L' Isis, i " Foreign fighters" e l' Italia

Alcune considerazioni sul cosiddetto IS ( Islamic State)

Isis: un nome che incute paura. Questo stato di tensione permanente  è uno degli obiettivi del gruppo terroristico sanguinario capeggiato dal leader indiscusso Abu Bakr al- Baghdadi, il quale ha preso il nome da uno dei più fedeli seguaci di Maometto aggiungendo solo al-Baghdadi.

 

In effetti, la strategia mediatica molto sofisticata e ben organizzata di questo gruppo terroristico, che non si può definire Stato come vorrebbero leaders e adepti in quanto non viene riconosciuto da nessun altro Stato, ha avuto un discreto successo: oggi praticamente nessuno può dire di non avere mai sentito nominare l' Isis, che continua a seminare terrore nel mondo occidentale e in quello mediorientale.

 

Le minacce a molti Stati europei e agli USA compaiono giornalmente sui media, e gli strateghi del gruppo hanno aperto molti siti internet sui quali propugnano azioni di guerra di conquista e ogni sorta di atto terroristico in taluni Paesi, tra cui l' Italia, come quando è stata fatta vedere la loro bandiera nera sventolare sulla cupola di San Pietro, a simboleggiare la conquista di Roma.

 

Noi siamo stati definiti “ Crociati”,  cosa che può essere coerente con la loro mentalità falsamente teocratica ed integralista, ma che per noi occidentali è obsoleta ovviamente, non avendo più nulla a che fare con le spedizioni dei Crociati in Terra Santa per la conquista del Santo Sepolcro, avvenute ormai a partire da quasi mille anni fa.

 

Appare quindi molto bizzarro il fatto che molti giovani occidentali – chiamati “ Foreign fightes” - siano andati ad ingrossare le fila dell' Isis. Le spiegazioni di questo fenomeno inquietante sono essenzialmente la loro insoddisfazione per lo stato di decadenza occidentale ( privo di idealità, secondo loro, e volto alla mercificazione di ogni prodotto e idea, nonchè dell' immagine e dell' uso del corpo femminile), e l' orgoglio di partecipare ad uno Stato nascente come l' Isis, dove chi combatte diventa quasi un eroe e sicuramente avrebbe vantaggi nel fare parte della sua struttura statale .

 

D' altronde quale futuro riserva, per molti di loro,  l' attuale economia occidentale, troppo basata sulla precarietà, senza possibilità di avanzamento sociale ed economico nella maggior parte dei casi, e con prospettive di una pensione ridotta al minimo? Molti di essi quindi si convertono all' Islamismo, che rappresenta per loro un tipo di religione e di società integralista meno banalizzate rispetto a quella occidentale, e molto più  solida e  tradizionale per quanto riguarda le relazioni interpersonali e il credo, come se non fossero passati secoli dal Medioevo ( il ruolo della donna e la sua sottomissione all'uomo, la fede, la gerarchia sociale, etc.).

 

Naturalmente queste considerazioni sono molto soggettive e poco realistiche, tipiche di molti giovani che un tempo definivano la loro società ideale quale “ L' immaginazione al potere”. La loro sembra essere infatti  una fuga dai problemi della società moderna, piuttosto vigliaccamente, più che un' autentica volontà di creare un mondo scevro dai difetti occidentali, alcuni dei quali reali, purtroppo.

 

Invece di scomparire arruolandosi nella famosa Legione Straniera, come succedeva  in passato e in casi isolati anche oggi, molti di questi giovani vengono attratti dal fascino sinistro dell' Isis, macchiandosi di orrendi fatti di sangue. Ricordiamo le  vicende le quali hanno reso tristemente famoso  l' Isis, come  i tagliagole che hanno ucciso vittime innocenti, e i  molti terroristi che   hanno violentato donne e bambini delle città conquistate.

 

Un' idealità basata sul terrore non è più ammissibile in Occidente, a dimostrazione che la civiltà degli Stati moderni ha fatto enormi passi in avanti, affrancandosi - ma non completamente - dalle stragi compiute nel passato, come appunto nel caso delle Crociate.

 

Ora che si sono insediati nutriti contingenti dell' Isis sulle coste della Libia, a circa 300 Km da noi, dove il confine con l' Italia è rappresentato solo dal mare e facilmente attraversabile anche da scassatissimi barconi, le curiosità da soddisfare e qualche approfondimento sul cosiddetto Islamic State, o IS, sono quindi necessari.

 

 

Più nomi per definire uno Stato non riconosciuto
Partiamo innanzitutto dal nome. Isis sta per 
Islamic State of Iraq and al-Sham (Stato islamico dell'Iraq e Levante e grande Siria), il cui corrispettivo arabo è Daesh (o più precisamente Da'ish). C'è anche chi lo chiama Isil (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante) e chi usa la versione semplificata Is (Stato islamico). Tutti nomi che appaiono nel 2013, quando il suo leader, Al Baghdadi, decide che suona meglio di AQI (Al Qaeda in Iraq).

 

Spesso si accompagna alla parola Jihad che significa sforzo, lotta e da qui, attraverso varie interpretazioni, "lotta spirituale al fine di vivere nel migliore dei modi la fede islamica" e "Guerra santa".

 

L' organizzazione

In modo piramidale: Abu Bakr al-Baghdadi che si è autoproclamato "califfo", ha due vice, uno per Iraq, l'altro per la Siria. Più una serie di consulenti che rispondono direttamente a lui e sono responsabili delle funzioni di polizia e di punizione. I suoi vice hanno a loro volta altri vice territoriali che provengono dalle fila dell'esercito di Saddam Hussein.


A proposito di al-Baghdadi, sappiamo che ha 44 anni, ha studiato alla
Islamic University di Baghdad e ha fatto carriera in al-Qaeda. I suoi biografi segnalano che prima della guerra del Golfo, nel 2003, conduceva una vita tranquilla, tra famiglia e… campi di calcetto. Secondo il quotidiano inglese The Telegraph, era il leader della squadretta locale, e i compagni, intervistati in seguito, lo hanno definito il loro "Messi".

 

Califfato : il potere religioso e quello statale integrati
L'Isis si è autoproclamato califfato, ed erano almeno 90 anni che non sentivamo questa parola: l'ultimo califfato fu abolito nel 1924 da Mustafa Kemal Ataturk in Turchia. Da sedicente califfato avanza pretese di sovranità su 57 paesi. Follia? Fino a un certo punto: la proclamazione di un nuovo califfato sarebbe in realtà una chiamata alle armi a milioni di giovani sunniti, che vivono ai margini della società in tutto il mondo. La ragione è prettamente storica: i califfi erano i primi successori di Maometto.

In senso giuridico il califfo è il capo della comunità, e deve curare gli interessi temporali dell'Islam; in senso religioso, è garante ed esecutore della legge e detiene il supremo arbitrio in tutte le materie non strettamente determinate dalla legge.

 

Il finanziamento dell' Isis
L'Isis è uno dei gruppi terroristici più ricchi della storia: secondo gli esperti, soltanto dal petrolio nelle zone occupate ricaverebbe tra 1 e 2 milioni di dollari al giorno (tra i 25 mila e i 40 mila barili, secondo il New York Times, venduti sul mercvato nero del petrolio).

 

Altri soldi arriverebbero dai riscatti, dalle tasse imposte ai sudditi sotto forma di elemosina religiosa (zaqat) e dalla vendita di reperti archeologici, come quelli di Palmira.

 

Per procurarseli i miliziani non hanno esitato a torturare e uccidere l’ex direttore e custode delle rovine romane di Palmira, Khaled Asaad, 82 anni, 50 dei quali trascorsi a studiare e proteggere l'antica cultura di Palmira.

Prima dell’arrivo degli uomini del Califfato, l’eroico Asaad aveva collaborato all’evacuazione dei reperti conservati nel museo e aveva rifiutato di abbandonare la città.

 

L' uso della forza ( e della violenza personale)

I miliziani cominciano da subito a usare la forza bruta per imporre la propria visione dello stato islamico fondamentalista. La polizia religiosa (hisba), "che ordina il bene e proibisce il male", si assicura che i negozi chiudano durante le preghiere musulmane e che le donne coprano i capelli e il viso in pubblico.

 

Gli spazi pubblici vengono murati con recinzioni metalliche pesanti, sormontate con le bandiere nere dell'Isis. Chi viene accusato di disobbedienza alla legge è punito con esecuzioni pubbliche o amputazioni.

 

Secondo le Nazioni Unite i jihadisti hanno ucciso in modo atroce più di 30 uomini accusati di essere omosessuali, alcuni dei quali minorenni.

 
Antichi ma certe volte “ moderni”
Allo stesso tempo, l'ISIS mantiene mercati, panifici e distributori di benzina funzionanti. La cosa più incredibile è che c'è anche un servizio per la protezione del consumatore a Raqqa(Siria), con tanto di numero di telefono per i reclami.

 

Il “contributo” americano

Tra le armi nelle mani dei miliziani del sedicente califfato, secondo il New York Times, alcune sarebbero di provenienza americana con tanto di scritta “Property of U.S. Govt.”: M4 e M16 eredità dell'occupazione dell'Iraq ai tempi della seconda guerra del Golfo.

 

Anche in serial TV

Negli Usa l'Isis è già finito in una serie tv, dalla parte dei cattivi naturalmente: la seconda stagione di Tyrant ( in onda in Italia su Fox) mette in scena il califfato che invade uno staterello mediorientale e la resistenza dei suoi abitanti.

 

Gli italiani combattenti nell' Isis

Secondo Il ministero della difesa italiano, sono almeno 83 i foreign fighters italiani: uomini (soprattutto) e donne di nazionalità italiana che hanno deciso di combattere con l'Isis.

 

In Italia piani di attacco

Secondo La rivista Limes dal 2001 in Italia ci sono stati tredici tentativi e piani d'attacco, sei attacchi effettuati ma non riusciti (ovvero con nessuna vittima o danni collaterali minori) e un solo attentato effettuato ma solo parzialmente riuscito (con nessuna vittima ma con feriti), per un totale di venti episodi di stampo jihadista.

 

 

 

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Articolo pubblicato il 09/02/2016