Dubbi e speranze

Ma, soprattutto, possiamo ancora sperare?

Gentile Direttore, leggendo della cronaca politica locale, ma anche nazionale, mi tornano alla mente due titoli di film 'le mani sulla città' (1963) e 'Z, l'orgia del potere' (1969) che, mi pare dall'attualità,  abbiano fatto scuola.

Con effetto contrario alla forte denunzia di allora.

Se consideriamo che rappresentavano la realtà amministrativa e politica di due Paesi, Italia e Grecia, oggi al fondo della classifica economico-sociale della traballante Europa, possiamo ancora stupirci?

Ma, soprattutto, possiamo ancora sperare?  

Cordiali saluti. 

GianFranco Billotti

 

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 Carissimo Sig. Billotti,

condivido appieno le Sue acute osservazioni sull'attuale conduzione "democratica" dei due Paesi. La citazioni sono più che mai reali ed attuali e sono la conferma del declino dovuto all'incapacità, voluta o naturale, di chi governa preoccupandosi più che altro di affermare la propria persona e la propria confessione politica.

Oggi si assiste, purtroppo, all'ostentazione di un narcisismo istituzionale che non ha precedenti; oggi tutto va bene, anche ciò che fino a ieri era giudicato come il prodotto di assurde farneticazioni individuali. Ed allora è più che mai lecito temere la preoccupante "posizione in classifica" delle due Nazioni in oggetto nonostante le altrettanto preoccupanti rassicurazioni dei due Premier, tali solo per la definizione attribuita dal lessico istituzionale.

A questo punto faccio fatica a risponderLe sulle possibili speranze future affidate oggi all'improvvisazione di chi deve impressionare l'opinione pubblica con "effetti speciali" che si esauriscono senza lasciare tracce di sostanziali miglioramenti per il popolo, quello stesso che tutte le volte ci casca dando credito agli imbonitori di turno.

In quanto alla "traballante Europa" è la conferma di una realtà che si è consolidata nel tempo, prodotto di una "democratica" decisione di chi non ha consultato il popolo con un referendum per conoscere la volontà di "essere o non essere" parte di un sistema economico che oggi fa acqua da tutte le parti.

E chiudo confermando la mia impressione ormai antica, per usare un eufemismo, e cioè che i referendum sono un'arma assai pericolosa per chi ha "le mani sulla città" e vive ogni giorno l' "orgia del potere".

Cordialità

Massimo Callleri

 

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Articolo pubblicato il 13/02/2016