Borgo D’Ale (VC); 18 medici e infermieri arrestati per sevizie nei confronti di malati psichiatrici e anziani disabili, ospiti di una casa di cura

Le pesanti responsabilità della Regione Piemonte

La sconcertante notizia é ormai di dominio pubblico. A Borgo d’Ale nel Vercellese,  le forze dell’ordine hanno posto fine ad un inferno indegno di un paese civile. I  pazienti della casa di Cura “La Consolata,” da sei anni di proprietà della cooperativa Sereni Orizzonti di Udine, della quale è proprietaria Valentina Bortolussi, venivano sistematicamente presi a schiaffi, pugni, con spinte e umiliazioni di ogni tipo, da parte del personale medico e sanitario preposto alle cure.

Alcuni pazienti sono stati legati o costretti a rimanere a terra mentre venivano calpestati. Sono stati riscontrati più di 300 gli episodi, provati dalle telecamere nascoste, collocate dalle forze dell’ordine, notificati ai 18 arrestati nel blitz alla casa di cura che ospita disabili psichiatrici e malati di Alzheimer.

L’indegna schiera è formata da medici, infermieri e operatori sanitari. Dodici le vittime accertate. Le indagini sono partite dopo le denunce di alcuni famigliari, cui veniva detto che le lesioni sul corpo dei loro cari erano dovute a cadute o altri incidenti. Qualcuno giustamente incredulo, ha chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, così sono scattati gli arresti; 11 in carcere e 7 ai domiciliari, operati venerdì pomeriggio da polizia, carabinieri e guardia di finanza.

Molteplici i reati ipotizzati. Per due degli indagati c’è anche l’accusa di aver costretto alcuni dei pazienti affetti da gravi problemi psichici a maltrattare i ricoverati. Altri due sono accusati anche di sequestro di persona per aver chiuso per ore le vittime nelle loro stanze, nonostante le richieste di aiuto.

Tra le prima reazioni spicca quella di Stefania Batzella, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle. Con una dichiarazione lapidaria, che esprime tutto l’umano disagio “Chi maltratta gli anziani e gli ammalati è il verme più' lurido e viscido che striscia su questa terra!
Sappiate che il male ritorna sempre indietro”

Segue un’analisi articolata di Gianluca Vignale, consigliere regionale di FI, che tira pesantemente in ballo i mancati controlli della Regione Piemonte e sviluppa le seguenti considerazioni:

“Un conto è un caso isolato,  un singolo operatore in una struttura, che non riesce a gestire la tensione e la propria aggressività, un altro conto è la nascita di veri e propri sistemi organizzativi fondati sulla violenza come strumento di contenimento e sulla complicità a livello di reparto e di azienda…tutto ciò evoca brutti ricordi di un passato recente”.

Vignale  si domanda quale sia stato l’operato della Commissione di Vigilanza competente per territorio, sull’esistenza delle verifica, degli adempimenti conseguenti e della finalità effettiva del suo operato. Il consigliere di Forza Italia s’interroga anche in cosa consista il ruolo certificatorio della direzione sanitaria della struttura abbandonata in mano a” personale in burn out (nella migliore delle ipotesi) o con una indole sadica?”

La lista delle responsabilità non si limita alla casa di cura, ma dovrebbe anche fare luce sui criteri con i  quali” i dipartimenti o le UMVD invianti  inseriscono pazienti in strutture come queste. Gianluca Vignale si chiede poi se “ é normale, lecito, eticamente corretto che un cittadino malato, che contribuisce spesso alla retta della struttura con i risparmi di una vita, venga inserito in una struttura senza diritto alla scelta del luogo di cura e lì subisca violenza quotidiana ?”

E poi, “perché  le associazioni dei famigliari continuano ad essere escluse dai tavoli di programmazione, monitoraggio e vigilanza su un settore delicato come questo? I nuovi requisiti per l’accreditamento devono prevedere un indispensabile coinvolgimento di queste realtà.”


Non va sottovalutato che nel 2009 ci fu una denuncia a REPORT sul ritorno a strutture micro-manicomiali e in seguito a questa segnalazione, lo stesso Vignale, venne attaccato perché minava la credibilità della psichiatria piemontese e  fu addirittura denunciato all' Autority della privacy dall'allora assessore regionale della Sanità.

In conclusione Vignale di pone i seguenti quesiti “ Può funzionare un sistema totalmente autoreferenziale in cui lo stesso soggetto (Il dipartimento di salute mentale) invia il paziente presso la struttura, ne garantisce il pagamento della retta e la verifica della qualità dei servizi”?


Se, come da tempo chiediamo, i pazienti potessero scegliere il luogo di cura e le associazioni di familiari e pazienti fossero istituzionalmente autorizzate a svolgere verifiche,  situazioni come quelle di Borgo d'Ale non si sarebbero verificate”.


La vergogna di Borgo d'Ale é stata scoperta solo grazie ad una denuncia di un familiare e non per i controlli della proprietà, certamente responsabile se non altro per assoluta mancanza di verifiche sui propri operatori. E il ruolo dell'ASL?
“Purtroppo il caso di Borgo d'Ale può essere unico per brutalità e bestialità degli operatori, ma non certo il solo in cui le persone ospitate sono più una retta da intascare che non i nostri cari da accudire. Nelle visite che ho fatto in RSA, strutture per anziani a volte addirittura abusive, gruppi appartamento ho trovato situazioni, conclude Vignale, in cui la dignità delle persone è stata cancellata”.

Ogni giorno siamo costretti ad evidenziare falle nel nostro sistema sanitario regionale. Quest’episodio, per la crudeltà ed il cinismo che sprigiona, è la goccia che fa traboccare il vaso.

La Giunta Chiamparino, nei fatti sta recitando , il cinico copione “Canaglia con i servi e servile con i potenti”.

E’ ora di dire basta. Non è  speculazione politica, ma è l’etica e la dignità della persona umana che prova un motto di sdegno e si ribella alla logica di gestione esclusivamente ragionieristica della Sanità e dell’Assistenza,

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 22/02/2016