Confronto fra italiani e tedeschi

Il nostro e il loro “senso di colpa”

Nel numero del 12 febbraio 2016 della rivista  “Internazionale”, nella rubrica “Le opinioni”, viene riportata una nota dello scrittore italiano Domenico Starnone che lascia a dir poco meravigliati.

Secondo la tesi sostenuta da Starnone esiste una profonda differenza fra un cittadino della Germania di oggi colto e di salde convinzioni democratiche e un contemporaneo cittadino italiano dotato di identiche caratteristiche.

Lo scrittore coglie tale differenza confrontando il comportamento che, a suo dire, tiene il cittadino tedesco nei confronti del passato nazista del suo paese con quello tenuto dall’italiano nei confronti del ventennio fascista e soprattutto nei confronti di Mussolini.

Sostanzialmente –secondo la teoria di Starnone- mentre il tedesco di oggi, come sopra identificato, esprime “la massima ripugnanza nei confronti di Hitler e del nazismo”, non disgiunto da intolleranza nei confronti di quei connazionali che di questi tempi dimostrino indulgenza verso quel passato, il secondo, al contrario, dimostrerebbe una qualche condiscendenza verso il ventennio e il suo capo indiscusso.

Ciò sarebbe dimostrato, sempre secondo Starnone, dal fatto che l’italiano colto, democratico e sensibile non proverebbe vergogna “per l’adeguarsi subalterno dei nostri padri e dei nostri nonni” nei confronti del ventennio fascista e del suo maggiore protagonista e per aver creduto “che sul serio sotto la loro camicia nera c’era un rifiuto muto”.

Per tale motivo, ed è questa la conclusione di Starnone, “…a ogni stagione noi italiani sosteniamo nuovi uomini …. della provvidenza, che promettono ordine per il nostro disordine”.

Tenuto conto che Berlusconi è ormai scomparso dalla ribalta da tempi che per la politica risalgono ad epoca ormai remota, mi sembra evidente che Starnone indichi l’uomo della provvidenza nel nostro attuale premier.

Non intendo polemizzare con lo scrittore su tale suo ultimo, presumibile riferimento (anche se faccio fatica ad individuare in Renzi l’uomo della provvidenza identificandolo in un nuovo Mussolini o, addirittura in un redivivo Hitler !) ma ritengo di dover quantomeno evidenziare alcuni punti della tesi di Starnone sui quali la sua supponenza intellettuale lo porta ad affermazioni inaccettabili.

Intanto, non tutti ma gran parte dei cittadini italiani (il distinguo sarebbe stato doveroso da parte di Starnone, oltre che aderente alle risultanze storiche !) hanno avuto comunque nonni o padri che non hanno opposto soltanto un muto rifiuto al fascismo ma che, al contrario, hanno dato il loro determinante apporto, anche con la vita, alla sua caduta.

Stigmatizzare che nei loro nipoti o nei loro figli non si sia radicato “il senso di colpa” di cui al contrario sarebbero provvisti i tedeschi (su tale asserzione nutro per contro fieri dubbi) è dunque una asserzione del tutto fuori luogo.

 Al di là di ogni polemica sul passato, generalizzare come fa Starnone non è dunque soltanto frutto di un equivoco storico (non mi risulta che nella sua storia il nazismo abbia avuto in Germania tanti oppositori quanti ne ebbe il fascismo in Italia) ma è anche eticamente inaccettabile.

Quanto poi all’affermazione che noi cittadini italiani sosterremmo ad ogni stagione l’uomo della provvidenza (beninteso, nel senso chiaramente indicato da Starnone), influenzati dalle sue promesse di mettere “ordine per il nostro disordine”, non so se sorridere o se dispiacermi che un intellettuale di sinistra si proponga ancora, a settant’anni di distanza dagli eventi in questione, di richiamare la nostra attenzione su simili dissertazioni.

Il superuomo a cavallo è stato appiedato da tempo (ad eccezione forse in qualche paese delle Americhe latine e, soprattutto, dell’est non soltanto europeo) e di ciò Starnone e tutti coloro che la pensano come lui dovrebbero finalmente prendere atto senza voler caricare paradossali sensi di vergogna sulle spalle degli italiani che oggi hanno, questo sì , ben altre cose a cui pensare.

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Articolo pubblicato il 18/02/2016