima storia risale all’8 giugno 1867:

Questa notte verso le due, disperate grida di donna svegliavano gli abitanti del vicolo delle Tre Stelle che trovasi dietro alla galleria Natta. La porta dell’abitazione della poveretta, al primo piano, ardeva tutta, gettando alte fiamme, cosicché quella disgraziata rischiava di morire soffocata nella camera. Pare che alcuni ribaldi avessero unta quella porta di olio minerale o di altre materie. Ma accorsi prontamente i vicini, gettarono abbasso la porta e salvarono quella donna. La giustizia informa. (“La Stampa”, 8 giugno 1867).

 

Su “La Stampa” del 19 febbraio 1877, leggiamo questa tristissima notizia:

Suicidio – Il sarto Gariglio Giuseppe, d’anni 53, di Abbadia di Stura, versando nella miseria perché disoccupato da parecchio tempo, pose fine ai suoi giorni asfissiandosi col carbone. Il pover’uomo abitava nel vicolo delle Tre Stelle e lascia due bambini ancora in tenera età a piangere la sua morte, privi di soccorso.

Quattro anni dopo, incorre nei rigori della legge un tale che sta eseguendo un trasporto in ore notturne, forse il trasloco di un  futuro residente nel vicolo:

Trasportar mobili di notte. – Fu dichiarato in contravvenzione certo B. L. il quale stanotte trasportava masserizie da via Franco Bonelli al vicolo delle Tre Stelle, in violazione all’art. 110 della legge di P.S. (“La Stampa”, 22 agosto 1881).

Ma la notizia che al cronista  appare più inquietante è quella di una aggressione, descritta su “La Stampa” del 27 dicembre 1881:


Aggressione. – Ricominciano le dolenti note. La scorsa notte, verso le 12½, certo B. Antonio, cocchiere, abitante nel vicolo Tre Stelle, mentre tornava a casa con la moglie, veniva aggredito sull’angolo della via Bertola da tre sconosciuti i quali lo percossero e lo depredarono dell’orologio d’argento del valore di lire 35.

Alle grida della donna accorsero due guardie municipali che erano di servizio in via Roma, ma gli aggressori alla loro vista si diedero alla fuga e scomparvero. Gli agenti allora vedendo B. ferito lo fecero salire in una vettura e lo accompagnarono all’ospedale di San Giovanni, dove venne medicato e quindi rimandato a casa. Anche la moglie del B. riportò gravi ammaccature alla faccia. In via Bertola alle 12½ di notte? Pare impossibile! 

Il giorno seguente, il cronista è ben lieto di smentire, almeno in parte, le gravi affermazioni del giorno precedente, così poco rassicuranti per i lettori.


Ancora sull’aggressione di via Bertola. – Ieri nella Cronaca, abbiamo narrato di un cocchiere, certo B. Antonio, il quale poco dopo la mezzanotte in via Bertola, mentre rientrava in casa con la moglie, era stato aggredito da ignoti malfattori che lo derubarono dell’orologio d’argento e lo ferirono; ora abbiamo sul fatto una nuova versione: pare non si tratti di una grassazione [rapina, n.d.a.], ma di una brutale vendetta compiuta per gelosia di donne.

La giovane che trovavasi insieme al B. non è sua moglie, ma una di quelle donne che cambiano facilmente i mariti secondo il loro tornaconto.

Questa tale, or non fa molto, conviveva con un altro individuo, il quale fu da lei bruscamente abbandonato per convivere col B.; successero per tale abbandono scene d’ira e di gelosia da parte del tradito, il quale volendo vendicarsi dell’onta patita, si associò due altri compagni, ed attesero in via Bertola il ritorno della coppia, che restituitasi a casa (vicolo delle Tre Stelle).

I nomi degli aggressori sono conosciuti e si spera che non tarderanno a cadere nelle mani della giustizia. (“La Stampa”, 28 dicembre 1881).

Non si tratta di una aggressione ma di una vendetta amorosa: oggi si parlerebbe di stalking. Quello che ci appare profondamente diverso rispetto al nostro presente è il severo giudizio del cronista sul comportamento della donna protagonista della vicenda!

Si conclude così questa prima rassegna di “ritagli di giornale”, relativi al periodo compreso tra il 1867 e il 1881.

Nei prossimi articoli prenderemo in esame le “Storie del vicolo Tre Stelle” nei periodi successivi.

 

È stata molto utile per questo articolo la consultazione del Gruppo “Torino sparita su Facebook”, da cui provengono alcune figure (m.j.)

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Articolo pubblicato il 03/03/2016