Il crollo delle Borse

Fra i tanti interrogativi è il generale silenzio della politica europea quello che preoccupa di più.

Il crollo delle Borse accentuatosi in questi ultimi giorni ha messo in affanno quegli investitori che coraggiosamente hanno creduto in una ripresa dell’economia mondiale.

Assistiamo così ad una vendita generalizzata che preoccupa e che, insieme ad altri eventi internazionali come il prezzo del petrolio che che continua a rimanere su livelli del tutto inconsueti, le evidenti difficoltà di alcuni mercati come quello giapponese (per fortuna in questi giorni le Borse cinesi sono chiuse per le festività), il riaffacciarsi della crisi della Grecia e dei suoi risvolti sociali, l’aumento dello spread ma, in particolare, le difficoltà evidenti in cui si dibattono le banche europee e americane, crea il panico soprattutto fra i piccoli risparmiatori.

Ed è principalmente su questi ultimi che incide emotivamente la crisi delle banche, soprattutto quando le difficoltà incombono non soltanto su quelle di casa nostra, come una opposizione politica poco attenta  vorrebbe far credere, ma anche sui maggiori istituti di credito europei, prima fra tutti la Deutsche Bank che a Francoforte ha registrato ieri un calo del 9,5 per cento.

Ma quello che stupisce non è soltanto l’insieme di tutti i fattori che ho citato ma, piuttosto, il silenzio con il quale essi vengono accolti dalle maggiori istituzioni politiche ed economiche europee.

Tanto prodighi di strigliate e di virtuose indignazioni quando si tratta di puntualizzare violazioni e di irrogare sanzioni anche pesanti agli stati membri, le stesse istituzioni difettano, di fronte allo sconcerto dei risparmiatori, di quello che dovrebbe essere un loro preciso dovere e cioè non soltanto di brandire l’accetta ma anche quello di interpretare, spiegare e svolgere, come la situazione attuale richiederebbe, un’attività di promozione della fiducia sulla possibilità (se non sulla certezza) che il momento negativo è superabile.

E’ ovvio che la volatilità e le speculazioni nel mercato borsistico sono sempre esistite e sempre esisteranno e che lo stress attuale dei mercati è alimentato da troppe variabili per essere giustificato soltanto a parole, ma è altrettanto ovvio che, se le turbolenze sui listini rientrano in queste variabili, non lo sono quelle che riguardano le maggiori banche di riferimento come lo è stata in tutti questi anni la più grande banca tedesca.

La mancanza di una vera politica europea si manifesta proprio in questi giorni con un silenzio (in particolare quello della Germania e della Francia, sedicenti stati “forti”) che ne conferma l’incapacità ad affrontare positivamente le reali difficoltà del momento e che certamente non è meno criticabile di quanto lo è, in non pochi casi, l’iperattività dei burocrati di Bruxelles.

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Articolo pubblicato il 10/02/2016