Migranti: Italia contraria all'intervento della Nato. Gianni Pittella (Pse): "Denuncerebbe incapacità Ue".

Il no italiano fa il paio con la cautela americana e anche con gli scetticismi espressi da altri Stati

Alt italiano ad un intervento Nato per gestire il flusso dei migranti tra Turchia e Grecia. Ad esprimere tutto lo scetticismo del Belpaese rispetto alla proposta lanciata da Turchia e Germania è il capogruppo del Pse a Strasburgo Gianni Pittella. “Opposizione netta – dice Pittella all’Huffington Post - perché chiedere agli altri è come decretare ufficialmente la propria incapacità di risolvere le questioni. Gli strumenti ci sono tutti, manca solo la volontà politica. L’Ue faccia L’Europa invece di rivolgersi a soggetti esterni”.

Diplomatico il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. "Il ruolo della Nato nella crisi migratoria "per l'Italia non è la soluzione del problema, ma è una prospettiva di cui é importante discutere", dice il titolare della Farnesina a margine dell'incontro con i sei ministri degli Esteri dei paesi fondatori dell'Ue a Roma ( Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo) che hanno discusso dell'emergenza immigrazione, rilanciando la necessità di mantenere il Trattato di Schengen e impostando le basi per una revisione del Trattato di Dublino, almeno nelle intenzioni italiane.

Nella dichiarazione finale concludono che "l'Ue è la migliore risposta alle attuali sfide", "L'incontro è una sveglia per l'Europa", ha detto il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier. "La prospettiva è di grande interesse - aggiunge Gentiloni in riferimento al ruolo Nato sui migranti - ma è un tema che nelle prossime settimane dovrà essere discusso e approfondito".

Della proposta turco-tedesca si discuterà domani nella riunione dei ministri della Difesa dei paesi Nato nella sede dell’Alleanza Atlantica a Bruxelles. E sempre lì dopodomani, su invito del segretario alla Difesa americano Ashton Carter, si terrà la prima riunione dei ministri della Difesa della coalizione anti-Isis. Insomma sono giorni caldissimi sulla crisi siriana nonché libica.
L’idea di usare le navi Nato nel Mediterraneo per gestire un flusso di profughi sempre più imponente dalla Siria è stata comunicata dal presidente degli Usa Barack Obama al capo dello Stato italiano Sergio Mattarella nel loro colloquio di ieri alla Casa Bianca. Ma, specificano dal Quirinale, si tratta di una “idea embrionale”. Comunque da discutere con gli alleati. Ed è qui che si inserisce tutto lo scetticismo italiano.

La richiesta di aiuto in effetti arriva dalla Turchia, paese Nato strategicamente importante per l’Alleanza e per gli Stati Uniti in funzione anti-russa. Ieri il premier turco Ahmet Davutoglu ha ottenuto il sì di Angela Merkel, che in visita in Turchia si è detta “inorridita” per le sofferenze tra i civili siriani provocate dai bombardamenti russi. Un’affermazione raccolta con irritazione al Cremlino: “Non c’è nessuna prova” di vittime provocate da attacchi russi, è la risposta da Mosca.

Fatto sta che oggi la richiesta turco-tedesca di aiuto alla Nato suscita sorpresa anche al quartier generale dell’Alleanza a Bruxelles. Dove si fa notare che “non c’è nessuna iniziativa specifica prevista e non fa parte delle competenze Nato quella di gestire i flussi migratori, né di provvedere alla ricerca e salvataggio in mare dei profughi”. Anche se “l’emergenza si fa sempre più drammatica e i flussi incontrollati di migranti in arrivo minano la stessa stabilità dell’Europa” ed esistono diversi filoni di attività Nato in cui si potrebbe far rientrare la richiesta turca.

Per esempio già dal 2001, in tutto il Mediterraneo e non solo nella parte orientale, è attiva l’operazione anti-terrorismo ‘Active Endeavour’, decisa dopo l’11 settembre con finalità di sorveglianza e formazione. Da qui a dire che possa trasformarsi in un’attività di gestione dei flussi dalla Siria sulle coste turche e greche ce ne vuole. Tanto più che, smorzano ancora dal quartier generale della Nato, non è ancora arrivata una richiesta formale da Turchia e Germania.

Il no italiano fa il paio con la cautela americana e anche con gli scetticismi espressi da altri Stati. Come la Grecia. Proprio oggi il premier Alexis Tsipras ha sentito Merkel per specificare che un qualsiasi coinvolgimento dell’Alleanza Atlantica dovrà interessare le coste della Turchia e non pregiudicare la sovranità di Atene sulle proprie coste. E poi c’è la profonda irritazione del Cremlino, dove sospettano che l’arrivo della Nato per i migranti serva solo a coprire Erdogan che in questo modo potrebbe entrare in Siria. E comunque leggono il tutto come un pesante avvertimento.

La situazione sul campo resta tragica. La Turchia prevede l’arrivo di 600mila profughi con l’ondata di questi giorni. Ma continua a tenere chiusa la frontiera di Oncupinar, la più vicina per entrare in Turchia da Aleppo, città assediata dai bombardamenti russi in sostegno di Assad. Il tutto nonostante l’appello dell’Unhcr ad aprire le frontiere per lasciar passare i profughi. Solo ai feriti e ai convogli umanitari è permesso attraversare la frontiera.

L’appoggio della Merkel al governo di Ankara è volta anche a rafforzare la collaborazione con la Turchia, dopo i 3 miliardi di euro decisi dal Consiglio europeo a sostegno dell’azione di Erdogan per frenare flussi diretti soprattutto in Germania. Ma l’Italia stavolta non ci sta: chiamare la Nato è scelta ostica per Roma, membro dell’Alleanza Atlantica che però vuole continuare nella linea di coinvolgimento della Russia in tutti i tavoli negoziali sulle crisi internazionali.

Fonte: Huffpost

 

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Articolo pubblicato il 10/02/2016