Perché Regeni sarà presto dimenticato ?

il giovane friulano sarà sacrificato sull'altare dei buoni rapporti economici che legano Italia ed Egitto

Nelle successive 24 ore al ritrovamento del corpo del giovane italiano si sono subito susseguite le storie più strane, come sempre sono stati messi di mezzo i servizi segreti e così il giovane friulano si è ritrovato arruolato nell’AISE, il servizio italiano che ha sostituito l’ex SISDE.

Un generale egiziano ha subito dichiarato che il giovane era morto a causa di un incidente stradale, cosa che è apparsa subito inverosimile quasi al limite della burla.

Il giornale “il Manifesto” ha di colpo capito il valore di quel giovane che prima probabilmente aveva chiesto loro “per piacere mi fate scrivere sul vostro giornale gratuitamente ?” ed adesso ne fa una sua bandiera, un esempio di sciacallaggio che dovrebbe essere adottato nelle scuole di giornalismo come esempio negativo.

Sicuramente la questione del delitto Regeni è molto complicata e ci vorrebbe molto tempo ed un team investigativo che realmente voglia far luce sull’accaduto.

In realtà l’Italia è il primo partner europeo dell’Egitto per scambi economici, così come nel caso della Russia, smetteremo presto i panni degli idealisti e dei difensori della Giustizia, per piegarsi al Dio denaro che oramai tutto comanda. “Il Manifesto” lo ha fatto da subito pubblicando l’ultimo articolo di Regeni contro il volere dei familiari, ha subito monetizzato il suo attuale bancomat dimostrando che in Italia è rimasto ben poco di quello spirito dei carbonari e dei partigiani che sacrificavano tutto per un ideale. Ora l’unico ideale è quello del profitto, del monetizzare ora e subito.

Due anni fa ero a Maidan e facevo quello che faceva il povero ragazzo friulano, provavo a fare informazione in condizioni difficili sfidando un sistema dittatoriale e rischiando del mio. La fortuna ha voluto che ne uscissi indenne anche se ero quotidianamente seguito da uomini dei servizi di sicurezza dell’ex Presidente Yanukovich. La cosa di cui sono sicuro è che il piccolo quotidiano per cui scrivo non avrebbe mai speculato su una mia disgrazia, perché seppur piccoli qui tutti hanno una dignità ed una morale.

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Articolo pubblicato il 06/02/2016