Lega Nord Piemont: Riccardo Molinari, l’anatomia di un perdente

A chi potrà giovare una situazione surriscaldata?

Giovanni Giolitti, Giuseppe Pella, Vittorio Badini Confalonieri e Adolfo Sarti, ci hanno lasciato ormai da troppo tempo. Inghiottiti da quel secolo breve che, nonostante le guerre mondiali e coloniali e i totalitarismi, almeno qui dalle nostre parti, ci ha lasciato un retaggio di esempi di buon governo, probità, competenza e dedizione alla cosa pubblica, a vantaggio del bene comune.

Il duemila sino ad oggi, anche in Piemonte, non ci ha fatto scoprire politici di razza, tantomeno statisti. Passati i politici ci stiamo abituando ai politicanti, ma anche li, sempre rasentando il basso, si crea, naturaliter, una graduatoria. Capita però raramente che un leader, nel giro di appena dieci giorni riesca a collezionare tanti insuccessi.

Ci riferiamo a quel Riccardo Molinari, ex consigliere regionale della Lega Nord in attesa di sentenza per i noti episodi pelosi di rimborsopoli ed enfant prodige del leader maximo, il “capitano” come lo definiscono i suoi fans, Matteo Salvini.


Molinari è uscito eletto segretario nazionale, di misura, il 14 febbraio al Congresso nazionale del movimento tenutosi a Collegno, grazie a un pressing personalmente portato avanti da Salvini su “grandi elettori in attesa di gratificazioni”, usando, si racconta, metodi clientelari non proprio eleganti.

Da allora il partito in Piemonte è risultato  diviso a metà, in modo lacerante e rancoroso. Nonostante ciò, il nostro, nel frattempo, non ha perso tempo.

Rompe gli indugi nei confronti dei presunti alleati pigri a Torino nel non individuare un candidato sindaco, e dispettosi a Novara, ove di fatto stanno cercando d’impallinare il candidato leghista Alessandro Canelli.

Molinari sabato scorso ha fatto così scendere i suoi giannizzeri agli angoli dei mercati delle due città per annunciare la presenza solitaria della Lega nell’agone elettorale. Ma la sorpresa dell’ignaro passante, sta nel messaggio vociato che ha ascoltato dai boys di via Poggio: “Aderite alla Lega per le elezioni, vi diremo poi chi e come votare”.

Messaggio un po’ strano per chi si aspetta almeno di ricevere santini conditi dalle solite promesse. Al colmo, dopo qualche tentennamento, quale candidato in pectore a sindaco di Torino, ai giovani in vana attesa di occupazione ed agli esodati precoci, viene ostentato, con un po’ tanto rossore, il viso, peraltro vanamente espressivo di Fabrizio Ricca, attuale capogruppo della Lega nel consiglio comunale di Torino.

Colui, come ci ricordano le cronache, che si è distinto nel far volare i tappetini in municipio, quando una delle poche delegazioni d’imprenditori mediorientali era riunita per proporre alla città collaborazioni economiche.

Tralasciamo, confidando in eventi futuri e propizi episodi, di narrare i commenti che abbiamo ricevuto sul sabato bagnato della Lega.

Ma, al colmo del colmo, il nostro, mentre faceva montare i banchetti pre elettorali, sferrava un attacco senza precedenti all’interno del movimento, sospendendo o cacciando i rappresentanti della Lega nelle istituzioni pubbliche, avari, si sostiene, nel rifocillare le casse esauste del partito.

Molti degli interessati ci riferiscono che sono stati tacciati di morosità senza prove, e che la caccia alle streghe ha però risparmiato i militanti di obbedienza salviniana.

Figli divisi dai figliastri, insomma. Alla ricerca dell’onnipotenza, il buon Riccardo, provvedeva poi a sospendere dalle funzioni i responsabili delle circoscrizioni elettorali del movimento. Così in un sol colpo anche i vecchi militanti e le strutture di partito, starebbero per mobilitarsi nei confronti di quel che viene definito un sopruso all’autonomia, proprio in un partito che dovrebbe identificarsi con l’autonomia!

Alcuni tra i fondatori del partito, rammaricati nel constatare che, dopo la scelta lepenista di Salvini, la carta di Chivasso e l’insegnamento di Gianfranco Miglio siano ormai valori sepolti, non si danno per vinti e minacciano ricorsi agli organismi federali di garanzia.

I commentatori, anche e soprattutto tra i potenziali alleati, un po’ tanto infastiditi, interpretano queste mosse, collocate a ridosso del periodo elettorale, come un mezzo sicuro per boicottare l’impegno e il coinvolgimento della base del partito, con la conseguente prospettiva certa dello sfacelo elettorale.

Momenti difficili per il centro destra a Torino. Da Forza Italia, come riportano con dovizia di particolari gli organi di stampa, molti esponenti di rilievo stanno approdando ai lidi sicuri dei Moderati pro Fassino, in Lega Nord si fa ricorso al metodo più spiccio: suicidio elettorale programmato con un beneficiario a sorpresa?

Ma qualcuno che ben conosce le mosse che si tramano in via Poggio, sta già scommettendo se la Lega intenderà beneficiare, nei fatti, il buon Piero o, se in vista dell’8 marzo, sarà il dolce visino di Chiara a sorridere con maggior convinzione. Ah saperlo!

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Articolo pubblicato il 01/03/2016